La situazione attuale legata al Coronavirus e alle sue conseguenze («complicate» per usare un eufemismo, a tratti nefaste per dirla con onestà), ci obbliga a continuare a tenere alta la guardia. I dati osservazionali che si raccolgono sul Covid-19, e i relativi studi che necessitano di verifiche continue per portare a evidenze scientifiche, sono tuttora in corso. Ad oggi, non sappiamo ancora la durata nel tempo dell’eventuale immunizzazione prodotta dagli anticorpi di chi è entrato in contatto con la malattia, nemmeno disponiamo di farmaci specifici per curarci e neppure (per ora) di vaccini per prevenire di ammalarci.
Abbiamo però qualche consapevolezza: con questo virus dobbiamo continuare a convivere almeno finché non si scopriranno e non si comprenderà quali saranno i farmaci per la cura più efficace. Naturalmente, finché non si riesce a mettere a punto un vaccino, non potremo procedere con il relativo programma vaccinale. Queste riflessioni ci riportano al delicato e talvolta controverso discorso delle vaccinazioni, sul loro impatto sanitario e sulle persone vaccino-scettiche, chiedendoci come ci si pone ora, nel momento in cui siamo confrontati con un virus così pandemico.
A proposito della sensibilità popolare riguardo ai vaccini, ricordiamo l’incontro che lo scorso anno abbiamo avuto con il medico responsabile del centro pediatrico Clinique des Grangettes Hirslanden, il pediatra Alessandro Diana, che si dedica alla comunicazione con i vaccino-esitanti. A dicembre («Azione 50» del 9.12.2019 - https://www.azione.ch/societa/dettaglio/articolo/le-esitazioni-una-barriera-anti-vaccino-1.html ) egli affermava: «Credo siamo giunti al punto che i vaccini siano vittime del proprio successo: è certo che se c’è ancora una generazione che si ricorda delle malattie infettive debellate dalle vaccinazioni e dei loro effetti spesso devastanti, così non è per i nostri figli e i bambini che sono arrivati dopo e non hanno visto né vissuto la poliomielite, la difterite e il tetano, ad esempio». I dati statistici sul morbillo lo confermano: «Malgrado la disponibilità dei vaccini per proteggersi contro il morbillo, da gennaio 2018 a giugno 2019, l’OMS contava in Europa circa 170mila casi di morbillo e più di 100 decessi ad essi legati, due dei quali in Svizzera». Perciò l’OMS nel 2019 ha dichiarato che la vaccino-esitazione è una delle dieci prime minacce alla salute mondiale.
I vaccini sono il pilastro della medicina preventiva: «Ogni anno salvano 2,5 milioni di persone ed evitano tante complicazioni; dopo la potabilizzazione dell’acqua, la vaccinazione è l’intervento di salute pubblica che ha salvato più vite». Senza puntare il dito su nessuno, oggi possiamo dire che le parole pronunciate a dicembre dal dottor Diana furono profetiche quando, riferendosi alla perduta memoria storica, disse: «Dobbiamo comprendere che è molto difficile doversi vaccinare da una malattia della quale non abbiamo visto né percepito la minaccia».
Sempre in tema generale di vaccinazioni, anche la pediatra ticinese Patrizia Tessiatore da noi oggi interpellata sostiene l’importanza della corretta informazione che genera una solida base di fiducia reciproca, preludio a scelte vantaggiose per la salute: «Le mie spiegazioni ai genitori si basano su evidenze scientifiche; conta che la scelta vaccinale sia consapevole e condivisa. Quindi, a chi mi chiede cosa penso dei vaccini rispondo semplicemente che io, la mia famiglia e il mio personale siamo vaccinati. Così facendo non ho mai avuto occasione di scontrarmi con genitori vaccino-scettici».
Contestualizzando il discorso vaccinale sul Covid-19, risulta palese che la sfida della ricerca sta nel riuscire ad avere a disposizione al più presto un vaccino, e a questo proposito la dottoressa racconta che, in questo momento difficile, le famiglie si dimostrano collaboranti e attente alle nuove norme in studio che permettono la presa a carico dei pazienti: «Al mattino accogliamo i bambini sani ed effettuiamo le vaccinazioni correnti (che non vanno rimandate, nemmeno in corso di epidemia!); il pomeriggio affrontiamo i casi urgenti, evitando così ogni possibile occasione di contagio. Dal nostro studio medico per ora sono scomparsi libri e giochi che tanto piacciono ai bambini, ma si tratta, come sappiamo, di una misura provvisoria: ben presto torneremo a giocare insieme. Inoltre, non mi succede che arrivino pazienti con la richiesta esplicita di “tampone per Coronavirus”: i genitori prendono innanzitutto contatto telefonico con noi, ci raccontano i sintomi del loro bambino e si ragiona insieme passo dopo passo sul da farsi». Non si discute esclusivamente di vaccini perché il Covid-19 genera pure una situazione nuova e particolare: «Dal momento in cui siamo stati confrontati con la fase “acuta” di diffusione della malattia, e d’ora in avanti, è necessario che di pari passo noi pediatri riflettiamo su come far fronte ai bisogni psicologici emergenti di bambini e famiglie: la malattia, il lutto e l’isolamento sociale protratto faranno purtroppo emergere nuove fragilità. Insomma: “aver cura” e non soltanto “curare”». Certo, anche con lei torniamo sul tema della scoperta di un vaccino che alleggerirebbe tutto quanto.
È infine inevitabile chiedere al dottor Alessandro Diana se, alla luce degli eventi legati al Coronavirus, qualcosa è cambiato nei vaccino-esitanti: «Pensavo proprio a uno studio nel quale chiederei ai vaccino-scettici: se un vaccino Covid-19 fosse disponibile a breve (per ottobre) lo accettereste?». Domanda che meriterebbe una risposta onesta. Qualche reazione ce l’ha potuta già riferire: «Comunque sia, in queste ultime due settimane ho avuto modo di incontrare due mamme vaccino-scettiche: una aveva rifiutato tutti i vaccini per suo figlio di otto anni, l’altra ha rifiutato solo il MOR (morbillo-orecchioni-rosolia). La prima mamma ha risposto di no, che non lo vaccinerebbe perché i bambini non sono a rischio, ma non esclude che lo accetterebbe per se stessa, per suo marito e per la mamma anziana di 82 anni. L’altra mamma ha risposto: “Credo di sì, farei vaccinare mio figlio”».
Informazione
La prima parte dell’articolo è uscita su «Azione» no. 18 del 27 aprile 2020 ( https://www.azione.ch/societa/dettaglio/articolo/a-quando-un-vaccino.html ),
la seconda parte, sul no. 19 del 4 maggio 2020 ( https://www.azione.ch/societa/dettaglio/articolo/bambini-si-no-pero.html ).
Prima e dopo il virus
Covid-19 - Vaccini La situazione attuale legata al coronavirus chiede riflessioni sull’immunizzazione – 3. parte
/ 18.05.2020
di Maria Grazia Buletti
di Maria Grazia Buletti