Manga mania. Un po’ di spoiler per capire di cosa stiamo parlando a Il caffè delle mamme, stavolta dedicato ai fumetti giapponesi e agli anime (la loro versione video). In Tokyo Revengers, scritto e disegnato da Ken Wakui, il giovane Takemichi apprende dalla tv la notizia sconvolgente della morte di Hinata, sua fidanzata ai tempi delle medie, finita in mezzo a un attacco di una banda di teppisti. Con un viaggio all’indietro nel tempo Takemichi dovrà cercare di cambiare il succedersi degli eventi per fare in modo che non si verifichino più le condizioni che hanno portato all’uccisione di Hinata.
In My Hero Academia di Kōhei Horikoshi il protagonista è un ragazzino di nome Izuku che rientra nel 20% di essere umani nati senza superpoteri: ma il suo sogno è di diventare un Hero. Lo diventerà perché il suo idolo, All Might, il supereroe che ha portato la pace nel mondo, deciderà di allenarlo e di consegnargli per via ereditaria il suo quirk (potere), vedendo in lui il suo possibile successore per il desiderio di farcela nonostante le avversità.
In Jujutsu Kaisen di Gege Akutami il protagonista è come al solito un ragazzo liceale di nome Itadori che nonostante le proprie grandi capacità fisiche, decide di non unirsi alla squadra sportiva del liceo ma di fare parte del club dell’occulto: il suo corpo diventa il recipiente di una maledizione molto potente, soprannominata Ryomen Sukuna. Nonostante sia posseduto, Itadori è ancora in grado di mantenere l’autocontrollo, ma è destinato a morire quando avrà assorbito tutti i 20 frammenti dell’anima di Sukuna (ossia le sue 20 dita), così da esorcizzare definitivamente la maledizione.
Given (storia di un amore omosessuale) di Natsuki Kizu racconta le vicende di una band musicale e dei suoi componenti. Ritsuka, chitarrista della band, incontra per caso Mafuyu, che sta dormendo abbracciato a una chitarra con le corde rotte, che si scoprirà poi appartenere al suo ex ragazzo, suicidatosi pochi giorni prima. Ritsuka gliel’aggiusterà, l’amicizia che si instaura tra loro porterà Mafuyu, con una voce bellissima, a entrare nella band e i due si scopriranno innamorati.
Ne La forma della voce, film d’animazione tratto dal manga A Silent Voice, i protagonisti sono Shōya, un adolescente solo che ha tentato il suicidio, e Shōko, la compagna di classe sordomuta e da lui bullizzata: anche lei tenterà il suicidio, a tirarla su dal balcone da cui stava gettandosi e a salvarla sarà Shōya, pentito per come l’aveva trattata nel passato, ma nell’aiutarla cadrà lui e finirà in coma.
Di fronte a questi racconti a Il Caffè delle mamme la domanda rimbalza da mesi: perché gli adolescenti prendono d’assalto le fumetterie e stanno inchiodati all’iPad per seguire storie violente, piene di mostri, intrise di protagonisti con superpoteri e maledizioni, scandite da piani suicidari e amori tormentati? Cosa c’è nei manga e negli anime che li interessa tanto al punto da rapire la loro attenzione? Finalmente tutte le risposte sono in un saggio uscito il 10 febbraio dal titolo Le persone non nascono tutte uguali (ed. Città Nuova). L’ha scritto lo psicoterapeuta Alberto Rossetti, convinto che capire questi contenuti possa anche aiutarci a comprendere come stanno vivendo i ragazzi degli inizi del Ventunesimo secolo, gli Gen Z: «Gli adolescenti – sottolinea Rossetti – formano la propria identità anche a partire da queste storie». E allora cosa vivono, pensano, sognano, e in cosa credono i nostri figli?
Innanzitutto, Rossetti analizza le costanti che, pur nella diversità di ogni storia, si ritrovano nei manga e negli anime. I manga si leggono al contrario, partendo dal fondo del volume e procedendo con lo sguardo da destra verso sinistra. Le vicende narrate sono dure, cruente, violente o assurde e partono da un evento che ribalta l’ordine delle cose. L’eroe è il più delle volte un debole e un perdente che riesce a mettersi in gioco e a compensare le proprie carenze grazie al coraggio e alla sete di giustizia. Il volto funziona come se fosse uno schermo vuoto su cui il disegnatore proietterà le emozioni del personaggio per permettere al lettore di identificarsi ed entrare in sintonia con lui. Il tempo spesso è sospeso in un avanti e indietro che segue esclusivamente l’esperienza soggettiva dei protagonisti. La sessualità viene raccontata senza falsi pudori.
Comprese bene le loro caratteristiche, è più semplice capire perché gli adolescenti ne sono affascinati. Jean-Marie Bouissou nel libro Il manga scrive: «Li amano perché vi si riconoscono per come sono in realtà, con le loro domande sulla vita e sul mondo, i loro problemi, le paure e le parti più oscure della loro personalità, ma anche le loro speranze». Coraggio, impegno, sincerità e amicizia. Amore e sessualità. Competizione. Ma anche giustizia e accettazione delle differenze. Adrenalina. Riflette Rossetti: «I manga intercettano il desiderio di cambiamento degli adolescenti, la loro voglia di essere diversi, e il bisogno di riscatto dalle situazioni difficili vissute nella vita». Il racconto è diretto: saranno loro a trarre le conclusioni, senza una morale preconfezionata. Le emozioni non sono nascoste, ma al contrario si fanno vedere sui volti dei protagonisti pronti a deformarsi a seconda di quel che provano. Il corpo è libero di esprimersi senza vincoli. Il male è raccontato senza filtri in quanto parte dell’esistenza dell’uomo e proprio per questo non facile da sconfiggere.
Insomma: «Dentro quelle storie – ribadisce Rossetti –, c’è qualcosa che parla di loro. Leggerle, quindi, può aiutarci a conoscerli meglio incontrandoli su un terreno neutro. Non solo perché quelle storie parlano di loro definendo i confini dentro cui si muovono, ma perché è proprio a partire da quei confini che costruiscono le loro identità. Gli adolescenti, durante la lettura dei manga, scoprono anche che la crisi che attraversa la loro vita non solo è necessaria, ma può anche essere affrontata e risolta».