Costruzione
della strada di Gandria (1934). (Fondo G. Canevascini/lanostrastoria.ch)

Per approfondire la storia sociale

lanostraStoria.ch – La Fondazione Pellegrini Canevascini ha pubblicato nel portale una selezione di documenti tratti dai suoi ricchi fondi
/ 16.04.2018
di Lorenzo De Carli

La Fondazione Pellegrini Canevascini ha il duplice scopo di documentare la storia del movimento operaio nella Svizzera italiana attraverso la gestione e la conservazione di un centinaio di fondi archivistici, e quello di divulgarne la conoscenza attraverso la pubblicazione di saggi. Il sito web ufficiale permette di avere una conoscenza precisa di come sono articolati gli archivi della Fondazione che, in generale, lascia ad altre istituzioni il compito di conservare, riservandosi quello di trattare e descrivere. Così, è presso l’Archivio di Stato di Bellinzona, per esempio, che si possono consultare i fondi cartacei e fotografici, mentre è presso la Fonoteca Nazionale Svizzera, che si possono consultare i fondi composti di documenti audio.

Avendo come obiettivo ultimo l’attività di formazione, la Fondazione Pellegrini Canevascini venne fondata il 20 febbraio 1965, quando – ricordano in un loro saggio Pasquale Genasci e Gabriele Rossi – «fu composto il primo consiglio direttivo: Guglielmo Canevascini, presidente; Dante Ronchetti, tesoriere; Marco Pellegrini, segretario; Eros Bellinelli e Elmo Patocchi, membri». Ad oltre mezzo secolo di distanza, «con la sua attività archivistica, le ricerche e le pubblicazioni di storia sociale e del lavoro, la Fondazione ha contribuito a costruire la storiografia del movimento operaio e socialista nella Svizzera italiana, quasi inesistente fino a mezzo secolo fa» – si legge nel portale «lanostraStoria.ch», dove la Fondazione ha fatto il suo ingresso recentemente con una selezione di documenti iconografici.

Dal Fondo Guglielmo Canevascini, per esempio, è stata scelta un’immagine, scattata nel 1934, che mostra alcuni operai impegnati nella costruzione della strada che porta a Gandria. L’opera, realizzata in condizioni talvolta molto impervie, fu realizzata tra il 1933 e il 1935, e fu uno dei cantieri che fece aprire Guglielmo Canevascini, allora alla testa del Dipartimento cantonale delle pubbliche costruzioni.

Di questo stesso fondo fa parte una serie estremamente interessante di fotografie scattate nei primi anni Trenta presso l’Ospedale neuropsichiatrico cantonale di Casvegno. È verosimile pensare che le foto dovessero servire per la riflessione allora in corso a proposito delle caratteristiche che dovevano avere le infrastrutture dedicate alla cura dei pazienti psichiatrici ma, a quasi cent’anni di distanza, più che le infrastrutture, colpiscono i ritratti dei pazienti. Nel sito web dell’Archivio di Stato la collezione è composta di circa centocinquanta immagini; si vedono pazienti in cortile, che parlano coi medici, intenti a svolgere attività di gruppo, al lavoro nei campi, nell’orto, che camminano. La foto scelta per «lanostraStoria.ch», del 1934, ritrae un paziente seduto contro la rete di cinta. «Lo storico – dice il testo di commento – non può andare oltre nell’interpretazione di questa singola immagine, ma il corpus nel suo insieme, accompagnato da fonti scritte, permette di approfondire uno spaccato di storia sociale del Ticino nel Novecento». E, in effetti, questo fondo fotografico, meriterebbe di essere oggetto di una tesi di dottorato sulla storia della psichiatria in Ticino.

Per quanto ampio possa essere il ventaglio delle tematiche che la Fondazione Pellegrini Canevascini ha selezionato per le pagine di «lanostraStoria.ch» allo scopo di far toccar con mano la varietà dei fondi gestiti, è comunque evidente che il filone principale – ricco e sorprendentemente variegato perché tocca non soltanto la vita lavorativa bensì anche le attività sociali svolte nel tempo libero –, è quello della storia del movimento operaio e delle lotte sociali, condotte alcune nell’urna, altre in piazza, altre con l’attività pubblicistica, altre ancora con il mezzo principe dell’antagonismo di classe: lo sciopero. Il documento più vecchio, del 1863, è una fotografia scattata in occasione dell’«inaugurazione della bandiera della Società federale di Ginnastica di Bellinzona», l’ultimo, del 1993, è una vignetta del quindicinale satirico «Diavolo» dedicata alla chiusura di «Libera Stampa» – nel frattempo diventata «Nuova Libera Stampa».

Per quanto selettiva, la scelta dei documenti offerti al pubblico del portale ci dice che, nel nostro paese, ci sono stati uomini e donne, per i quali non solo aveva un senso l’espressione «coscienza di classe», ma era la bussola che ne orientava l’azione e il giudizio.