Partire aiuta a crescere

Vivere un’esperienza fuori del comune all’estero grazie al Servizio Volontario Europeo sostenuto da Movetia
/ 03.07.2023
di Valentina Grignoli

Ho sempre pensato che viaggiare in un Paese straniero, osservare, mangiare, annusare, ascoltare fosse molto interessante, ma anche che vivere per davvero il suolo e le persone fosse ancora meglio. Partire per scoprire una cultura facendone parte per un po’, per davvero, vivere il tempo del Paese di destinazione, cavarsela da soli, ma anche, conoscere aiutando. Come? Contribuendo alla quotidianità, insomma lavorando. E come fare per trovarlo, un lavoro, come inserirsi in una società ancora sconosciuta, come imparare lingua usi e costumi? Che fare senza essere ancora professionisti? E, oltretutto, da studenti, senza troppe risorse per poterselo permettere? Una delle risposte la fornisce il Servizio Volontario Europeo, un’occasione eccezionale per trasferirsi per un periodo in un Paese d’Europa e non solo (anche Nord Africa), se si hanno tra i 18 e i 30 anni e si risiede in Svizzera. Movetia, l’agenzia nazionale per la promozione degli scambi e della mobilità all’interno del sistema educativo (www.movetia.ch), si occupa di controllare la qualità delle proposte e di finanziare, attraverso la Confederazione, viaggio, vitto, alloggio e una sorta di paghetta e poi di formare, linguisticamente e al volontariato, i viaggiatori.

Come postulare? Sulle pagine web di due associazioni ICYE Svizzera (icye.ch/) e SCI Svizzera (scich.org) si trovano innumerevoli proposte di volontariato che variano dai due ai dodici mesi.

«Dal 2014 la Svizzera è stata esclusa dal programma europeo Erasmus Plus, la Confederazione ha allora deciso di finanziare il Servizio Volontario attraverso Movetia. Questo permette ai giovani di partire in Europa o nei Paesi vicini come il Nord Africa o l’Azerbaijan», spiega Léa Kolzer, responsabile del programma.

«Si tratta di un programma aperto a tutti, è volontariato, quindi non bisogna necessariamente avere delle conoscenze pregresse». Questo allarga il campo di possibilità per un’esperienza che permette di «uscire dalla propria comfort zone e sviluppare nuove competenze. Vivere da soli all’estero, integrarsi in un’altra cultura. Un’esperienza così arricchente che poi, una volta tornati, permette ai volontari un’entrata più facile nel mondo del lavoro».

Un programma valido non solo per i ragazzi svizzeri che vogliono uscire dal loro Paese, ma anche per tutti quelli europei che ci vogliono venire. «Tutte le organizzazioni svizzere che vogliono accogliere per periodi lunghi fino a un anno dei giovani volontari possono chiedere di farne parte così da avere aiuto supplementare o aprire nuove attività». Si parla di centri giovanili, per esempio. «Finora, in effetti, sono di più i giovani che arrivano qui, di quelli che partono, questo accade anche perché il programma non è ancora molto conosciuto».

Il periodo ideale per questa esperienza è quello tra le scuole superiori secondarie e gli studi universitari, «anche perché è quello giusto per poter fare altro senza interrompere gli studi, sovente infatti si parte per un anno intero. Secondo le nostre statistiche la maggior parte dei ragazzi ha tra i 20 e i 23 anni. Ma abbiamo avuto anche casi di giovani adulti vicino ai trenta». Contattando direttamente evs@movetia.ch è possibile anche farsi assistere per un soggiorno volontario su misura. «È molto importante per noi sottolineare che si tratta di programmi che soddisfano i label di qualità».

Chi sicuramente è molto soddisfatta della propria esperienza è Giorgia Codiroli, ticinese di 19 anni che da settembre si trova in un villaggio nella provincia di Granada al Sud della Spagna. «Sono volontaria per un’associazione spagnola che si occupa di rivitalizzazione del mondo rurale: Intercultural Live. Organizziamo, insieme ad altri ragazzi provenienti da tutta Europa, attività con i bambini del villaggio, ma anche con gli adulti e gli anziani. Diamo anche il nostro supporto nelle classi di inglese e francese in due scuole di Granada. Poi abbiamo diversi orti, e aiutiamo un’associazione che si occupa di progetti finanziati da Erasmus Plus». Non solo, quello che rende speciale l’esperienza di Giorgia è anche il fatto che ogni due mesi gruppi di giovani di diversi Paesi d’Europa si trovano lì per una settimana e mezzo per discutere di tematiche attuali come women empowerment e clima. «Finora abbiamo ospitato tre incontri con gruppi europei e nordafricani».

Perché partire per un’esperienza simile? «Ho finito a 18 anni la Scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali (Sspss), e prima di iniziare l’Università ho deciso di partire per un anno all’estero. Ho optato per la Spagna, anche per imparare la lingua. In Ticino questo Programma non è molto conosciuto, io l’ho trovato navigando in internet e capitando sul sito Icye, che si occupa di fare da tramite con organizzazioni no profit che ospitano volontari in tutto il mondo». Dopo i primi mesi di assestamento, l’esperienza diventa indimenticabile: «All’inizio non è stato facile, ci ho messo un po’ ad abituarmi a una cultura diversa. Molte cose che qui sembrano normali, per me non lo erano, come gli improvvisi cambiamenti di piano e di orari! Io venivo da una rigida routine scolastica… Ma dopo il primo mese e mezzo ho iniziato a capire meglio come funzionava e le cose sono andate bene. Ora sono super contenta e molto soddisfatta».

Quello che rende speciale l’avventura, continua Giorgia, è che «venire qui mi ha permesso di scoprire il mondo e soprattutto guardare la nostra società da un altro punto di vista. Senza contare una nuova lingua, un’altra cultura e l’indipendenza». Come cambia il nostro modo di vivere, un’esperienza simile? «Sono diventata molto più flessibile rispetto a prima. Mi adatto ad altri contesti, diversi da quello in cui sono cresciuta. E poi, prendo le cose come vengono, senza rimuginarci più tanto». Insomma, un’esperienza da consigliare, anche se gli amici di casa mancano un po’. Non ci si dimentica infatti degli anni passati, soprattutto delle esperienze scolastiche: «Mi è venuto utile l’aver lavorato nel settore sanitario, aver imparato a prendermi cura di altre persone. Il mio stage alla Casa per anziani di Claro, per esempio, mi ha aiutata a coltivare l’empatia, che certo, è innata, ma che va allenata. Ora mi accorgo quanto sia servito questo ascolto, mentre lavoro con i bambini». E dopo Granada? «Torno a studiare, a Ginevra, per diventare levatrice ostetrica». Tornare in Svizzera, ci sarà bisogno di abituarsi anche a questo, ma Giorgia andrà «dall’altra parte rispetto al Ticino, in un nuovo mondo, per una nuova avventura, quindi perfetto». E mentre si prepara per una riunione con la coordinatrice e poi a lavorare negli orti, Giorgia conclude: «Questa cosa di uscire dalla comfort zone, all’inizio è difficile ma porta anche maturità personale. Ti ritrovi ad affrontare da solo una quotidianità completamente nuova, dove nessuno ti può aiutare come avrebbero fatto a casa». E soprattutto, guardare il nostro Paese da fuori, e non sempre dall’interno, può aiutarci a conoscere meglio noi stessi e il mondo.