Neve, ghiaccio, vento e molto altro

Clima - L’istituto SLF del WSL a Davos è un centro di ricerca all’avanguardia che si occupa anche dell’influsso dei cambiamenti climatici in alta quota, non solo di valanghe
/ 10.02.2020
di Elia Stampanoni

Davos richiama la neve, le montagne o gli sport invernali ed è proprio nella località grigionese che dal 1945 opera l’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe SLF, una delle sedi dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL.

Oltre a emettere i noti bollettini delle valanghe che si possono ascoltare o visualizzare durante il periodo dal tardo autunno alla primavera, la struttura è soprattutto un centro di ricerca conosciuto a livello mondiale. L’insegnamento e le relazioni pubbliche sono altri campi d’attività dello SLF, che ogni anno accoglie oltre 3mila visitatori presso la sua sede di Davos, mentre il sito internet registra 16 milioni di visite annue. I 140 dipendenti, tra cui anche circa 25 dottorandi e 10 studenti, sono impegnati giornalmente sui temi legati alla neve e alle valanghe, ma il tutto non è mirato solamente ai citati bollettini.

A Davos si fa ricerca. Si studia per esempio in che modo reagiscono gli ecosistemi ai cambiamenti climatici, osservando come le specie si stanno diffondendo sempre più anche a quote maggiori, come illustra Christian Rixen, collaboratore scientifico dell’istituto SLF: «Abbiamo diversi progetti con i quali osserviamo la reazione delle specie vegetali a un rialzo della temperatura di 2°C, dati che contribuiscono a stabilire dei possibili scenari. In questi anni abbiamo potuto osservare come sempre più specie, a causa del riscaldamento climatico, si spostino e si adattino ad altitudini maggiori. Un rilievo realizzato nel 1835 sul Piz Linard (a 3411 metri s.l.m.) riportava per esempio di una sola specie esistente, mentre oggi ne possiamo trovare diciassette. Risultati simili giungono anche da ricerche effettuate in altri istituti con cui collaboriamo in tutto il mondo. Solo in Svizzera sono oltre 150 le vette in cui si è potuto documentare e osservare un’evoluzione analoga».

Uno sviluppo costante che tuttavia solo negli ultimi 20-30 anni ha registrato una crescita più marcata: «Sì, quanto stiamo vivendo è qualcosa di straordinario, – continua Rixen – con sempre più specie, prima limitate ad altitudini inferiori, che colonizzano alte quote con conseguente rischio per quelle più sensibili a una convivenza e, di riflesso, con un pericolo per la biodiversità. Avere più specie vegetali in alta quota può però anche avere degli effetti collaterali positivi, pensiamo per esempio alla prevenzione dell’erosione».

Gli studi effettuati dall’istituto di Davos trovano poi anche un’applicazione nella pratica, come nell’elaborazione di linee guida o consigli per il rinverdimento in alta quota, informazioni che possono essere molto utili durante lavori di riforestazione, bonifica o altri interventi di miglioria sul territorio.

Oltre allo studio degli ecosistemi naturali e dei loro mutamenti, l’istituto SLF si occupa chiaramente in modo intenso anche di neve, ghiaccio e vento, tutti elementi tipici e caratterizzanti dell’ambiente alpino. Proprio sulla base di queste ricerche, l’istituto sviluppa inoltre progetti, strategie e provvedimenti concreti volti a proteggere la popolazione dai pericoli naturali, in particolare dalle valanghe.

Svariati gli strumenti a disposizione dei collaboratori del centro di ricerca grigionese, tra cui il sito sperimentale sul Weissfluhjoch, a 2540 metri di altitudine sopra a Davos. Fondato nel 1936, fornisce una serie di dati su altezza del manto nevoso, consistenza della neve fresca, così come profili stratigrafici. Dagli anni cinquanta l’istituto SLF gestisce inoltre l’osservatorio dello Stillberg, in una valle laterale di Davos, la Dischma, dove oggi vengono studiati anche gli effetti dei cambiamenti climatici sul limite del bosco. Nel 2016 è invece stato inaugurato un ulteriore luogo di sperimentazione nella zona di Davos Laret, dove attualmente vengono svolte misure soprattutto per rispondere alle questioni riguardanti il telerilevamento di neve e ghiaccio.

Sul Weissfluhjoch, accanto agli strumenti d’osservazione, l’istituto SLF ha avuto fino al 1996 anche la sua sede principale. Con il passare del tempo, gli svantaggi del luogo, tra cui la difficile accessibilità e gli spazi limitati, hanno superato i privilegi offerti da un edificio situato in mezzo alle montagne. Un mutamento dovuto anche agli sviluppi tecnici, che hanno reso progressivamente sempre più obsolete attività come il «guardare fuori dalla finestra» e il raffreddamento naturale. I ricercatori si sono così trasferiti a valle, in Flüelastrasse 11, mentre la sede in vetta lo scorso ottobre è stata venduta alla società degli impianti di risalita Davos Klosters Bergbahnen.

All’istituto, quindi, si lavora oggi anche con sofisticati strumenti che sfruttano le più moderne tecniche scientifiche. Per esempio un macchinario è in grado di produrre la neve come cade in natura e quindi in seguito simulare, in condizioni di laboratorio, come si comporterà per offrire valide informazioni sulla meccanica della neve e la formazione di valanghe. Nella valle della Flüela si trova invece una galleria del vento che permette di studiare il comportamento e le proprietà di diversi fattori in determinate condizioni atmosferiche e climatiche. Informazioni che tornano utili anche per ottimizzare i bollettini sulla neve, per i quali l’istituto, insieme ai Cantoni, gestisce anche una fitta rete di stazioni automatiche di misurazione del vento e della neve ad altitudini elevate, in aggiunta ai dati delle oltre 200 osservazioni quotidiane.

Non mancano gli studi sul permafrost (suolo perennemente ghiacciato) con l’obiettivo di comprendere meglio i processi e individuare tempestivamente eventuali pericoli.

L’istituto SLF di Davos fa parte dal 1989 dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL, il quale si occupa di problemi legati alla strutturazione, utilizzo e protezione di habitat naturali e urbani. «Il WSL – leggiamo sul sito internet – elabora soluzioni per un utilizzo responsabile del paesaggio e delle foreste e per una gestione oculata dei pericoli naturali particolarmente frequenti nei paesi di montagna».

Il WSL, che fa a sua volta parte del settore dei Politecnici federali e impiega circa 500 dipendenti, gestisce oggi oltre seimila aree di studio, tra cui impianti sperimentali per l’osservazione di cadute massi o di colate detritiche, esperimenti sugli effetti a livello forestale dei mutamenti climatici e studi sulla rigenerazione dei siti colpiti da eventi naturali come tempeste o incendi. Oltre alla sede di Davos, il WSL ha una sede principale anche a Birmensdorf (Zurigo) e altre antenne regionali a Losanna, Cadenazzo e Sion.