Il Piccolo museo di Sessa e Monteggio può ingannare: sia per il fatto che non è poi così piccolo sia perché non si trova né a Sessa né a Monteggio. È invece situato a Bonzaglio, frazione di Sessa a pochi metri di distanza dall’altro comune malcantonese di Monteggio, dove abita Angelo Comisetti, che assieme al presidente del museo Franco Caravatti si occupa di aprire le porte dell’esposizione ai visitatori e di condurli, se richiesto, nella visita. «La nostra stagione va grossomodo da maggio a ottobre e solitamente siamo aperti su richiesta, oppure il sabato e la domenica dalle 16 alle 19. Quest’anno però, vista la situazione sanitaria particolare, apriamo solo su appuntamento. Ma la gente non deve aver timore a contattarci, anche con breve preavviso noi siamo sempre pronti per aprire le porte del museo, abitando a pochi minuti di distanza», spiega Angelo.
Oltre ai turisti, sono molte le scolaresche che si recano a Bonzaglio per visitare il piccolo museo lasciandosi condurre nella visita da Angelo o Franco che, aggiungendo aneddoti e racconti, riescono a far rivivere gli oggetti esposti nella struttura, un’antica abitazione che s’affaccia sulla piazza del bel borgo malcantonese. L’esposizione, distribuita su diverse salette, custodisce utensili, documenti, giochi, fotografie, abiti e altri beni caratteristici del passato rurale della regione, ma aprendosi anche al resto del Ticino.
La visita inizia solitamente al piano inferiore, in quella che era una volta la cucina ma anche lo spazio abitativo attorno al 1600. Spazi che, come racconta la nostra guida, «sono in seguito stati adattati e ampliati, ma che una volta erano contigui alla stalla, in modo che il calore emanato dal bestiame, solitamente una mucca, servisse anche per riscaldare le stanze dove le famiglie dormivano». Al piano superiore, oggi luogo adibito all’esposizione, vi era il fienile, dove inizialmente si dormiva pure. Nella cucina sono presenti vari oggetti caduti ormai in disuso, come il tostino per il caffè, il macinacaffè o altri utensili che rimandano alla civiltà contadina e che permettono al visitatore di assaporare al meglio gli aneddoti raccontati dalle guide. La stalla, una volta luogo di riposo della mucca che ogni famiglia (o quasi) aveva per avere del latte a disposizione, ospita ora una moltitudine d’attrezzi legati all’agricoltura, ma anche alle altre attività tipiche del passato: antichi torchi, una vecchia smielatrice, attrezzi dello spazzacamino, martelli, falci, rastrelli, gerla, vagli per castagne (vall in dialetto) e molto altro ancora.
In un’altra sala vengono proposti alcuni mestieri del passato, quali lo zoccolaio (zocorin in dialetto locale), il calzolaio (sciavatin), il fabbro (ferée), l’arrotino (moléta) o il riparatore e fabbricante di sedie (cadregatt). Sono esposti attrezzi che permettevano di praticare questi mestieri indispensabili e Angelo mostra per esempio come si utilizzava la capra, un attrezzo utilizzato per intagliare le zoccole e le suole degli zoccoloni, di cui se ne possono ammirare alcuni esemplari tipici delle nostre regioni.
Al falegname e ai mestieri del bosco, è invece dedicata un’altra stanza intitolata bosch, boschiröö e legnamée, in cui si segue il percorso di un oggetto dall’albero al prodotto finito, con fili a sbalzo, seghe, pialle e i vari utensili esposti su un bel tavolo da falegname, il tutto corredato da alcune foto d’epoca.
La lavorazione della canapa, del lino e della lana erano pure delle attività importanti del secolo scorso e occupano altri spazi del Piccolo museo di Sessa e Monteggio, anche qui tramite attrezzi e oggetti che si animano con i racconti o con le dimostrazioni delle guide. Ci sono per esempio arcolai, pettini, gramole, filatoi o un piccolo telaio che ricordano queste attività. Non manca la seta, legata all’allevamento dei bachi e alla loro vendita, le macchine da cucire o i ferri da stiro, con i diversi modelli a carbone o con inserti di ferro riscaldati sul fuoco. In questa vita rurale caratterizzata dal lavoro c’era anche un po’ di tempo per i giochi e il museo offre una piccola rassegna di alcuni giocattoli in legno, costruiti prevalentemente a mano da abili mani.
Il museo, giunto ormai al suo 52° anno d’esistenza, si trova lungo il Sentiero dell’acqua ripensata e si è evoluto con gli anni, aggiungendo regolarmente degli oggetti che vengono perlopiù donati da persone del luogo. L’ultimo settore, nato nel 2019, è quello dedicato al latte, con una latteria riscostruita in una delle stanze dell’antica abitazione, dove ritroviamo utensili tipici del casaro, in metallo o in legno, come zangole (penagie), conche, stampi per formaggini, assi, bidoni e secchielli del latte. Il prossimo progetto, spiega Angelo, è quello di una sala con abiti e vestiti di una volta, per i quali il museo sta già cercando dei manichini per l’allestimento.
Contatti
Angelo Comisetti, angelocomisetti@hotmail.com, 079 467 67 32 o Franco Caravatti, franco.caravatti@bluewin.ch, 079 444 36 33