«Sono bambini, sono migranti, non sono accompagnati». L’associazione Franca di Arbedo ha deciso di portare all’attenzione della società con un progetto innovativo questa condizione di tripla vulnerabilità in cui si trovano diversi minorenni che approdano in Svizzera dopo aver lasciato il loro Paese per sfuggire alla guerra, alla miseria, alla mancanza di una speranza per il futuro. Le autorità devono per legge assicurare loro un’accoglienza rispettosa della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, le associazioni si prodigano per migliorare ulteriormente la loro situazione, ma è necessario risvegliare la sensibilità della popolazione tutta, affinché una realtà ancora poco conosciuta diventi visibile e parte di un processo di inclusione. L’associazione persegue questo scopo in occasione dei dieci anni di attività attraverso la storia di Amani – un’adolescente eritrea il cui nome significa speranza – protagonista di un podcast in dieci episodi. La sua realizzazione è frutto delle competenze narrative e creative dell’associazione Nucleo Meccanico. Completano il progetto altrettante interviste ad esperti sulla tematica dei minorenni non accompagnati (MNA) e schede infografiche di approfondimento. «Sono innanzitutto bambini e poi migranti». Francesco Lombardo, presidente dell’associazione Franca, non si stanca di ripeterlo durante l’intervista ad «Azione». I minori non accompagnati sono per lo più adolescenti di 16-17 anni e la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo – approvata dall’Assemblea generale dalle Nazioni Unite nel 1989 e ratificata dalla Svizzera nel 1997 – lo ricorda bene nel suo primo articolo che fa rientrare in questa categoria tutte le persone con un’età compresa fra 0 e 18 anni. «Il fenomeno migratorio tende a polarizzare il dibattito – prosegue il presidente Lombardo – mentre il nostro progetto va oltre, concentrandosi sull’esperienza di vita dei suoi protagonisti. Questi ultimi per certi versi non sono completamente soli. Sono accompagnati dai sogni tipici della loro età: l’amore e la speranza di una vita migliore».
Formato e contenuto del podcast portano la firma di Monica De Benedictis e Flavio Stroppini, fondatori di Nucleo Meccanico. L’associazione Franca da parte sua ha collaborato intensamente con gli autori offrendo testimonianze dirette, consulenza e supervisione, riferimenti bibliografici o ancora scegliendo di prestare attenzione alla differenza di genere optando per una ragazza nel ruolo di protagonista. Senza svelare il percorso personale di Amani, possono essere evidenziati punti forti quali l’indifferenza generale della gente, le paure e le avversità che hanno segnato il «viaggio della speranza» della giovane eritrea condizionando la sua percezione del presente, le forme di integrazione, il ruolo dell’educatore al quale è affidata.
I dieci radiodrammi sono ascoltabili sul sito dell’associazione Franca (www.associazionefranca.ch), così come le interviste ad affermati professionisti vicini alla tematica della migrazione. Fra questi il vicepresidente del Comitato ONU per i diritti dell’infanzia Philip Jaffé e don Giusto Della Valle, parroco di Rebbio con un ruolo di primo piano nell’emergenza migranti registrata a Como nel 2016. «Il materiale che abbiamo realizzato – precisa Francesco Lombardo – è destinato, da un lato, agli adulti interessati a capire la complessità delle procedure e la sorte dei minorenni non accompagnati una volta entrati sul nostro territorio, dall’altro a un lavoro didattico in ogni ordine di scuola a partire dal secondo biennio di scuola media. Come associazione siamo già presenti nel settore scolastico con altre iniziative e tematiche, ma riteniamo questo progetto opportuno ed emergente, quindi di particolare importanza per sensibilizzare le giovani generazioni». Il formato – in parte dettato dalle limitazioni imposte dalla pandemia – rispecchia il trend attuale riguardo ai mezzi utilizzati per informarsi, soprattutto da parte dei giovani.
Sostenuto dal Dipartimento della sanità e della socialità e dal Dipartimento delle istituzioni, il progetto Amani rappresenta un contributo concreto per riaffermare che i minorenni che arrivano in Svizzera soli, lontani dalle loro famiglie, senza permessi e senza protezione, devono essere considerati prima di tutto «bambini» ai sensi della Convenzione ONU. Francesco Lombardo: «Come tali devono beneficiare di tutti i diritti e di tutte le garanzie previste nelle leggi. Sembra ovvio, ma durante la lavorazione ci siamo resi conto che, in Svizzera come in Europa, confusione, mancanza di strutture e mezzi, insufficienza di personale adeguato e mancanza di coordinazione transnazionale sono pure una realtà. La presa a carico offerta nel nostro Paese, pur essendo di qualità, è sicuramente migliorabile, come sottolinea regolarmente il Comitato ONU per i diritti dei bambini. Esso ha il compito di esaminare con spirito costruttivo i progressi compiuti dagli Stati che hanno ratificato la Convenzione nell’attuare i diritti dei minori segnalando i margini di miglioramento».
Non va infatti mai dimenticato che «il bambino è una persona competente e soggetto di diritto». Con questa frase l’associazione Franca riassume il suo impegno a favore dell’infanzia (e delle famiglie) con l’obiettivo di rafforzare le competenze personali e sociali dei bambini. Si concentra in particolare sui concetti di promozione e partecipazione, sanciti dalla Convenzione ONU, attraverso attività didattiche e di animazione (come la colonia diurna attualmente in corso), rivolgendosi anche agli adulti tramite incontri pubblici e formazioni mirate. L’associazione è stata fondata su iniziativa del suo presidente Francesco Lombardo per ricordare la sorella Franca, prematuramente scomparsa nel 2007 e come lui impegnata socialmente a favore del rispetto dei diritti del bambino. Il nome richiama però anche la volontà di esprimersi liberamente e con franchezza, come pure di favorire un approccio di genere. Nella persona del presidente sono riunite, oltre all’impegno sociale, qualificate competenze professionali. Già docente di sostegno pedagogico, nel 2010 ha ottenuto un advanced master in diritti del bambino nella Svizzera romanda. Oltre alla lunga esperienza sul campo con ragazze e ragazzi in difficoltà, ha seguito per conto dell’organizzazione «Terre des hommes» progetti all’estero in Paesi come Togo, India ed Ecuador.
Con il progetto Amani l’associazione richiama il dovere di permettere a tutte le bambine e i bambini, anche a coloro che si trovano nella condizione di migranti non accompagnati, di poter esercitare sempre i loro diritti e di beneficiare delle misure di protezione a loro destinate. Lo fa raccontando una storia ricca di sentimenti ed emozioni diffusa attraverso un mezzo di comunicazione che rispecchia le nuove abitudini della società. Società chiamata a posare lo sguardo su situazioni complesse affinché prevalga il diritto umanitario prima di ogni altra considerazione.