Nota

Nella sezione «Nazionale» Luca Beti firma un reportage sul laboratorio Mont Terri, nel canton Giura, dove si svolgono esperimenti per determinare le caratteristiche della roccia che dovrebbe ospitare le scorie radioattive della Svizzera. L'articolo si intitola: L’argilla opalina, bara ideale per le scorie radioattive svizzere?


Non è come spegnere la luce di casa

Energia - La disattivazione della centrale nucleare di Mühleberg è iniziata, ma lo smantellamento sarà un lento processo di almeno quindici anni
/ 30.11.2020
di Loris Fedele

Dopo 47 anni di esercizio il 20 dicembre 2019 la Centrale nucleare di Mühleberg (CNM), nel Canton Berna, è stata definitivamente spenta. Nel gennaio di quest’anno sono iniziati i lavori di disattivazione che dureranno, secondo il programma, almeno 15 anni. L’operazione verrà eseguita principalmente dal personale della BKW (FMB Energie AG), che ha gestito la centrale in tutti i suoi anni di vita, e che ha competenze tecniche e profonda conoscenza dell’impianto. Si affiancheranno periodicamente alcuni esperti internazionali e fornitori di servizi esterni, indispensabili per compiti specializzati riguardanti lo smantellamento delle centrali nucleari.

Sono poche le centrali nucleari al mondo che sono state disattivate o smantellate, ognuna di esse ha peculiarità di struttura e di collocazione, per cui il lavoro risulta delicatissimo, come sempre quando si è in presenza di emissioni radioattive. L’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN), che è l’autorità di sorveglianza preposta, in un recente comunicato ha attestato la sua sorveglianza sul procedere dei lavori. La disattivazione di un impianto di questo tipo e il successivo smantellamento si svolgono a tappe.

Spegnere una centrale nucleare non è come girare l’interruttore della luce di casa. Tutto è cominciato con l’inserimento completo delle barre di controllo tra gli elementi che contengono le pastiglie radioattive del reattore. Con questa operazione si ferma la reazione nucleare a catena per cui il reattore progressivamente si spegne. Non è una cosa immediata.

Ricordo brevemente il funzionamento di una centrale nucleare. Nel processo di fissione una particella chiamata neutrone colpisce il nucleo di un atomo di uranio. Questo la incamera e così perde il suo equilibrio e si divide. L’atomo di uranio produce due diversi atomi radioattivi e libera 2 o 3 neutroni che andranno a colpire altri atomi di uranio, ripetendo il processo accaduto prima. Si innesca così la cosiddetta reazione a catena, nella quale si libera energia termica. Una centrale nucleare differisce da una centrale termica a petrolio o a carbone solo per il modo di produrre calore. Dato che lo scopo è quello di produrre vapore, si utilizza l’acqua come fluido refrigerante del reattore. Nei reattori ad acqua bollente, come quello di Mühleberg, l’acqua viene trasformata in vapore direttamente nel reattore. La potenza di un reattore, e quindi la sua capacità di produrre calore, viene regolata con l’aiuto delle barre di controllo che hanno il compito di assorbire parte dei neutroni prodotti dalla reazione nucleare, impedendo loro nuovi inneschi non voluti. Per questo si parla di «reazione controllata» all’interno dei reattori. Le barre di controllo assorbono tanti più neutroni quanto più sono introdotte nel reattore che contiene le pastiglie di combustibile uranio. Se sono immerse completamente, la reazione si interrompe. Non è però che i tubi contenenti le pastiglie di uranio si raffreddino di colpo. Per loro natura continueranno per un certo tempo a emanare calore e naturalmente anche radioattività.

In una prima fase a Mühleberg, una volta spento il reattore, quei tubi di combustibile sono rimossi e immersi in vasche di raffreddamento. Tutto questo avviene all’interno della centrale e per i componenti fortemente radioattivi addirittura all’interno della vasca del reattore. Secondo il programma stabilito, l’anno prossimo le barre di combustibile debitamente tagliate saranno trasferite nel deposito intermedio per le scorie nucleari di Würenlingen, nel Canton Argovia. Tutti gli elementi radioattivi dovranno finire laggiù entro la fine del 2024. Per le strutture e i materiali che a contatto o in presenza della radioattività sono stati contaminati lo smantellamento è previsto a partire dal 2025. Per il 2030 l’area della centrale dovrebbe essere libera da materiale radioattivo. Gli edifici non riutilizzabili verranno poi demoliti.

Dopo che la Strategia Energetica 2050 ha portato il Consiglio federale e il parlamento, con l’avallo del popolo, a decidere l’abbandono dell’energia nucleare, lo spegnimento della centrale di Mühleberg è simbolicamente importante. Però va ricordato che la sua chiusura è stata decisa dai gestori per pure considerazioni economiche, tenerla aperta costava troppo. Tecnicamente avrebbe potuto andare avanti ancora per qualche anno. La legge dice che le nostre centrali nucleari non saranno sostituite da altre nuove a fine esercizio, però potranno continuare a funzionare fino a quando ne sarà garantita la sicurezza.

Non vi è alcun limite di durata di vita di una centrale nucleare sul nostro territorio. Per cui anche se la voce «sicurezza» si riferisce alla protezione della salute e dell’ambiente, è chiaro che tutto ruoti attorno a discorsi economici e politici. Detto tra parentesi, stando a una valutazione del 2016, la disattivazione e lo smaltimento di Mühleberg costerà a BKW 3 miliardi di franchi. L’80 per cento dei costi è già coperto, per il finanziamento completo si parla di oltre 100 anni.

Nella Confederazione vi sono altri 4 reattori nucleari (Beznau 1 e 2, Gösgen e Leibstadt) la stima attuale per il loro futuro smantellamento ammonta a 24 miliardi di franchi. Tralasciamo considerazioni economiche e politiche perché in questa pagina dobbiamo limitarci a un discorso ambientale e di salute pubblica. Parlando di centrali nucleari inevitabilmente si cade sul problema delle scorie radioattive e della loro conservazione in luoghi sicuri. Per questo, fin dal 1972, gli esercenti e la Confederazione hanno fondato la NAGRA (Società cooperativa nazionale per l’immagazzinamento delle scorie radioattive) che ha il mandato di pianificare la gestione delle scorie e di procedere alle necessarie indagini per l’evacuazione delle scorie altamente radioattive in strati geologici profondi.

Che dopo quasi 50 anni di studi e ricerche non si sia ancora arrivati a una scelta definitiva per il deposito la dice lunga sulle difficoltà dell’operazione. Perché il periodo nel quale questi residui nucleari continuano a emettere radiazioni nocive per la salute, e anche mortali, dura da alcune decine di migliaia di anni fino a un milione di anni. Bisogna confinarle in luoghi assolutamente sicuri. È questo il prezzo più pesante che dobbiamo pagare alla scelta energetica nucleare.

Attualmente le scorie, con un volume limitato, sono depositate presso le centrali nucleari che le producono e in due depositi centrali nel Canton Argovia. Ma è una soluzione intermedia. Alla chiusura di tutte le centrali nucleari svizzere ci saranno circa 100mila metricubi di materiali radioattivi che dovranno finire sigillati in depositi geologici profondi. Dopo aver scartato moltissime opzioni la NAGRA concentra la sua scelta su uno di 3 siti: nel Giura orientale, a Lägern Nord (AG/ZH) e nel Nord Est zurighese. Tutti ubicati in formazioni geologiche che per millenni sono state molto stabili e impermeabili, così da poter restare tali anche con il pericoloso regalo che lasceremo in deposito.