«Popolare e scientificamente fondata»

lanostraStoria.ch – La nascita e l’evoluzione della Scuola Media Unica nei video delle Teche RSI
/ 17.09.2018
di Lorenzo De Carli

Introdotta in due sedi nel settembre del 1978, la Scuola Media Unica fu la risposta ticinese al massiccio incremento della popolazione scolastica degli anni Sessanta. Nel biennio 1959-1960, su un totale di 6116 alunni, il 74,1% dei giovani ticinesi frequentava la scuola maggiore; quindici anni dopo, il numero raddoppiò (11’057) e il ginnasio era frequentato dal 41,9 % degli studenti.

Se l’incremento demografico della popolazione scolastica richiedeva nuovi investimenti nelle infrastrutture e nell’organico del corpo insegnanti, si era fatta palese anche la necessità di dare un nuovo assetto all’organizzazione scolastica stessa.

Dall’esame dei documenti dell’epoca si evince chiaramente che, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, le associazioni magistrali prima e i quadri del Dipartimento della pubblica educazione poi, studiarono una possibile riforma della scuola media tenendo conto di due fattori: la pressione di un neocapitalismo che chiedeva un costante incremento di istruzione ai futuri lavoratori, e la necessità di garantire a tutti i giovani ticinesi le medesime opportunità di accesso all’istruzione, a prescindere dalla loro estrazione sociale.

Questo contesto era bene chiaro all’artefice della SMU Franco Lepori, che nel 1975 scriveva: «le parole-chiave che hanno accompagnato questo lungo e complesso viaggio dal 1964 al 1974 sono quelle tipiche degli anni sessanta: democratizzazione degli studi, posticipazione delle scelte determinanti per gli allievi, discriminazione degli studi secondo l’origine socioeconomica e il luogo di abitazione, potenziamento dell’orientamento scolastico-professionale, spreco di intelligenze, bisogno di aumentare il grado di acculturazione di tutta la popolazione, ecc. […] in questo senso il cammino va verso una scuola popolare e scientificamente fondata, in opposizione alla secolare distinzione tra scuola delle élites e scuola del popolo».

Nelle pagine del portale di storia partecipativa «lanostraStoria.ch» è stato pubblicato un dossier, ricco di varie decine di video tratti dalle Teche RSI, che documentano la storia della Scuola Media Unica dal 1968, quando fu presentato il primo rapporto sulla riforma della scuola media, ad oggi.

Il documento più vecchio risale al 9 novembre 1968, e ci fa comprendere quali furono le basi, dalle quali avrebbe preso avvio la riforma scolastica inaugurata un decennio dopo: in una conferenza stampa oggi storica, furono Franco Lepori, presidente della comunità di lavoro e Werner Carobbio, docente, ad illustrare le caratteristiche della riforma scolastica auspicata dalla comunità di lavoro delle associazioni magistrali. Alla fine del 1970 il Dipartimento della pubblica educazione sottopose ai docenti e ai partiti un progetto di messaggio e un disegno di legge, che ricalcava le proposte della Commissione costituita dalle associazioni magistrali. I risultati della consultazione portarono a una parziale rielaborazione del progetto di messaggio e del disegno di legge. Un documento del gennaio 1971 mostra Nino Borioli illustrare le caratteristiche salienti del messaggio e del progetto di legge per la scuola media, che il Consiglio di Stato avrebbe trasmesso al Gran Consiglio il 6 luglio 1972.

Il 20 ottobre 1974, il Gran Consiglio approvò la Legge sulla scuola media con 53 voti favorevoli, 9 contrari e 3 astenuti. Alcuni giorni prima, la trasmissione televisiva «Cronache dal Gran Consiglio ticinese», mandò in onda un servizio per illustrare la nuova legge. L’architetto Tita Carloni fu estensore del rapporto di minoranza e, illustrando l’adesione critica del PSA alla riforma, chiedeva non solo l’abolizione delle sezioni ma anche la promozione di un’attività di sperimentazione didattica costante e non «calata dall’alto», nonché una gestione democratica degli istituti, con il coinvolgimento di docenti e alunni.

La questione della sperimentazione scolastica fu già allora al centro del dibattito. Su questo aspetto chiarì bene la situazione Franco Lepori: «c’erano due strategie possibili per realizzare la riforma. Una prima strategia consisteva nell’istituire alcune scuole medie sperimentali: dopo svariati anni di esperienza e diverse verifiche si sarebbe potuta elaborare una legge che consentisse di generalizzare la riforma. La seconda strategia consisteva invece nell’elaborare e discutere la legge, che doveva essere necessariamente una legge quadro, e poi realizzarla gradualmente, comunque con una certa rapidità. Il Canton Ticino, diversamente da altri, ha scelto questa seconda strategia».