La videointervista

 

Video girato da Vincenzo Cammarata, con la collaborazione di Maria Grazia Buletti.

 

Segue il programma del ciclo di conferenze.


Quando i reni smettono di funzionare

Medicina - Come l’emodialisi, la dialisi peritoneale permette di continuare a vivere sostituendo, in parte, la funzionalità renale
/ 05.03.2018
di Maria Grazia Buletti

«Quando il nefrologo mi ha comunicato che avrei dovuto sottopormi entro breve alla dialisi, in un primo momento mi è crollato il mondo addosso. Ero spaventato all’idea del futuro che mi attendeva...», Rüdiger S. ha 48 anni e soffre di un’insufficienza renale che lo ha condotto a doversi sottoporre a dialisi del sangue. 

«Quando la funzionalità renale scende al di sotto della soglia del 10 per cento, è necessario sottoporre la persona a dialisi di cui oggi disponiamo di due metodologie che proponiamo ai pazienti affinché possano scegliere quella che meglio farà al caso loro: l’emodialisi (vedi «Azione» no. 42 del 16 ottobre 2017) e la dialisi peritoneale, meno conosciuta ma che per contro presenta parecchi vantaggi», spiega il dottor Carlo Schönholzer, primario di nefrologia dell’Ospedale Regionale di Lugano. 

Ed è proprio della dialisi peritoneale (DP) che siamo tornati a parlare con il nefrologo e con una paziente, Elena (46 anni) che ha condiviso con noi la sua esperienza: «Quando mi sono ammalata ho dovuto sottopormi urgentemente all’emodialisi e, non appena le mie condizioni di salute si sono stabilizzate, i medici si sono adoperati per spiegarmi che esisteva un’alternativa all’emodialisi ed era la dialisi peritoneale che aveva la stessa funzione ma poteva essere praticata direttamente da me, a casa, la notte mentre dormo». Elena oggi si dice estremamente contenta di aver scelto di praticare la DP che comporta, fra i diversi vantaggi, quello di conservare una certa indipendenza e di poter continuare a lavorare e a studiare senza doversi recare tre volte alla settimana per mezza giornata in un centro di emodialisi. 

Cos’è esattamente la DP e come si pratica, ce lo spiega Schönholzer: «Ci basiamo sul fatto che la membrana che riveste la parete interna della cavità addominale (peritoneo) è estremamente porosa ed estesa (secondo l’altezza della persona può raggiungere la superficie di circa due metri quadri); la DP usa dunque il peritoneo come filtro dializzante naturale prodotto dall’organismo, per ripulire il sangue dalle scorie metaboliche e dall’acqua in eccesso. Attraverso un catetere impiantato precedentemente all’addome, viene introdotta nella cavità addominale una soluzione dializzante che, a contatto con la ricca rete di capillari sanguigni del peritoneo, raccoglie scorie e liquidi in eccesso presenti nel sangue. Lo scambio di sostanze si basa su semplici leggi fisiche, così come succede con l’infuso contenuto in una bustina di tè che passa nell’acqua. Dopo qualche ora la soluzione “satura” viene sostituita con una nuova». 

Molti, dicevamo, i vantaggi di questa dialisi troppo poco conosciuta, che però viene presentata e spiegata ai pazienti insieme all’emodialisi «affinché possano scegliere quale si addice di più alle proprie esigenze e al proprio stile di vita». Il vantaggio espresso anzitutto da Elena riguarda l’indipendenza che questo trattamento permette di avere rispetto all’emodialisi. «La DP mi permette di vivere la mia vita e ottemperare ai miei impegni senza costrizioni e senza assenze da scuola (io studio) e dal lavoro», afferma la nostra interlocutrice che ci racconta come la DP le permetta inoltre di andare in vacanza senza problemi e di non sentirsi una persona ammalata che dipende dal centro di emodialisi: «Basta portarmi appresso le sacche di liquido necessarie alle notti che passiamo fuori casa e tutto funziona molto bene; anche quando mio marito le aveva dimenticate, durante un viaggio in Francia, siamo andati all’ospedale vicino e ce le hanno fornite senza problemi».

L’indipendenza che la DP offre rispetto all’emodialisi viene vissuta dai pazienti come un guadagno di tempo e come una riconquista della propria autonomia. Schönholzer conferma che «la prosecuzione dell’attività professionale e di altre attività del tempo libero sono facilitate; vi sono minori limitazioni per quel che concerne la dieta e l’apporto di liquidi, nonché maggiore autonomia di gestione del trattamento. Tutti questi sono considerati parametri che aumentano la qualità della vita». Pensiamo anche agli sportivi che possono continuare a praticare sport come ginnastica, ballo, tennis, jogging, sci, equitazione e quant’altro: «Ci si può dedicare anche agli sport acquatici per i quali il catetere non rappresenta un impedimento: basta proteggerne il foro d’uscita nel modo appropriato che l’équipe dell’unità di DP provvederà a illustrare al paziente, insieme a tutti gli accorgimenti da adottare in questi casi». 

Il nefrologo parla pure della formazione che viene impartita al paziente e a eventuali suoi famigliari che possono aiutarlo a praticare la DP, come dell’eventuale aiuto che ricevono, sempre a domicilio, le persone troppo anziane per essere del tutto indipendenti: «Inoltre, il personale infermieristico è a disposizione 24 su 24 attraverso una linea telefonica diretta con il reparto di nefrologia, per ogni evenienza, e risponde a ogni domanda di questi nostri pazienti, casomai si trovassero in difficoltà». Questo permette di placare eventuali timori iniziali di pazienti e famigliari, come è successo a Hubert, marito di una signora di 62 anni che pratica la DP a domicilio: «Quando mia moglie si è ammalata e abbiamo considerato la possibilità di optare per la DP a domicilio, inizialmente temevo la grossa responsabilità che avrei avuto. Ora sono tre mesi che mia moglie esegue la DP a casa, mia moglie è completamente a suo agio, indipendente, e il cambio della sacca fa oramai parte della routine quotidiana». 

Un metodo conveniente anche per gli anziani, afferma il medico che conferma pure come la presenza di liquido nell’addome non provoca senso di disagio: «All’inizio della terapia si può avvertire una leggera sensazione di “pancia piena”, che tuttavia si smorza in poco tempo. Un adulto può tenere da 2 a 2,5 litri di liquido nell’addome senza avvertire disagio». Due sono le tecniche di DP: «Quella continua con 4 scambi di liquido distribuiti durante la giornata (richiede 4 momenti al giorno di circa 30 minuti), e quella peritoneale automatizzata (con una macchina, cycler) che durante la notte fa entrare e uscire automaticamente il liquido dializzato nella cavità peritoneale». Ciascuno sceglie quella che meglio gli si confà. Questo, insieme all’indipendenza dal centro di emodialisi e al sentirsi «meno ammalati», è il vantaggio più grande che questo tipo di dialisi può offrire a chi la sceglie per sé.