C’è ma non si vede. Potremmo cominciare a descrivere la Valle Onsernone con un indovinello. Cosa c’è che non si vede? Non i boschi, visto che si tratta di una delle valli più verdi del Ticino, non i villaggi aggrappati alle pendici del versante sinistro della valle, con tante belle case costruite dagli emigranti che hanno fatto fortuna all’estero. Ciò che si può intuire, ma non si vede, è il fiume Isorno, che scorre sul fondo, sempre coperto dalla vegetazione: nasce in Italia, dove percorre circa dieci chilometri, poi disegna la valle in territorio elvetico bagnando il comune di Onsernone e a Intragna confluisce nella Melezza.
L’Onsernone è la valle meno frequentata e meno conosciuta del Locarnese. Ed è anche la più povera. Nel 1850 contava tremila abitanti, oggi sono circa 800: 8 per chilometro quadrato. Negli ultimi anni il saldo migratorio è positivo, ma non c’è nessuna inversione di tendenza. Difficile che i giovani scelgano di andare a vivere in valle, ma questo rimane uno degli obiettivi del Municipio.
Lo scorso anno c’è stata l’aggregazione comunale e da allora la valle ha un unico comune, Onsernone appunto. Un gran passo avanti, dal profilo politico, ma non ancora dal punto di vista economico. Che fare per rilanciare la valle?
Bisognerebbe rendere virale la «sindrome dell’Onsernone» che ha colpito lo scorso anno Mike Keller, trentacinquenne nato e cresciuto in valle, espatriato per qualche anno, ma poi ritornato a casa per promuovere il turismo della regione. «Ho sempre avuto voglia di ritornare – ci confida Keller – poi c’è stata questa occasione. Passavo sempre davanti a questa bella villa che non era sfruttata secondo il suo potenziale, ora è un ostello che funziona. C’è gente di ogni parte del mondo che apprezza questa valle, abbiamo prenotazioni soprattutto da parte di giovani che cercano la tranquillità, il contatto con la natura, e scelgono ostelli rurali. Fanno yoga, camminano, studiano, vanno ai bagni. C’è un negozio a due passi e un ristorante a cento metri. È importante creare sinergie con le strutture che già esistono». Siamo nel giardino di Villa Edera ad Auressio, l’ostello rinnovato che offre camere singole e dormitori, cucina e spazi comuni ben arredati e molto accoglienti. La villa è stata costruita nel 1887 da Paolo Calzonio, cittadino di Auressio, emigrato giovanissimo a Parigi, dove da umile spazzacamino divenne impresario di successo.
Nel bel giardino ombreggiato di villa Edera, accanto a Keller, c’è Nicola Pini, a cui il Comune e il Patriziato hanno affidato l’incarico di promuovere il rilancio della valle. Un impegno di due giorni la settimana per un periodo di quattro anni in qualità di manager regionale. «Il mio ruolo – spiega Pini – è di aiutare gli attori della valle a sostenere e dare impulso alle attività. Adesso siamo partiti con tre ostelli, se questi funzionano, possiamo aprire anche quello di Spruga. Stiamo organizzando l’accoglienza, anche puntando sugli alloggi privati a disposizione. Migliora anche il settore della ristorazione. Abbiamo una decina di ristoranti in valle, che stanno allestendo un prospetto che illustri questa offerta; fra settembre e ottobre organizzeremo una rassegna gastronomica, che non può dimenticare il prodotto tipico della zona, la farina bona. Poi introdurremo le biciclette elettriche, che fanno capo alla rete del Locarnese. Un’occasione in più per visitare la valle senza l’assillo del traffico motorizzato.»
Una valle che già oggi offre molte attrazioni: un museo a Loco, il parco dei mulini e le cave di granito a Vergeletto, la riserva forestale tra Crana e Spruga, i Palazzi storici Gamboni e della Barca a Comologno, i bagni di Craveggia al confine di Spruga e, tanto per dissetarsi, tre birrerie artigianali. Un fiore all’occhiello da molti anni è il Centro sociale di Russo: punto d’incontro e di socializzazione, con una casa per anziani e un centro servizi.
L’intento di rilanciare la Valle Onsernone parte da lontano. Dalla nuova concezione federale della politica regionale, in vigore dal 2008, e dagli indirizzi della nuova politica regionale del Canton Ticino. In questo ambito, l’Onsernone è considerata una «zona a basso potenziale». Nel 2010 L’Istituto delle ricerche economiche ha presentato il rapporto «Onsernone 2020: il gusto dell’estremo» che, dopo un’ampia analisi del contesto socio economico, avanzava una serie di proposte per rilanciare la zona. Punto cruciale è che: «la Valle Onsernone è una regione a basso potenziale ma non a potenziale nullo, per cui siamo dell’avviso che sia opportuno lavorare e investire nello scenario “offensivo” di sviluppo programmato. La via è impervia, come la valle, ma non impraticabile. Proprio in questa connotazione di valle estrema si trovano le migliori possibilità di creare prodotti al confine tra tradizione, storia, svago, sport, salute e benessere da commercializzare in un mercato (anche) turistico, sempre più alla ricerca di emozioni forti ed esperienze uniche ed esclusive.»
«Lo studio dell’IRE – ci dice Nicola Pini – pone molto l’accento sul turismo. Qui ci si aspetta di più, l’obiettivo del Municipio è di invitare la gente a trasferirsi in valle. Non siamo fuori dal mondo, Locarno è a trenta minuti. Il primo obiettivo è rilanciare il turismo, ma poi vogliamo incentivare il vivere in valle. Ho scoperto una grande voglia di promuovere la valle, bisogna lavorare assieme, condividere i progetti, coinvolgere gli abitanti. All’inizio c’era anche qualche diffidenza, solo se la gente ci crede le cose vanno avanti».
«Per attirare nuovi residenti e non far scappare i giovani – ci dice il sindaco Cristiano Terribilini – stiamo lavorando su più fronti: dalla creazione di posti di lavoro (e qui il prospettato Parco già ora ha dato i suoi frutti), all’accesso all’abitazione per giovani famiglie, passando per la mobilità e la fiscalità. Ovviamente il Comune, per essere attrattivo, deve poter continuare a offrire quei servizi di base, quali ad esempio la scuola elementare, offerta questa, vista l’attuale evoluzione demografica in atto, che non è purtroppo più così scontata.»
Il rapporto «Onsernone 2020» proponeva lo slogan «Il gusto dell’estremo», giudicato però forse troppo forte in valle. Il sito internet, appena nato e fondamentale per raggiungere soprattutto il turismo giovanile, si intitola «Wild Valley». Pazienza per aver tradito la lingua madre ma, se si pensa di coinvolgere turisti in provenienza dal resto del mondo, la licenza si giustifica.
«Immagino per la nostra Valle un turismo consapevole, – precisa il sindaco – non di persone che arrivano da noi per caso. Un turismo attento alla bellezza del nostro paesaggio, ma anche alla nostra storia e cultura, visitatori che utilizzano i mezzi pubblici per spostarsi e che rimangono in Valle anche per pernottare. Certo, per arrivare a questo tipo di turismo dobbiamo adattare le nostre strutture ricettive, migliorandone la qualità, ma soprattutto quello a cui dobbiamo lavorare è la cultura dell’accoglienza, non solo tra le persone che lavorano nel settore turistico, ma anche tra tutta la popolazione».
La vera scommessa futura è il Parco nazionale del locarnese, un potenziale di sviluppo non indifferente. È in gestazione da tempo e l’anno prossimo, verosimilmente, i cittadini coinvolti dovranno esprimersi. L’Onsernone è il polmone verde del Parco. «Ora si deve definire la Carta del Parco – spiega Pini – ma finora il processo di candidatura è stato positivo e stimolante, con decine di progetti sostenuti e finanziati, di cui anche noi abbiamo beneficiato. Le opportunità sono molte, la popolazione dovrà capire quali sono le limitazioni, ma anche i vantaggi. Va costruito un parco di nuova generazione, con le zone nucleo protette, ma anche con una certa elasticità. Per esempio noi abbiamo le cave in Val Vergeletto che devono poter continuare a lavorare. Bisogna coniugare protezione del territorio e sviluppo economico; se si propone un equilibrio sbilanciato, si rischia che la popolazione non accetti il progetto».
«Il Parco – sostiene il sindaco – verrà approvato solo se prevarrà tra la popolazione chi ha a cuore il futuro della Valle in quanto comunità. Il pericolo concreto al quale siamo sottoposti è che se non troviamo una strada di sviluppo economico, e attualmente oltre al Parco vedo poco altro, diventeremo un territorio in cui ci saranno sempre più residenze secondarie e sempre meno abitanti permanenti. Uno scenario questo che certamente ad alcuni oppositori può anche far comodo, ma che non corrisponde con la mia visione del futuro dell’Onsernone.»
Un’altra idea per far decollare l’Onsernone è la Casa delle valli, uno spazio fisico a Locarno dove vengano presentate tutte le valli del Locarnese con i loro prodotti e le loro attrazioni. L’obiettivo è attirare i locarnesi, ma anche gli altri ticinesi. «Dobbiamo far sentire la Valle Onsernone – conclude Nicola Pini – più vicina di quanto si pensi. Abbiamo bisogno di vicinanza fisica, ma anche politica. L’attenzione del mondo politico è importante. Vivere in Onsernone è bello!»