Il 6 settembre 1919 Lugano vide aprirsi quella che Arnoldo Bettelini definì la più grande manifestazione intellettuale che si fosse mai tenuta in Canton Ticino: il 100° congresso della Società Elvetica di Scienze Naturali. Come presidente dell’anno, davanti a 300 studiosi tenne un discorso inaugurale dai contenuti ancor oggi quanto mai attuali. Definisce il paesaggio «bene pubblico, la cui deturpazione costituisce un danno collettivo». Perora la causa della creazione di «un vero e proprio Museo Ticinese», che mostrasse non solo «le rarità peregrine della nostra fauna e della nostra flora» ma anche «il ricchissimo mondo paleontologico che ha arricchito tante straniere collezioni». Si dilunga sugli «scisti bituminosi di Meride, contenti i primi vertebrati, ventuno specie di pesci e tre di rettili, fra i quali il famoso Mixosaurus Cornaliano che Stoppani ha definito il più bel fossile in Lombardia».
Nella grande sala di Palazzo Civico, un uomo ascoltava questi ultimi passaggi con particolare interesse. Nato il 25 luglio 1885, figlio di un fabbricante di tessili, Bernhard Peyer era giunto a Lugano quale rappresentante della sezione sciaffusana della Società. Padroneggiava diverse lingue, compreso il latino e il greco antico, e recitare Omero in originale era uno dei suoi passatempi preferiti. Un gradito retaggio di quegli studi umanistici cui i genitori lo avevano dapprima avviato. Peyer era però altrettanto a suo agio all’aperto e sviluppò presto interesse per le scienze naturali. Aveva studiato a Tübingen e Monaco, per giungere infine a Zurigo dove, solo l’anno precedente, ottenne l’abilitazione alla docenza di anatomia comparata e paleontologia. Non conosceva gli «scisti bituminosi di Meride», sapeva però che nella vicina Besano gli italiani avevano portato alla luce quei fossili spettacolari citati da Bettelini. Non so quanto della sua mente rimase effettivamente libero per seguire le conferenze dei giorni successivi che si aprirono con «La struttura degli atomi» per concludersi con «Il bonificamento del Piano di Magadino». Fatto è che al termine del congresso si diresse immediatamente a Meride e più precisamente a Spinirolo, dove la fabbrica della «Società Anonima Miniere scisti bituminosi di Meride e Besano» sfruttava rocce triassiche provenienti dalle miniere di Tre Fontane a Serpiano.
Gli impianti erano frutto della visione di un conte e chimico milanese che vi inaugurò l’attività estrattiva nel 1907. Sottoposti a distillazione, gli scisti bituminosi fornivano un olio greggio che veniva poi distillato producendo il «Saurolo», ammonio solfoittiolato con un contenuto di zolfo fino al 17%. Un prezioso antisettico e antinfiammatorio usato per una serie di affezioni cutanee che spaziavano dagli eczemi ai dolori articolari e alle contusioni. Nel cortile della fabbrica, Peyer si trova dinanzi un gigantesco mucchio di scisti, scaricati dal carro proveniente dalle miniere ma non ancora frammentati per entrare nei distillatori. Con il consenso della direzione li esamina e vi scopre il fossile dell’arto anteriore di un Mixosaurus, il rettile dal corpo di pesce e muso di delfino citato da Bettelini. Si spostò quindi nella discarica di Tre Fontane, trovandovi altri fossili. Come lui in seguito ammise, questi reperti non gli lasciarono più pace. Negli anni seguenti progetta uno scavo sul Monte San Giorgio che rende concreto nel 1924, grazie alla donazione di mille franchi da parte della Fondazione Georges e Antoine Claraz. Dapprima tenta invano di estrarre i fossili dalle miniere usando piccole cariche di esplosivo. Poi apprende di uno scavo a cielo aperto in Valporina, sul fianco sud del monte, abbandonato dalla società mineraria già prima della Grande Guerra. Vi comincia a scavare «in condizioni primitive», estraendo grandi lastre grazie all’aiuto di due minatori di Porto Ceresio.
Fu un successo strepitoso: oltre a esemplari completi di Mixosaurus, emerse anche il fossile di una specie sconosciuta di Cyamodus, piccolo rettile marino corazzato. Scavi e scoperte si accumularono nel ventennio seguente, in cui Peyer divenne professore ordinario di paleontologia e anatomia comparata, oltre che direttore del Museo di Zoologia dell’Università di Zurigo. In oltre 120 pubblicazioni presentò generi e specie nuovi di rettili marini, in alcuni casi esemplari unici di animali impensabili e in seguito mai più rinvenuti.
Alessandro Fossati scrisse che «prima di lui numerosi altri studiosi si erano chinati sulla natura ticinese. Si è però trattato di personaggi isolati, non di rado appassionati autodidatti che dedicavano a quest’attività il loro tempo libero. Con Peyer inizia un altro tipo d’investigazione: pianificata, frutto di programmi pluriennali precisi (…). In altre parole, con Peyer inizia anche in Ticino la ricerca scientifica moderna». Oggi, passando davanti alla ciminiera di Spinirolo, tuttora esistente anche se da tempo spenta, sono riconoscente a foruncoli, eczemi e a chi scoprì questo trattamento per curarli. Il paesaggio sfuma nel bianco e nero di cent’anni fa, un uomo magro, con gli occhiali tondi e i baffi a coprirgli le labbra, è chino su un mucchio di lastre scure. I suoi occhi pieni di meraviglia percorrono i paesaggi in esse racchiusi. Lo aspettava un compito immenso, avrebbe dovuto formare persone, progettare laboratori, inventarsi da zero la ricerca paleontologica. Avrebbe avuto bisogno di entusiasmo, ostinazione e fortuna. Ebbe tutto ciò. E ci regalò la montagna dei sauri.
Bibliografia
Bettelini A. (1919). Congresso annuale in Lugano 1919. Discorso inaugurale del Congresso. Atti della Società elvetica di scienze naturali, 100, 3-14.
Fossati A. (2003). Investigatori della natura. 448 pp. Dipartimento del territorio, Museo cantonale di storia naturale, Bellinzona.
Peyer B. (1944). Die Reptilien vom Monte San Giorgio. Neujahrsblatt der Naturforschenden Gesellschaft in Zürich, 146, 95pp., Zürich.