«Mio fratello ha avuto un grave incidente, con la moto. – ci racconta un amico – Ha battuto la testa, ha perso conoscenza e si è procurato un ematoma cerebrale: per più di tre mesi è rimasto in stato comatoso, incapace di intendere e di volere. Ci siamo trovati di fronte a un problema grave e serio. Chi paga le sue fatture, chi gestisce le assicurazioni, la cassa malati e tutte le molte faccende di tipo economico che bisogna risolvere anche se una persona è ricoverata in cure intense. Mi sono rivolto a una mia amica che lavora in Pretura per farmi aiutare e mi ha spiegato che dovevo diventare il curatore di mio fratello. Solo assumendo questo ruolo, riconosciuto dalla legge, dal Codice Civile, avrei potuto gestire gli affari correnti di mio fratello. Bisogna presentare un curriculum, l’estratto del casellario, una dichiarazione dell’ufficio esecuzioni e fallimenti. E, naturalmente, è necessario un certificato medico che attesti l’invalidità di mio fratello. Finora non è ancora chiaro se riuscirà e quando a guarire completamente. È ancora in fase riabilitativa, non si orienta nel tempo e non è ancora in grado di recuperare piena coscienza. Io resto curatore finché mio fratello non riprende completamente le sue facoltà».
Questa è una storia come altre. Riguarda un quarantenne che certo non immaginava di essere confrontato con un simile destino. Eppure può succedere. Per evitare di creare difficoltà a congiunti o ad amici, ognuno può premunirsi contro la malasorte, redigendo un mandato precauzionale e predisponendo le direttive del paziente. Sono strumenti utili, ma poco noti. Si parla spesso, in famiglia o con gli amici, di disgrazie, di malattie e di morti, ma non sempre si è pronti ad affrontare eventi drammatici, forse perché si immagina che siano cose che possano capitare solo agli altri.
Dal 2013 è entrata in vigore una modifica del Codice civile svizzero che offre una migliore possibilità di autodeterminazione al cittadino, in caso di perdita della capacità di discernimento, grazie al mandato precauzionale e alle direttive anticipate.
«Il mandato precauzionale (artt. 360-369 CCS) – ci spiega Dario Leo, segretario dell’Autorità regionale di protezione (ARP) di Mendrisio – è un istituto giuridico preventivo che permette a una persona capace di discernimento, il mandante, di incaricare una persona fisica o giuridica, il mandatario, di rappresentarla se dovesse perdere la capacità di discernimento. Il mandante determina i compiti da affidare al mandatario che potrà agire in ambito personale, patrimoniale, amministrativo, giuridico. Il mandato deve essere redatto in forma olografa o per atto pubblico e può essere depositato presso l’Ufficio dello stato civile. Entra in vigore al momento della perdita della capacità di discernimento e può essere completato, revocato o sostituito dal mandante in qualsiasi momento».
Nel Canton Ticino, la competenza di attivare queste misure spetta alle Autorità regionali di protezione, che agiscono nel rispetto del Codice civile svizzero e, per quanto possibile, «conservano e promuovono l’autodeterminazione dell’interessato». In assenza di un mandato precauzionale, l’ARP assegna un curatore alla vittima, altrimenti ha il compito di valutare e controllare.
«L’Autorità di protezione – precisa Dario Leo – interviene per verificare se la forma e il contenuto del mandato sono conformi alla legge e se il mandatario è in grado di assolvere i compiti ricevuti. Gli effetti del mandato precauzionale decadono ovviamente se il mandante recupera la sua facoltà di intendere e di volere. Il mandato precauzionale risponde a uno dei principi fondamentali del nuovo diritto di protezione, entrato in vigore il 1° di gennaio 2013, è cioè l’autodeterminazione delle persone. Infatti, se il mandato risponde ai requisiti legali, prevale sull’istituzione di un’eventuale curatela che, in caso di perdita della capacità di intendere e di volere, lo stato dovrebbe istituire, nominando un curatore, che sovente non ha nessun legame né di amicizia né di parentela né di fiducia con la persona interessata».
Il mandato precauzionale è ancora troppo poco utilizzato: un recente sondaggio, promosso da Pro Senectute rivela che in Svizzera solo una persona su dieci lo ha redatto. Solo il 12% degli intervistati ha sottoscritto il documento. «In effetti il mandato precauzionale è ancora poco diffuso e conosciuto – ci dice Dario Leo. – La scarsa informazione riguardante questo importante strumento giuridico credo possa essere una delle cause della sua limitata diffusione. Inoltre il mandato precauzionale, come pure le direttive anticipate del paziente, implicano giocoforza la necessità di ipotizzare che un giorno potremmo non essere più in grado di intendere e di volere e dunque saremo incapaci di tutelare i nostri interessi e di provvedere alle necessità della vita quotidiana. Questa ipotesi senza dubbio ci spaventa e dunque tendiamo a non pensarci. Il benessere e le migliori cure mediche hanno però allungato di molto la speranza di vita. Questo dovrebbe portarci a riflettere e indurci a prevedere con anticipo le conseguenze di una limitata capacità di occuparci delle nostre questioni personali nel corso della terza e della quarta età».
Le «direttive del paziente», sono l’importante documento che permette a ciascuno di definire a quali trattamenti medici e di cura voglia essere sottoposto, nel caso in cui una malattia o un infortunio lo rendesse incapace di discernimento. «Le direttive – precisa il segretario dell’ARP Mendrisio – permettono infatti a una persona capace di discernimento di pronunciarsi in merito a cure mediche alle quali vuole essere sottoposta in caso di perdita della capacità di intendere e di volere. È possibile anche designare un rappresentante terapeutico che rappresenterà la persona incapace di discernimento presso i medici che si occupano della sua salute».
Accanto alle ARP ha un ruolo significativo Pro Senectute, organizzazione centenaria che promuove e difende gli interessi degli anziani, ma non solo. Fra le sue innumerevoli proposte c’è anche il «Docupass», il dossier previdenziale. «Gli obiettivi del documento, – ci dice Paolo Nodari, responsabile del servizio sociale di Pro Senectute – sono di promuovere l’informazione in merito alle misure precauzionali personali e aiutare le persone a “mettere su carta” i propri desideri, esigenze e disposizioni in relazione a precise situazioni della vita, nel caso in cui si dovesse perdere la capacità di discernimento». Il Docupass è uno strumento completo per affrontare le disgrazie e per prepararsi in caso di decesso. Comprende infatti: un opuscolo informativo, le direttive del paziente, il mandato precauzionale, le disposizioni in caso di morte, il testamento, la tessera previdenziale personale. Pro Senectute si chiede a quale età bisogna essere previdenti: «non c’è un’età o una fase “giusta” per agire con previdenza. È comunque meglio farlo con il massimo anticipo». Il sito dell’organizzazione offre tutte le informazioni necessarie e gli sportelli garantiscono la consulenza. (www.prosenectute.ch).
«Il recente sondaggio conferma quanto già osservato negli ultimi anni, – precisa Nodari – ovvero la minore conoscenza e compilazione di documenti previdenziali personali in Ticino e Romandia rispetto alla Svizzera tedesca. Ciò è probabilmente da ricondurre a importanti differenze sociali e culturali. Sulle direttive anticipate rileviamo tuttavia un incoraggiante aumento di richieste di informazioni, siano esse fornite nell’ambito della consulenza sociale individuale o in occasioni di eventi pubblici. Il messaggio che vogliamo esprimere è che, attraverso le direttive anticipate, non esercitiamo solo un diritto all’autodeterminazione, ma forniamo un sostegno fondamentale ai nostri cari nel momento in cui sono chiamati a prendere decisioni difficili. Sono convinto che argomenti come la malattia, le cure mediche, la perdita di autonomia, l’agonia e la morte si affrontino oggi con maggiore apertura e serenità rispetto al passato. Ciò anche grazie al citato cambiamento legislativo e alle tante iniziative finalizzate a promuovere informazione e sensibilizzazione».