Nessun problema, sono il numero 1

Sport - Interrotto per contagio il Torneo di tennis organizzato da Novak Djokovic. La parola d’ordine per il ritorno alla normalità è «pazienza»
/ 06.07.2020
di Giancarlo Dionisio

Com’è quel detto che distilla saggezza popolare? «La gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi». Già, proprio così. A voler correre troppo in fretta si rischia: in auto, in moto, in bicicletta, e anche con una racchetta in mano. L’Adria Tour, torneo andato in scena in Croazia e Serbia, e che avrebbe voluto sancire il ritorno alla quasi normalità, è stato interrotto dopo che alcuni dei suoi partecipanti sono risultati positivi ai controlli anti Covid 19. Dapprima il tampone aveva fermato il bulgaro Grigor Dimitrov. Poi la stessa sorte è toccata al croato Borna Coric. Quindi è stato il turno del serbo Viktor Troicki, unitamente alla moglie, incinta. Con inquietante rapidità sono giunte le positività del preparatore di Djokovic e dell’allenatore di Coric. Quando si era quasi giunti ai titoli di coda è toccato a lui, sua Maestà, il numero 1, Novak e a sua moglie Jelena.

Erano nobili e filantropiche, le intenzioni della manifestazione, il cui obiettivo era quello di raccogliere fondi per sostenere famiglie in difficoltà. Tuttavia, ironia della sorte, l’Adria Tour si è invece ritrovato a essere un potenziale protagonista di un’eventuale recrudescenza della pandemia. Qualcuno, a giusta ragione, obietterà che si gioca a calcio un po’ ovunque. È vero, ma lo si fa a porte chiuse, in stadi deserti. Le pochissime persone coinvolte, a eccezione dei 22 giocatori in campo, che vengono costantemente controllati, si comportano nel pieno rispetto delle regole di igiene e di distanziamento sociale. 

Negli stadi in cui si è giocato a tennis, gli spalti erano gremiti. Prima, durante e dopo gli incontri, nessuna regola è stata rispettata. Come se nulla di anomalo e di grave fosse accaduto da febbraio a giugno sul nostro pianeta. Un paio di settimane fa, la fine della tappa serba del torneo è stata sottolineata con una rimpatriata generale. Tutti in discoteca a folleggiare fino all’alba. Baci, abbracci, balli, brindisi, ricchi premi e cotillons! Come se non ci fosse un domani. Le conseguenze di cotanta imprudenza possono essere gravi. In primo luogo, la positività dei giocatori potrebbe indurre l’ATP (Association of Tennis Professionals) a rivedere le sue intenzioni in merito al ritorno ufficiale alle grandi competizioni. Si teme infatti che lo svolgimento degli US Open, secondo eventuale Grande Slam della stagione, possa essere cancellato o rinviato. Inoltre la difficile rintracciabilità degli spettatori, dei loro movimenti, dei loro contatti, potrebbe riaccendere focolai del virus, in Serbia, in Croazia, e, perché no, anche in altri paesi. 

Molti osservatori, molte testate giornalistiche, hanno crocifisso Novak Djokovic per la sconsideratezza del suo progetto. Il Numero 1 del Ranking Mondiale si è scusato, ammettendo di aver sottovalutato una situazione che gli pareva molto più vicina alla normalizzazione. L’essersi assunte le responsabilità lo riscatta parzialmente, anche perché non ha preteso di addossare le colpe a manager, procuratori, imprenditori che certamente avevano intravisto la possibilità di realizzare dei profitti. 

È un giocatore straordinario, No-le. Muscoli più elastici di una fionda, mentale d’acciaio, tecnica affinata da ore e ore di allenamenti. Tuttavia, in questa circostanza, non può sfuggire al confronto impietoso con gli altri due fenomeni del circuito ATP. Mentre Djokovic si massacrava di allenamenti per tornare alle competizioni in fretta e al top, Rafael Nadal e Roger Federer staccavano la spina, restandosene a casa, in famiglia, e mettendosi a disposizione per appelli ufficiali alla prudenza e al rispetto delle regole. Se aggiungiamo il fatto che Novak aveva stupito per l’accorato appello contro l’utilizzo di un eventuale vaccino anti Coronavirus, ecco che la frittatona è servita. 

Sia chiaro, è un suo diritto non vaccinarsi. Del resto, in una comunità di vaccinati, che problema comporterebbe un non vaccinato? Tuttavia, in piena pandemia, con le cifre dei contagi e dei decessi che inquietavano il mondo, questa sua presa di posizione non ha certo contribuito a farlo salire nel Ranking della simpatia. E non è certo una questione di numero di Grandi Slam conquistati.

La vicenda Adria Tour mette tuttavia in risalto quanto sia importante il concetto di responsabilità individuale, che tutti noi stiamo vivendo sulla nostra pelle, da quando più o meno tutto è stato riaperto. Facile mettere in croce Djokovic, ma se lui ha potuto sbagliare è anche perché le condizioni glielo hanno concesso. L’auspicio è che tutto ciò serva quantomeno da monito, e che induca il mondo dello sport, e non solo, a essere più prudente.