Odontoiatria, una storia che lascia a bocca aperta

Igiene orale - Dall’Antichità ai giorni nostri, l’evolversi di un’arte medica tra vermi e oro, ciarlatani e scienza.Oggi la prevenzione dentaria nelle scuole è il fiore all’occhiello del nostro Cantone, ma non è sempre stato così
/ 12.12.2022
di Sara Rossi Guidicelli

Se avete paura di andare dal dentista, o comunque siete un po’ riottosi, un rimedio c’è: pensare a cosa è stata in passato la cura dei denti; vi basterà visitare un museo della profilassi dentale (ce ne sono a Torino, Bologna, Londra, Linz, Baltimora…) o anche solo fare un giro sul web alla ricerca di mummie con i denti d’oro o antichi strumenti da «medico della bocca».

La storia dell’odontoiatria si estende molto nel passato e rivela che la cura dei denti è una delle arti più antiche che l’uomo conosca. Ci sono prove che già nel neolitico si è cercato di curarli e nelle terre del Pakistan di 7000 anni or sono i contadini avevano denti cariati «riempiti» con materiali diversi.

La ricostruzione delle origini dell’odontoiatria mostra che i metodi di cura dell’epoca erano apparentemente molto efficaci. La prima otturazione dentale, a base di cera d’api, è stata scoperta in Slovenia e risale a circa 6500 anni or sono: un canino fratturato è stato così rifatto. Sin dai tempi dei Sumeri si credeva che un verme fosse responsabile della carie nei denti e questa credenza perdurò fino ai tempi moderni. Esiste un libro, del VII secolo a.C., ritrovato nella biblioteca assira del Re Assurbanipal, che si intitola Quando un uomo ha mal di denti. Il testo dice che quel verme è con ogni probabilità un demone o uno spirito maligno e quindi che va curato con scongiuri e rituali magico-religiosi.

Per moltissimi secoli, in tutto il mondo cristiano, l’unico rimedio (perlomeno per i poveri) è stato quello di pregare Santa Apollonia, martire vissuta ad Alessandria d’Egitto nel III secolo a.C. e alla quale sono dedicate numerose cappelle anche in Ticino. Ancora oggi è la santa protettrice dei dentisti, dato che il suo martirio consistette nell’estrazione di tutti i denti prima di essere gettata nella pira.

La tecnologia dentale fu inventata probabilmente dagli Etruschi e dai Fenici, che la tramandarono agli arabi che estesero le loro conoscenze agli antichi Romani e Greci, raggiungendo il mondo occidentale. Aristotele inventò uno strumento particolare (una specie di pinza) per l’estrazione dei denti dolorosi e si cominciò a sostituirli con finti denti di oro o avorio. I dentisti nell’antica Roma erano spesso schiavi greci, che potevano ottenere la libertà se riuscivano ad alleviare il dolore dei loro pazienti. Nel Medioevo, invece, la professione di dentista era esercitata dai barbieri, ricordate come si presenta il Barbiere di Siviglia? «Io son barbiere, parrucchiere, chirurgo, botanico, spezial, veterinario, il faccendier di casa…». In realtà, prima era stato affare dei monaci e dei sacerdoti, ma in piena epoca di crociate si era deciso che gli uomini di Dio non si sarebbero più occupati di queste cose; Papa Alessandro III disse: «Gli interventi sanguinosi sono incompatibili con il sacerdozio: Ecclesia abhorret a sanguine (la Chiesa si ritrae di fronte al sangue)». Uccidere sì, curare no.

Dall’Ottocento, poi, le corporazioni di barbieri e chirurghi in Europa si separarono, e fu così che i barbieri poterono finalmente occuparsi solo di barba e capelli, mentre la professione di chirurgo si andava specializzando nel resto del corpo umano. Se prima le cure dentarie e la chirurgia in generale erano considerate «medicina di serie B», le cose con il tempo sono cambiate, avvicinando piano piano la professione del chirurgo e del dentista agli studi di medicina. L’anestesia, per fortuna, era nata nel 1776, con la somministrazione di gas esilarante, passata poi all’etere e al cloroformio.

Solo nel 1843, la teoria del verme viene trasformata dall’anatomista Michael Pius Erdl in una teoria parassitaria; segue poi l’idea che si tratti di infiammazione, fino al 1890 quando si comincia a parlare di batteri. È allora che si inizia a pensare che «un dente pulito non marcisce mai». Successivamente, si sviluppa l’ipotesi della placca, che stimola i germi e i lattobacilli. La strada per la profilassi dentale come rimedio primo è spianata, anche se ci vorranno ancora molti anni prima che davvero si diffonda la cultura della cura preventiva dei denti.

L’igiene orale era nata però molto tempo prima: già nell’Antichità si usano bastoncini fibrosi che fungevano da spazzolino da denti e il sorriso smagliante era già segno di bellezza. A coniare il nome di dentifricio era stato Plinio il Vecchio. Ingredienti per fabbricarlo: osso, corno o conchiglia di mollusco polverizzato, polvere di pomice, bicarbonato di sodio mescolato con mirra (se si pensa che come collutorio veniva usata l’urina, un osso di mollusco non dovrebbe fare tanto ribrezzo). Altre tecniche per prevenire la carie erano, presso i popoli cinesi ed egizi, masticare corteccia di albero, piume di uccello, lische di pesce o aculei di porcospino.

Il primo spazzolino rinvenuto risale alla Cina del 1500, ed era composto da setole di maiale. In Europa lo spazzolino si è diffuso solo alla fine del Settecento, ancora tutto fabbricato con materiali animali. La pratica di spazzolarsi i denti tuttavia è diventata di uso comune a partire dalla Seconda guerra mondiale, quando l’esercito americano richiedeva ai soldati pratiche igieniche ferree, tra cui il lavarsi i denti quotidianamente; nel 1938 seguì lo sviluppo del primo spazzolino in nylon.

Sembra che il primo programma di profilassi infantile sia stato lanciato nel 1851 in Belgio. Da noi in Ticino ha iniziato a svilupparsi dagli anni Quaranta del Novecento e nel 1985 si è tenuto il primo corso di assistente di profilassi dentaria comunale. Oggi lavorano 57 operatrici dentarie scolastiche che fanno visita due volte all’anno a tutti gli allievi delle scuole dell’infanzia e delle scuole elementari. Forse ve le ricorderete: si occupano di sensibilizzare i bambini alla pulizia dei denti, insegnano come usare lo spazzolino e spiegano l’importanza di prevenire la carie invece che curarla. Rispetto ai ricordi di chi andava a scuola negli anni Cinquanta o Sessanta, la pedagogia usata ha fatto passi da gigante: ora queste visite sono un gioco, piuttosto che un momento di terrore.

Le statistiche dimostrano come le carie nei ragazzi ticinesi siano drasticamente diminuite, soprattutto nel periodo tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta. È avvenuto un salto di qualità immenso nella cura dei denti da parte dei ragazzi: la cultura della prevenzione ha funzionato. E ora che siamo alla terza generazione – mi spiega Alessandro Perucchi, responsabile cantonale delle operatrici dentarie scolastiche e membro della commissione di vigilanza del Servizio Dentario Scolastico – si possono veramente raccogliere i frutti. Purtroppo i problemi si vedono ancora, soprattutto quando i genitori non sono stati sottoposti anche loro a questo programma di istruzione. La cultura della profilassi è qualcosa che ci si passa di generazione in generazione.

Quello che invece ancora molti non sanno è che lo zucchero può nascondersi in prodotti «insospettabili», come il ketchup o le bevande gassate. La combinazione di acido e zucchero è deleterio, mi spiega il medico dentista SSO Perucchi. Per questo il servizio dentario scolastico non si limita alla profilassi indirizzata ai bambini, ma in collaborazione con il Cantone, ha creato delle linee guida per la merenda nelle scuole, gli spuntini e le direttive per i pranzi al sacco, dove si consigliano alimenti sani, acqua da bere e frutta al posto dei dolci.

Altro pilastro del servizio è che a ogni sede scolastica delle elementari e delle medie è assegnato un medico dentario: ogni bambino ha diritto di andare a fare una visita gratuita di controllo ogni anno. Il medico dentista verifica se ci sono problemi di carie, di igiene orale od ortodontici e propone eventuali misure profilattiche e terapeutiche, oppure ancora consiglia una visita specialistica. Tutto ciò fino a un massimo di 700 franchi all’anno per bambino, normalmente rimborsati alla famiglia, anche se alcuni Comuni chiedono una partecipazione ai genitori. Tuttavia in media vengono usati circa 150 franchi per bambino. È anche preposta una Commissione Cantonale di controllo affinché non ci siano abusi da parte dei medici dentisti.

I dentisti oggi consigliano ai genitori di lavare loro stessi i denti ai propri figli una volta al giorno almeno fino alla terza elementare, e proseguire anche dopo diminuendo la frequenza a una volta su sette, per un paio di anni ancora. È importante responsabilizzarli ma anche mostrargli che è un’attività di famiglia, che riguarda tutti e che ci si può anche divertire per l’appunto lavandosi per esempio i denti a vicenda.

Non ci resta dunque che ammirare questa parte dell’evoluzione umana e iniziare a toglierci l’atavica paura del dentista.