Trovare la prossima coincidenza dell’autobus sul cellulare, calcolare lo sconto in un negozio, compilare il modulo delle imposte: per molte persone non è facile come a dirsi.
Tale condizione si definisce con il termine «illetteratismo», che concerne gli adulti il cui livello di padronanza delle competenze di lettura, scrittura e calcolo è talmente basso da compromettere lo svolgimento dei compiti richiesti dalla vita quotidiana. L’illetteratismo si distingue dall’analfabetismo in quanto quest’ultimo riguarda le persone che non sono state scolarizzate e non hanno pertanto avuto la possibilità di imparare a leggere, scrivere e fare calcoli.
Le indagini svolte indicano come in Svizzera 400’000 adulti abbiano difficoltà a risolvere semplici calcoli matematici. 800’000 non sono in grado di leggere e scrivere correttamente. Questo fenomeno ha importanti conseguenze economiche, sul piano dell’integrazione sociale, professionale e nella gestione della vita di tutti i giorni. Le percentuali per il Ticino sono proporzionalmente simili. «I dati dello studio internazionale sull’illetteratismo a cui facciamo riferimento risalgono al 2003. Per l’attualità disponiamo dei dati relativi al livello scolastico raggiunto in Svizzera e nei vari Cantoni. Anche se bisogna evitare di far automaticamente corrispondere un basso livello di scolarizzazione ad una lacuna nelle competenze di base, rileviamo come, nel biennio 2013-15, circa il 24% della popolazione residente con più di 25 anni avesse soltanto un grado secondario 1 (che equivale alla fine delle scuole medie); le strategie della Confederazione mirano a permettere a tutti di ottenere un titolo professionale e in questo contesto le competenze di base hanno un ruolo importante da giocare», afferma Pepita Vera Conforti, coordinatrice progetti per la Divisione della formazione professionale del Dipartimento dell’educazione, della cultura, dello sport.
Un basso livello di qualificazione può essere causa di una lacuna nelle competenze basilari nella vita di un adulto. «Si tratta in questo caso anche di un fattore storico, dal momento che in passato l’accesso alla formazione era ovviamente più basso rispetto ad oggi. In genere non è però un unico elemento a determinare il fatto che una persona adulta anche se sa leggere, nel senso di decifrare un testo, abbia difficoltà a comprendere il contenuto di un giornale o, per esempio, del materiale per le votazioni», spiega Pepita Vera Conforti. Tra i fattori citiamo il passato migratorio, con la necessità di apprendere la lingua del posto; un basso livello di qualificazione dei genitori (provenienza sociale); un’occupazione professionale ripetitiva, che non richiede di aggiornarsi e di utilizzare le capacità di lettura, scrittura e calcolo; l’avanzare dell’età, con la mancanza di esercizio e i relativi processi di dimenticanza.
La situazione si aggrava poi con il fatto che viviamo in una società che richiede molto, a tutti e in vari ambiti, e questo fa sì che vi sia un innalzamento di quelle che sono considerate competenze di base. «Oggi per riempire un formulario bisogna saperlo fare online, per prendere un biglietto del treno bisogna usare i distributori automatici. Anche in ambito professionale sempre più processi sono digitalizzati, pensiamo per esempio alle cartelle cliniche elettroniche negli ospedali. Chi un lavoro non ce l’ha deve invece essere in grado di scrivere la lettera di presentazione, stilare il curriculum, corredato spesso da documenti digitali, e prepararsi al colloquio», commenta Pepita Vera Conforti. Una persona che non è in grado di rispondere a queste esigenze sociali prova spesso un senso di vergogna, di inadeguatezza, una paura di essere giudicata, rifiutata, che la porta ad evitare di trovarsi in situazioni dove le proprie lacune diventerebbero evidenti; in altri casi, queste persone non hanno piena consapevolezza dello svantaggio che le loro difficoltà possono produrre sul posto di lavoro e nella vita privata. «Capita che sia un momento di crisi personale a mettere di fronte ai propri limiti; per esempio la perdita del lavoro, che implica la ricerca di un nuovo impiego, oppure una situazione familiare che renda necessaria la ripresa del lavoro dopo una lunga inattività, come nel caso di un divorzio, o ancora quando un lavoro richiede che vengano acquisite delle nuove competenze, magari perché i processi sono stati digitalizzati», esemplifica Pepita Vera Conforti.
In Svizzera, meno dello 0,5% degli adulti cerca di colmare le proprie lacune, anche per la paura di non essere in grado a causa dei propri limiti. Si preferisce allora nascondersi dietro una scusa – per esempio «Ho dimenticato gli occhiali» – che aiuta ad uscire da una situazione spiacevole. Ed è proprio prendendo spunto da questo comportamento che è stata creata «Semplicemente meglio!», la campagna nazionale per la diffusione delle competenze di base. «Lo slogan scelto parte dal presupposto che le persone in questione abbiano già delle competenze, che derivano dall’esperienza, ma che queste possano essere migliorate, in modo semplice e accessibile», spiega Pepita Vera Conforti.
La campagna è un progetto pilota a cui partecipa anche il Canton Ticino, ed è co-finanziata dalla Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione e sostenuta da numerosi partner, sponsor della campagna sono la Conferenza intercantonale per la formazione continua e la Federazione svizzera Leggere e Scrivere. Lanciata a livello nazionale l’8 settembre, giornata internazionale dell’alfabetizzazione, la campagna intende diffondere alcune proposte per la promozione delle competenze di base tra gli adulti che ne sono sprovvisti e sensibilizzare la popolazione sul tema. In tal modo integrazione sociale, impiegabilità e una migliore qualità della vita vengono promosse.
Le competenze di base degli adulti sono infatti un’indispensabile premessa per l’apprendimento permanente e per garantire l’inclusione sociale e professionale. Per questo motivo, dal 1 gennaio, la Legge federale sulla formazione continua impegna Confederazione e Cantoni ad adoperarsi a favore di un recupero di tali competenze, come fa, appunto, «Semplicemente meglio!». La Legge definisce inoltre quali competenze sono definite di base; esse comprendono nozioni e capacità fondamentali nei campi della lettura, scrittura ed espressione orale in una lingua nazionale, della matematica elementare e dell’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Il Cantone Ticino partecipa attivamente alla campagna proponendo un programma specifico e coinvolgendo i partner sul territorio. Ma il vero fulcro delle attività è lo sportello di consulenza, attivo da agosto al numero 0800 474747, grazie alla collaborazione della Conferenza della Svizzera italiana della formazione continua. Gli operatori rispondono alle chiamate cinque giorni su sette, fornendo, per esempio, informazioni e consigli sui corsi attivi in Ticino o che si potrebbero attivare. Il numero di telefono gratuito può interessare anche datori di lavoro o istituzioni che volessero sapere a chi rivolgersi per sostenere persone con questo tipo di difficoltà.
Dato che i profili che trarrebbero profitto da un miglioramento delle proprie competenze sono molto vari è stata fatta una ricognizione sul territorio per vedere quali dei corsi proposti dai vari enti potessero essere adatti al livello in questione. I corsi, suddivisi per categorie (Calcolare, computer, leggere e scrivere), si trovano anche sul sito della campagna. «Dal momento che i corsi e le altre misure proposte vogliono rispondere a dei bisogni sempre più individualizzati con interventi mirati, pensiamo che la consulenza offerta dallo sportello possa rivelarsi fondamentale», conclude Pepita Vera Conforti.