Integrazione. Una di quelle parole di cui ci si riempie spesso la bocca (amaramente: negli ultimi tempi sempre di meno). Ma cosa significa, in concreto? Una volta che ho sfamato la bocca di chi ha bussato alla mia porta per svariate ragioni, una volta che gli ho messo un tetto sopra la testa e gli ho spiegato che tante cose che nel suo Paese sono ritenute buone e giuste qui non sono viste di buon occhio, ho raggiunto lo scopo? La persona si sentirà a suo agio, non diciamo a casa propria ché le utopie le abbiamo stipate nel cassetto da un po’, ma almeno in casa di un ospite in cui ci si sente bene? Tocca spolverare il vecchio libro di psicologia generale e tornare alla piramide di Maslow: dopo i bisogni primari (nutrirsi, proteggersi dai pericoli esterni, ecc), che stanno alla base, arrivano altre, meno urgenti ma non per questo meno importanti, necessità, ovvero l’appartenenza, la stima e l’autorealizzazione.
A questi principi è ispirato il programma di promozione contakt-citoyenneté, creato nel 2012 da Percento culturale Migros, che ha ideato e promosso l’iniziativa insieme alla Commissione federale della migrazione. Lo scopo? «Coinvolgere i cittadini nell’ambito dell’integrazione della popolazione migrante, in modo da andare nella direzione di una società aperta e innovativa, fondata sulla convivialità e la reciprocità». Sono parole di Luzia Kurmann, responsabile del progetto per il Percento culturale Migros, la quale aggiunge che «l’integrazione non si ottiene solo proponendo corsi di lingua e fornendo nozioni teoriche. Affinché uno straniero si integri, occorre che pratichi la nuova lingua, incontri le persone, si senta invitato a partecipare agli appuntamenti quotidiani offerti dalla società». La responsabile riconosce nella popolazione indigena un tassello fondamentale ai fini dell’integrazione, sottolineando che «è importante che le due parti facciano uno sforzo per venirsi incontro»; non solo loro, quindi, ma anche noi.
In cosa consiste contakt-citoyenneté? Si tratta di un concorso aperto ai progetti che promuovono l’integrazione su territorio elvetico; quest’anno in Ticino sono stati premiati sei progetti (su un totale di 56 in tutta la Svizzera) e possono avvalersi per la prima volta di un’antenna locale coordinata da Marcello Martinoni. Per esempio c’è il progetto Parlami di te ideato da Marialaura Holecz-Calastri, presidentessa dell’associazione Hayat, che promuove l’accoglienza di famiglie siriane in Ticino.
Attraverso i contatti dell’associazione e in collaborazione con la fondazione Azione Posti Liberi che ha come referente Laura Francioli, si organizzano incontri fra gli studenti delle scuole medie, superiori e universitarie del cantone e loro coetanei che hanno vissuto personalmente la tragica esperienza della traversata del Mediterraneo, della fuga da una realtà divenuta orribile a causa della guerra o insostenibile a causa di condizioni socio-economiche tremende, dell’approdo in una realtà nuova, sconosciuta e a volte ostile. «Attraverso questi incontri otteniamo un grande impatto sui giovani che vivono qui – spiega l’ideatrice – un effetto molto più immediato e potente di quello che si sarebbe ottenuto tramite la lettura di un articolo di giornale. Anche perché spesso i ragazzi non leggono».
La forza di questi progetti è proprio questo: promuovere l’incontro e l’avvicinamento. «Lo scopo di contakt-citoyenneté è soprattutto quello di favorire l’impegno della società civile – sottolinea Martinoni. «L’accoglienza del migrante viene normalmente realizzata attraverso enti e istituti che si occupano di aspetti primari. Per capirci potremmo fare l’esempio dell’assistenza: ti occupi di far sì che la gente abbia un tetto, si nutra, riceva le cure mediche. Ma tutto quello che sta attorno, come le relazioni intime, le amicizie, che sono altrettanto importanti, difficilmente lo crei lì. Contakt lavora con la società attiva e l’obiettivo è proprio quello di far capire l’importanza dell’impegno individuale».
Non è il lavoro di volontariato, quindi, a ricevere finanziamenti e sostegno economico; lo scopo è proprio quello di promuoverlo, di farlo crescere come pratica gratuita di un’integrazione che funziona solo quando ambo le parti muovono dei passi in direzione dell’altro. «Nel caso del progetto Fuori dai banchi (dove donne locali organizzano attività per donne immigrate per promuovere la loro partecipazione alla vita sociale, ndr) o di Incontriamoci in cucina – continua Martinoni – non diamo una retribuzione agli organizzatori o alle organizzatrici, che sono volontari. Quello che facciamo è assicurare i mezzi finanziari per poter aprire l’attività e dare un sostegno se ci sono spese straordinarie». Un esempio: si vuole organizzare una gita a Milano con il bus? Ecco, il costo del mezzo di trasporto e magari del pranzo verrà fornito da contakt-citoyenneté.
Ma se dicevamo inizialmente che non di solo pane vive l’uomo, questo vale anche per il programma: non si tratta solo del non di certo secondario aspetto monetario, perché lo scopo è anche quello di supportare da un punto di vista logistico e metodologico i gruppi che hanno vinto il concorso. «Gestire i rapporti con le istituzioni, con i media, non è sempre semplice, a volte serve un aiuto – continua Martinoni – Ecco, noi siamo un punto di riferimento a loro disposizione».
Il volontariato è un’aspirazione alta e nobilissima, ma spesso si scontra con la dura realtà: le culture accolte spesso sono lontane anni luce dalla nostra e non di rado ci si potrebbe trovar confrontati con tabù, zone d’ombra non semplici da gestire. «Come reagire di fronte alla confessione di una donna che ritiene giusto essere malmenata dal proprio marito? Denunciare, non denunciare? Ai volontari spesso serve una mano e noi siamo qui per questo», aggiunge Martinoni, segnalando anche un appuntamento importante che esula da contakt ma che può servire a tutti coloro che operano o vogliono operare in questo senso: un incontro di formazione su mandato della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie (DASF) e in collaborazione con Croce Rossa svizzera Sezione del Sottoceneri e SOS Ticino, che avrà luogo domani, martedì 11 ottobre, presso Spazio aperto a Bellinzona (contatti: info@volontariato-sociale.ch).
Infine, qual è l’impatto di contakt-citoyenneté sulla società? «Importante, almeno guardando i numeri dei volontari coinvolti, – conclude Luzia Kurmann – si pensi che nel corso delle prime due edizioni sono state coinvolte direttamente cinquemila persone. Ma se ampliamo l’orizzonte, hanno ruotato attorno ai vari progetti circa 18 mila persone». Per l’edizione attuale, i promotori pensano che le cifre saranno anche più alte.