Chi va piano, va sano e va lontano. Lasciamo perdere la metafora, basta il significato letterale. Muoversi lentamente fa bene. Soprattutto a piedi, come è naturale per noi umani. Mobilità lenta, in particolare mobilità pedonale.
Dal secondo dopoguerra del Novecento, le strade l’hanno fatta da padrone. Nastri d’asfalto costruiti per sostenere lo sviluppo del traffico motorizzato: auto, furgoni, camion, TIR, moto. Il pedone ha finito per essere sopraffatto e negletto. Per fortuna negli ultimi anni c’è stato un cambiamento, o almeno una correzione: chi costruisce strade, chi si occupa di trasporti comincia a considerare anche la mobilità lenta, bici e pedoni. Il Consiglio federale, all’inizio del Duemila, ha incaricato l’USTRA, l’Ufficio federale delle strade nazionali, di elaborare delle Linee guida per la promozione del traffico lento.
Come sta il Ticino con la mobilità pedonale?
Uno studio del 2020 che mette a confronto sedici città svizzere sulla mobilità pedonale non dà risultati positivi per il Ticino. La città più amica dei pedoni risulta Basilea. Seguita nell’ordine da Berna, Zurigo, Neuchâtel, Ginevra, Losanna, Lucerna e San Gallo. Nella parte bassa della classifica troviamo Bienne, Aarau, Locarno, Bellinzona, Coira e Winterthur. Fanalini di coda, Zugo e Lugano. Nel nostro Cantone, per migliorare la qualità della mobilità pedonale, c’è molto da fare! Lugano aveva fatto discutere, qualche anno fa, anche per il primato del passaggio pedonale più pericoloso d’Europa, quello all’imbocco del parcheggio nord della stazione ferroviaria.
Per migliorare la vita dei pedoni, soprattutto nelle città, bisogna darsi da fare e, prima di tutto, è necessaria la volontà politica, ingrediente che, dalle nostre parti, scarseggia. Eppure negli ultimi venti anni sono stati pubblicati diversi rapporti e studi sul tema. Il più recente è il documento Mobilità pedonale e spazio pubblico, redatto dall’associazione Mobilità pedonale svizzera, edito dall’USTRA. La pubblicazione illustra alcuni esempi illuminanti di interventi sugli spazi pubblici comunali per migliorare la condizione del pedone, che deve sentirsi sicuro e accolto, possibilmente in spazi pubblici animati e coinvolgenti. «I pedoni – sostiene Mobilità pedonale svizzera – hanno bisogno di spazi pubblici in cui muoversi liberamente in tutta sicurezza e sostare piacevolmente. Se andare a piedi è solo un modo di spostarsi o se invece può rappresentare un’esperienza piacevole, un momento di distensione o addirittura di socialità, dipende dalla progettazione di strade, vie, piazze e parchi».
In Germania, fin dagli anni Settanta, le direttive per le strade di città prescrivevano che per creare aree pedonali gradevoli bisogna prevedere che il rapporto tra larghezza del marciapiede, carreggiata e marciapiede opposto deve essere di 3:4:3. Obiettivo difficile da rispettare. «Si costruiscono strade a tre o quattro corsie – afferma Martin Urwyler, responsabile del settore Mobilità lenta dell’USTRA – e ai marciapiedi rimane uno spazio di 2-2,50 metri di larghezza». Troppo poco, evidentemente, ma molto spesso la mancanza di spazio necessario è data dal fatto che accanto ai marciapiedi ci sono superfici private. Per ottenere risultati significativi nella progettazione di spazi pedonali, è assolutamente necessario integrare spazio privato e spazio pubblico.
Lo sa bene l’architetto Lorenzo Custer, ticinese d’adozione, esperto da anni nella pianificazione di spazi comunali. Ha progettato, fra l’altro, la piazza di Giubiasco, le zone pedonali nei nuclei di Manno e di Canobbio. «Privato e pubblico – ci dice Custer – devono cooperare. Purtroppo in Ticino vige sfiducia verso le collaborazioni tra privato e pubblico. La privatizzazione dello spazio pubblico da parte del traffico individuale motorizzato soffoca il dialogo tra i due elementi».
Il documento dell’USTRA indica alcuni principi fondamentali per la progettazione degli spazi pubblici destinati ai pedoni. Un punto cruciale è la riduzione della velocità del traffico motorizzato, per limitare i pericoli e garantire maggiore sicurezza a chi cammina. Dove già sono presenti limitazioni di velocità, a 30 o a 50 km orari, è importante adottare provvedimenti edilizi quali il restringimento delle corsie o la realizzazione di corsie multiuso, auto e mobilità lenta, in modo da moderare il traffico e agevolare i pedoni nell’attraversamento della strada.
Altrettanto determinante, ai fini della realizzazione di uno spazio pubblico favorevole ai pedoni, è la cura delle facciate, dei pianterreni degli edifici, in modo da garantire una connessione tra le costruzioni e lo spazio pubblico adiacente. «Vetrine oscurate e facciate monotone – afferma lo studio – appaiono inospitali e noiose, mentre i piani terra adibiti a negozi che espongono merce in vetrine decorate aumentano l’attrattiva dei percorsi pedonali». Secondo Mobilità pedonale svizzera le autorità politiche devono intervenire sui proprietari degli edifici: «Mediante disposizioni di legge, quali ad esempio ordinanze sulla locazione dei piani terra adibiti a negozi, è possibile strutturare l’interazione tra il pubblico e il privato».
L’architetto Custer sintetizza: «Non esiste spazio pubblico senza spazio privato e non esiste spazio privato senza spazio pubblico. Il dialogo e la dialettica tra i due elementi creano cultura e attrattività. Per citare un progetto che ho curato, l’eccellenza dell’osteria Cima Piazza a Giubiasco risulta dalla presenza di un albergo a quattro stelle. L’eccellenza dell’albergo è anche frutto dalla presenza della piazza riqualificata».
La mano dell’architetto è un requisito forse irrinunciabile per raggiungere risultati soddisfacenti. È necessario partire dai bisogni del pedone, e la riqualificazione degli spazi pubblici richiede spesso la partecipazione della popolazione. Il documento insiste su questi aspetti: «A seconda del contesto spaziale, delle competenze amministrative e della complessità del progetto, diversi settori specializzati e servizi pubblici, nonché attori della società civile sono coinvolti nel processo. Nominare un responsabile di progetto o un “risolutore” in qualità di interlocutore facilita la comunicazione e il flusso di informazioni e può garantire una certa continuità anche in caso di sviluppi imprevisti».
Uno spazio pubblico ben riuscito, – sostiene Mobilità pedonale svizzera – si ottiene quando questi spazi riescono a favorire gli incontri: «Facilitano gli scambi e rafforzano la coesione sociale grazie al loro utilizzo collettivo. Così assumono anche un’importanza simbolica».
Il documento «Mobilità pedonale e spazio pubblico» cita fra i progetti svizzeri esemplari il comune di Canobbio, poco sopra il quartiere luganese di Cornaredo. L’ispirazione per intervenire nel Comune restituendo il centro del villaggio alla comunità è venuta al sindaco Roberto Lurati. «Pensavo a questo progetto da molti anni. Credo che gli spazi pubblici siano i pilastri fondamentali di una comunità: consentono di incontrarsi spontaneamente. Lasciare lo spazio pubblico alle auto rende meno facile l’incontro tra le persone e non crea un senso di comunità».
Lorenzo Custer ha curato il progetto di Canobbio e raccomanda di «non essere contro le automobili, ma favorevoli ai pedoni». Infatti, le auto possono ancora transitare nel paese, ma a 20 km orari, e i posteggi sono stati spostati ai limiti del nucleo. L’autorità comunale si è mossa a tappe, in modo da convincere man mano la popolazione della bontà del progetto. «Se i politici conoscono bene i loro progetti e sono in grado di spiegarne l’utilità e l’importanza, incontrano raramente resistenza», sostiene Roberto Lurati.
Per migliorare la mobilità pedonale e creare aree allettanti per i pedoni, uno dei problemi più delicati rimane la disponibilità dei privati a concedere i loro spazi per un uso pubblico, a favore della comunità. Ottenere la collaborazione dei privati rimane la cosa più difficile, ci dice Lorenzo Custer, «riuscirci è quasi un miracolo».