C’era una volta un luogo dove i bambini giocavano per ore ed ore. Si divertivano un mondo e non avevano orari e se proprio si facevano male, nel giro di pochi minuti un genitore di uno di loro arrivava perché era lì, in una casa vicina a quella strada, pronto a soccorrerli in caso di bisogno. C’erano poi i cortili e le piazze, dove i bambini giocavano a calcio, a rincorrersi o a saltare la corda; ma a volte si spostavano anche più lontano, nel bosco o al fiume. Parte dalla giornata la passavano insomma all’aria aperta, le ginocchia erano più spesso sbucciate, ma i bambini erano meno fragili e vivevano esperienze insostituibili, che li aiutavano nel loro percorso di crescita. Dai nostri figli il momento del gioco è vissuto in modo sicuramente diverso: si chiudono nella propria cameretta nutrendo un animaletto cibernetico, mischiano ingredienti di una ciambella immaginaria in un gioco scaricato sull’iPad e raccontano i segreti all’amica del cuore attraverso la chat di un social network.
«Di fronte alla tendenza a stare più isolati attraverso le nuove tecnologie e di entrare quindi in relazione in modo mediato e non immediato con gli altri, acquista particolare rilevanza il tema degli spazi pubblici di gioco per bambini, in quanto luoghi dove poter maturare dell’esperienza significativa al di fuori del contesto familiare», afferma Ilario Lodi, responsabile regionale di Pro Juventute per la Svizzera italiana. E proprio Pro Juventute – la più grande organizzazione svizzera per l’infanzia e la gioventù – ha commissionato all’Università di Friburgo (in Germania), alla scuola superiore Evangelische Hochschule Ludwigsburg e all’istituto ricerca di mercato GfK Switzerland uno studio sul gioco in libertà.
La ricerca, che si basa sulla convinzione che il gioco libero e senza sorveglianza sia fondamentale per la qualità di vita e lo sviluppo dei più piccoli, ha analizzato la situazione di 649 bambini dai 5 ai 9 anni, provenienti dalla Svizzera francese e dalla Svizzera tedesca. «La Svizzera italiana non viene in genere considerata in questo tipo di studio, in quanto il campione non sarebbe significativo; i dati sono comunque validi anche per il nostro cantone», precisa Lodi. Attraverso un sondaggio online, rivolto a genitori selezionati casualmente, sono state raccolte informazioni sul comportamento di gioco dei figli durante tre giorni feriali. Alcune domande riguardavano la situazione abitativa e l’ambiente di vita delle famiglie.
Il risultato? Se negli anni 70 la maggior parte dei bambini trascorreva 3-4 ore al giorno all’aperto, oggi in Svizzera un bambino gioca mediamente 47 minuti all’aperto, di cui 29 senza sorveglianza. Esistono delle chiare differenze tra le regioni linguistiche: nella Svizzera tedesca i bimbi giocano all’aperto mediamente 32 minuti senza sorveglianza, nella Svizzera francese soltanto 20. Nel nostro Paese un bambino su sette non esce mai a giocare e il 20 per cento dei bimbi gioca fuori solo se sorvegliato da un adulto.
Oltre alla possibilità di interagire con i coetanei, il fattore che influisce maggiormente sul tempo che i bambini trascorrono all’aperto in autonomia è la qualità della zona di residenza, sulla quale le risorse della famiglia si ripercuotono direttamente. Mentre il 50 per cento dei figli di genitori con una formazione di livello medio vive in un ambiente buono o ottimo, la percentuale passa al 19 quando si parla di bambini di genitori con un livello di formazione basso. «Questi bambini sono doppiamente penalizzati, poiché trascorrono meno tempo all’aperto e contemporaneamente partecipano meno a corsi e manifestazioni a pagamento», spiega Petra Stocker, coordinatrice del progetto Spazi ricreativi e Partecipazione presso Pro Juventute. I bambini che passano maggior tempo sulla strada e all’aperto non sono quindi più un fenomeno tipico del ceto inferiore come nel 19esimo e del 20esimo secolo.
Uno spazio d’azione adatto ai più piccoli si contraddistingue in particolare per la (relativa) assenza di pericoli, una buona accessibilità e la possibilità di interazione con altri bambini. Secondo gli autori dello studio, si potrebbe intervenire su alcuni di questi elementi con una certa facilità e in tempi relativamente brevi, per esempio per mezzo di una politica dei trasporti che tenga conto delle esigenze dei bambini oppure creando degli spazi liberi e dei parchi giochi interessanti. Luoghi di questo tipo, dove è possibile giocare senza essere sorvegliati, stimolano i bambini a scoprire il mondo che li circonda e a divertirsi. In questi spazi i più giovani hanno la possibilità di imparare ad essere autonomi, affrontare i conflitti, oltre che esercitarsi nella valutazione dei pericoli e delle proprie capacità.
Nella realtà dei fatti però gli spazi adatti ai bambini diventano sempre più rari e spesso sono difficilmente raggiungibili da questi ultimi. Dagli adulti gli spazi pubblici sono considerati pericolosi per i più piccoli, i parchi giochi e i cortili delle scuole vengono sovente chiusi al di fuori degli orari scolastici o durante le vacanze. «I bambini pagano per le insicurezze delle famiglie», commenta il responsabile per la Svizzera italiana di Pro Juventute.
Per cercare di ovviare a questa situazione la fondazione, con la campagna nazionale «Spazi liberi – più posto per noi! I bambini hanno il diritto di forgiare il nostro mondo», si impegna a sensibilizzare sul tema e a mostrarne l’importanza per lo sviluppo psico-fisico e sociale dei bambini, proporre la creazione di spazi a misura di bambino, pianificati e organizzati con la partecipazione dei diretti interessati, e, attraverso campagne di mobilitazione, rendere accessibile ai più piccoli un maggior numero di spazi liberi in luoghi pubblici.
«Questi spazi non possono più essere lasciati al caso; non possiamo pensare di fare del territorio un parco giochi unico, ma dobbiamo assolutamente investire di più nell’ambito della creazione di spazi “significativi” e protetti per i bambini – commenta Lodi – se è vero che noi adulti utilizziamo gli spazi pubblici per andare a lavorare, a fare compere, in posta o in banca e, solo di tanto in tanto, per la ricerca del benessere, i ragazzi, fatta eccezione per la scuola, li utilizzano soprattutto per tale scopo. E a questo aspetto va accordata la giusta attenzione». Il problema è che le città non sono costruite a misura di ragazzo. «È sempre e solo una questione finanziaria: si investe, per esempio, nell’ambito della violenza giovanile o dei maltrattamenti – ed è giusto che sia così – ma per la “normalità”, per il 95-97 per cento dei ragazzi che vivono i paesi e le città, si investe ancora poco», continua Lodi.
Tramite la campagna «Spazi liberi» vengono fornite informazioni e messi a disposizione un blog e una piattaforma che mostra validi esempi di progetti sostenuti finanziariamente da Pro Juventute. Con l’app «Più spazio per te!» i bambini possono infine inserire i luoghi pubblici nelle loro vicinanze in una mappa della Svizzera e valutarli secondo i loro criteri di idoneità, in modo da ottenere un utile strumento per loro stessi, i genitori e le altre persone di riferimento.