Preziose risorse morali

Inadatti al futuro – A colloquio con il filosofo Julian Savulescu, ospite alla SUPSI con una lectio magistralis
/ 24.05.2021
di Simona Sala

Julian Savulescu deve una parte importante del suo successo nel campo della filosofia e dell’etica alla pubblicazione, nel 2012, di Unfit for the Future, The Need for Moral Enhancement (Inadatti al futuro: la necessità di un miglioramento della morale). Nel libro, che fece molto discutere, Savulescu –filosofo e bioeticista, direttore del centro Uehiro di etica pratica all’università di Oxford – insieme al co-autore Ingmar Persson cercava di trovare nel rafforzamento della morale di cittadine e cittadini le risposte necessarie per affrontare due grandi e difficili temi del nostro tempo: la minaccia ambientale globale e le armi di distruzione di massa, potenzialmente in grado di cancellare parte del pianeta (ad esempio se un ipotetico giorno dovesse scoppiare un conflitto legato al venir meno di risorse per tutti). Secondo la tesi del libro, la morale invocata avrebbe conseguenze positive, tra cui un aumento dell’altruismo e dell’idea di coesione e, quindi un miglioramento generalizzato della società.

Pur non avendo mai davvero voluto affrontare con una visione condivisa e cooperativa le problematiche individuate da Savulescu e Persson, il pianeta si è trovato davanti l’immensa sfida della pandemia, che è riuscita, in poche settimane, a stravolgere le nostre vite. Quali sono le conseguenze e cosa è cambiato davvero? Lo abbiamo chiesto direttamente a Savulescu in vista della Lectio magistralis organizzata all’interno del corso di master in scienze infermieristiche – organizzata dall’eticista ticinese Tiziana Defilippis – che terrà alla SUPSI oggi martedì 25 maggio in streaming (vedi sotto).

Professor Savulescu, in Unfit for the Future si evidenza una serie di criticità riguardanti la morale comune e di cui si auspica un cambiamento. Ciò non sembra essere avvenuto prima della pandemia, ma ora che cosa succederà?
Credo che non succederà niente, sono abbastanza pessimista; la pandemia ha messo in luce il fatto che abbiamo bisogno di una gestione urgente della crisi della morale umana. Dobbiamo decidere quale tipo di insieme di valori vorremmo in futuro. Da quando l’importanza della religione in molti paesi è venuta meno e hanno cominciato ad avere il sopravvento il post-modernismo e le politiche identitarie, c’è un senso sempre più ridotto dei valori comunitari, che vanno recuperati.

Chi definisce quale sia la morale giusta e condivisibile da tutti?
Questa è una delle più grandi sfide della nostra società. È necessario cominciare a trasmettere dei valori ai nostri figli, stabilendo quali livelli di sacrificio e cooperazione ci possiamo aspettare. Non si pensa a sacrifici come quelli fatti durante la guerra, ma a un minimo di moralità, di altruismo, cooperazione, tolleranza ed empatia… Purtroppo queste sono cose che a scuola non vengono insegnate, così come non ci si occupa della psicologia delle persone. Eppure è più necessario che mai sviluppare la nostra etica, cominciando a vederci come «animali etici» e, in quanto tali, imperfetti: intorno a questa realtà dobbiamo creare e plasmare le nostre politiche, le nostre leggi e la nostra educazione.

La pandemia ci ha messo davanti alla scarsità di risorse nel sistema sanitario e alla possibilità dell’introduzione di triage.
Siamo stati obbligati a prendere delle decisioni, a chiederci se fosse giusto dare delle priorità, e ora secondo me urge una discussione al termine della quale dovremo fare delle scelte: in fondo è di questo che si occupa l’etica.

La pandemia ci ha portato delle limitazioni delle libertà individuali: come è giustificabile eticamente?
Mio padre era rumeno e scappò dalla Romania dopo la Seconda guerra mondiale poiché si rifiutò di diventare comunista. Da avvocato divenne operaio di fabbrica. Era povero, ma mi ripeteva di scegliere sempre la libertà. Io dunque sono un libertario di nascita, e credo che la libertà sia uno dei valori più importanti. A volte però bisogna rinunciare a una parte della libertà oggi per avere più libertà in futuro. In generale sono favorevole alle riduzioni della libertà se, come vuole l’etica, c’è un equilibrio dei valori coinvolti.

Cosa pensa delle limitazioni per chi non si vuole vaccinare?
Nel momento in cui si diventa un rischio per le altre persone è giusto si subiscano delle restrizioni. Faccio un esempio: se vado all’aeroporto e la sicurezza crede che io abbia un’arma, ha il diritto di impedirmi di salire sull’aeroplano. Con il virus è la stessa cosa, poiché trasportare un virus letale è come portare con sé un’arma.

Lei è molto sensibile anche verso i temi ambientali. L’impressione oggi è che questa pandemia abbia distolto l’attenzione dall’urgenza della crisi ambientale.
È molto difficile mantenere alta l’attenzione parlando del cambiamento climatico, anche perché ci si riferisce a un periodo che sarà tra cinquant’anni e che coinvolge tutte le nazioni del mondo, mentre la pandemia è qui davanti ai nostri occhi. Il cambiamento climatico è un problema complesso per noi, poiché non possiamo proiettarci in un’epoca così lontana. Inoltre, una volta fuori dalla pandemia ci sarà molta gente con la vita rovinata e senza lavoro, e ci si concentrerà su questo, e non sui problemi ambientali.

Per concludere, lei personalmente non sembra particolarmente ottimista.
Ho 57 anni, e se un tempo ero molto ottimista riguardo alla scienza e alle possibilità del progresso, oggi non lo sono più, ma forse ciò è dovuto all’invecchiamento. Io faccio semplicemente il mio lavoro, ossia scrivere, fare ricerca e tenere conferenze, mi concentro cioè sulle piccole cose che posso ottenere.

Informazioni
Inadatti al futuro?, Conferenza gratuita (via zoom) del Prof. Julian Savulescu; ma 25 maggio 2021, 13.15-16.30. Per info e iscrizioni: 058 8666401. deass.sanita(at)supsi.ch