«Non aiutiamoli troppo per farli crescere bene!». Il caffè delle mamme di settembre, meglio dichiararlo subito, inizia con un proposito che fa un po’ male al cuore. Ma il suggerimento arriva da Paolo Crepet, tra gli psichiatri italiani più noti, oltre 3600 conferenze pubbliche in teatri e scuole, autore di libri come La gioia di educare, Impara a essere felice e Il coraggio, uno per intenderci abituato a prendere a pugni con le parole i genitori e a ricevere in cambio applausi. Perché, alla fine, tutti devono ammettere che, forse, ha ragione lui.
Gli telefono in cerca di consigli da portare a Il caffè dopo avere visto su Facebook un suo video-intervento dello scorso gennaio che ha avuto 8 milioni di visualizzazioni e 100 mila like in pochi giorni e che ancora sta rimbalzando sui social: «Quando un genitore dice “io non ho mai fatto mancare niente a mio figlio esprime la sua totale idiozia” – scandisce Crepet –. Il compito di un genitore è fare mancare qualcosa».
Dalla nostra chiacchierata esce il «metodo Crepet» nell’allevare i figli su cui ciascun genitore deve, perlomeno, riflettere. Eccolo in cinque punti.
Uno. L’obiettivo che dobbiamo darci è crescere bambini e adolescenti che abbiano autonomia, autostima e creatività. Come Crepet spiega ad «Azione», sono le tre chiavi da consegnare ai nostri figli per aprire loro le porte della vita.
Due. Per riuscirci è meglio essere «mamme anatra» piuttosto che «mamme canguro». «Avete mai visto in uno stagno un’anatra? Gli anatroccoli dove stanno? – chiede Crepet –. Dietro». La considerazione successiva dello psichiatra è che le anatre sono intelligenti, mentre noi mamme e papà no perché i figli li mettiamo davanti! Oppure li teniamo appiccicati a noi, modello canguro. «Il compito di genitori è indicare la strada. Per poi lasciare che prendano il volo. L’amore è vederli volare in un mondo che non ti ha regalato nulla, ma dove quello che hai lo devi conquistare – sottolinea Crepet –. E non lo puoi fare se cresci servito e riverito come un piccolo lord rimbecillito su un divano».
Tre. La conseguenza? Per Crepet non c’è alcun dubbio: «Quando crediamo in un ragazzo non lo dobbiamo aiutare. Se è bravo ce la fa». Bisogna stimolare curiosità, ingegno e talento. Non fare i sindacalisti dei figli con gli insegnanti o stare seduti di fianco a loro per ore mentre fanno i compiti a casa. E neppure stargli addosso di continuo, chiedendo: «Ce la fai? Hai bisogno?». E, a proposito delle parole di Crepet che arrivano come pugni a genitori che talvolta si riducono a pugili suonati: «La verità è che vogliamo male a chi abbiamo messo al mondo. Già da quando gattonano risolviamo loro tutti i problemi. Vogliamo che se ne stiano con noi, anche se interconnessi». Meglio invece spingerli a uscire di casa e anche a sperimentare esperienze all’estero (al Caffè delle mamme, però, sottolineiamo che la cosa va fatta con la giusta prudenza): «Non diciamo più ai nostri figli che all’estero “c’è brutto tempo” e che “si mangia male”, perché il meglio per i nostri figli non possono essere il meteo.it né tripadvidsor per le serate al ristorante». Non farli crescere iperprotetti e lasciarli vivere, vuol dire anche che devono sperimentare il dolore, le cadute, le delusioni, le frustrazioni.
Quattro. In quest’ottica per Crepet educare è togliere: «Per una generazione che è cresciuta con tutto e quindi non conosce il desiderio, il coraggio è quello di togliere, non quello di aggiungere. È il nuovo verbo di una possibile rivoluzione culturale e antropologica. Perché se a un ragazzino dai tutto, gli hai fatto un danno gravissimo, gli hai tolto il desiderio. Come fai a desiderare quello che hai? Come fai a non crescere depresso? La vita va scoperta». Lo psichiatra è caustico: «La Costituzione obbliga i genitori a mantenere in vita i figli ma non li obbliga certo a regalare tutte quelle cose che ora, invece, vi apprestate a regalare a Natale, né li obbliga a dare i soldi al figliuolo per andare a Ibiza con gli amici mono-neuronici come lui, o per ubriacarsi di spritz la sera fino a finire al pronto soccorso, né la Costituzione vieta ai genitori di togliere il telefonino e Internet quando non c’è reciprocità. E allora perché continuate a fare tutte queste cose? Io faccio una cosa per il ragazzo solo se il ragazzo fa qualcosa per sé».
Cinque. E allora noi genitori, per il metodo Crepet, più che a un condono emotivo, dobbiamo puntare a lezioni di emozioni. Vivere infelici, parafrasando l’editore Leo Longanesi, può costare meno fatica: non si può stare fermi a compiangersi, ma bisogna reagire e inseguire i sogni. Nessun alibi, al diavolo la paura che immobilizza. Il riferimento è alle parole di Sant’Agostino: «La speranza ha due figli bellissimi: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle».
Insomma, al Caffè delle mamme ci convinciamo che dobbiamo crescere i figli in modo che siano capaci anche di trovare dentro di sé la forza per cambiare anche quello che non gli piace. Ma saremo capaci?