Per un mondo con il paese di Utopia

lanostraStoria.ch – Nel portale è ora custodita la più grande raccolta di documenti audiovisivi dedicati al Sessantotto nella Svizzera italiana
/ 21.05.2018
di Lorenzo De Carli

Cinquant’anni fa, un po’ ovunque nelle maggiori città dell’Occidente, ebbe inizio tutta quella serie di manifestazioni, che caratterizzarono il Sessantotto. In questi giorni e verosimilmente per tutto il resto dell’anno, giornali, radio, televisione e web riandranno a quell’anno che diede avvio ad una miriade di cambiamenti che trasformarono profondamente la nostra vita sociale. Nulla ne fu escluso: le relazioni famigliari, la sfera sessuale, lo stile educativo, il rapporto con l’autorità, la scuola, la musica, la politica, l’impegno e il disimpegno sociale, il rapporto con il corpo, la rinegoziazione continua dei valori tradizionali: fu l’inizio di trasformazioni che portarono all’odierna società fluida.

Nel sito web di storia partecipativa «lanostraStoria.ch» è stato completato un dossier – intitolato «Il sogno di una cosa» – che raccoglie più di un centinaio di documenti delle Teche RSI selezionati perché afferenti in vario modo al Sessantotto: o perché documentano eventi nei quali possiamo scorgerne i prodromi, o perché seguono alcune vie direttrici di trasformazione sociale che proprio dalle contestazioni studentesche presero sviluppo. Ci sono documentari che illustrano il rinnovo conosciuto da molti ordini scolastici – e in particolare dalle Università – sotto la pressione delle contestazioni, altri che si soffermano su esperienze di convivenza comunitaria in stretto rapporto con la natura, così come ci sono cronache radiofoniche o televisive dedicate all’emergere di una cultura «alternativa» ieri, oggi ovunque diffusa perché accettata dall’eterogeneo mercato degli «stili di vita».

Sul portale ha così preso forma la più grande raccolta di documenti audiovisivi dedicati al Sessantotto nella Svizzera italiana mai resa disponibile al pubblico. È nondimeno bene dire che non si tratta, propriamente, di una storia del Sessantotto, nemmeno limitatamente alla nostra regione. Il criterio di selezione è stato un altro: quello di usare i programmi radiotelevisivi della RSI come «voce e specchio» di quegli eventi che cambiarono il mondo. Non è un caso che Voce e specchio è il titolo di un’opera curata dallo storico dei media Theo Mäusli dedicata alla storia della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana pubblicata da Armando Dadò nel 2009. La prospettiva assunta da chi ha compilato il dossier su «lanostraStoria.ch» non è stata quella di raccontare il Sessantotto bensì di collezionare programmi radiofonici e televisivi che furono fruiti prima, durante e dopo il Sessantotto, ritenendo fondato il presupposto che, se per un verso radio e TV concorsero a formare l’immaginario collettivo di allora, per l’altro verso esse, proprio come uno specchio, rifletterono (magari intercettando anche visioni che giungevano da lontano) i pensieri, le emozioni e le riflessioni di chi era contemporaneo a quegli eventi. È compito degli storici raccontare il Sessantotto. Compito di «lanostraStoria.ch» è farci vedere e sentire che cosa videro e sentirono i telespettatori e radioascoltatori di cinquant’anni fa.

Per esempio, già nel 1965, essi videro studenti in piazza a Lugano manifestare in sostegno degli studenti oppressi dalla dittatura franchista in Spagna. Sentirono alla radio Giairo Daghini raccontare il Maggio parigino. In immagine, videro la Sorbona occupata ripresa dalla cinepresa di Alain Tanner, che fece la cronaca delle manifestazioni insurrezionali ma anche quelle di sostegno al governo francese, mostrando le assemblee studentesche e operaie ma anche la disapprovazione di tanti cittadini smarriti di fronte a rivolgimenti così rapidi. Ma non solo, attraverso le interviste a intellettuali come Max Horkheimer, Alain Touraine, Roland Barthes o Edgar Morin i telespettatori di allora ebbero anche la possibilità di avere chiavi interpretative per descrivere quanto raccontato dalla cronaca.

Il portale documenta anche quanto «perturbante» seguitò ad essere il Sessantotto nel corso degli anni: allo scadere di ogni decennio, radio e televisione non poterono esimersi di tornare sull’argomento e lo stile di volta in volta diverso non è solo segnale di un mutato modo di fare televisione (per esempio coinvolgendo o no i giovani), ma anche  di approcci ideologici diversi nel tempo.

Tra le interviste che gli telespettatori di allora videro, spiccano quella a Joan Baez e quella a Daniel Cohn-Bendit: la cantante che fu voce del pacifismo statunitense e l’anarco-comunista che guidò l’occupazione della Sorbona. Joan Baez chiedeva impegno civile, «Dany il Rosso» che non si disegnasse una carta del mondo senza il paese di Utopia.