Il Lucomagno è un territorio di transito, passaggio dal Ticino al Grigioni, dalla valle di Blenio a quella di Medel, ma è anche una vasta zona escursionistica con circa 180 km di sentieri. Percorsi che vanno a toccare ambienti naturali d’indubbio interesse, cime e vette, alpi e monti. In questo contesto, nel 2000, furono realizzati da Blenio Turismo sette percorsi, inseriti parzialmente nella rete pedestre già esistente. Si tratta dei Sentieri naturalistici del Lucomagno, oggetto di un opuscolo, in seguito aggiornato e oggi coordinato da Bellinzonese e Alto Ticino Turismo.
La prima proposta è dedicata alla Riserva forestale della Selvasecca, «La Cembreta più bella del Ticino», come viene descritta nella pubblicazione. È una gita in alta montagna, sopra i 1’800 metri di altitudine, quindi da svolgere con l’adeguato equipaggiamento e la necessaria preparazione. È però una camminata non troppo impegnativa, che s’inoltra nel cuore della riserva forestale, la quale si estende su una superfice di 76 ettari.
Si parte dal Centro Pro Natura di Acquacalda e si seguono le indicazioni, come per gli altri percorsi caratterizzate da cartelli, frecce, rombi e marcature colorate, in questo caso di tinta gialla. Dopo aver attraversato il fiume Brenno, s’entra subito nella Cembreta, per salire lungo un tortuoso sentiero fino al punto più alto della gita, che sbucherà poi ai 1911 metri di Lareccio. La riserva forestale è caratterizzata da diverse specie di aghifoglie, come l’Abete rosso, il Pino mugo, il Larice e, chiaramente, il Pino cembro. Quest’ultimo è riconoscibile dagli aghi raggruppati a mazzetti di cinque e la sua presenza è correlata alla vita della nocciolaia. Si tratta di un piccolo corvide dal mantello bruno macchiato di bianco, che fa sentire il suo verso nella Cembreta. Le nocciolaie, verso la fine dell’estate, ispezionano i pini alla ricerca delle pigne, nelle quali ritrovano i semi di cui sono ghiotte. Semi che esse trasportano in migliaia di nascondigli per fare una scorta invernale. Ma solo una parte dei semi verrà ritrovata e mangiata, permettendo agli altri semi di dare vita a nuovi alberi e garantendo il ringiovanimento del bosco.
La Cembreta della Selvasecca, come leggiamo nella breve descrizione dell’opuscolo, è «quella più estesa della Svizzera meridionale, con alberi di oltre tre secoli di età». Lungo il cammino si possono di fatto osservare degli esemplari imponenti, accanto ad altri alberi più giovani. Come in altre riserve forestali, anche questa è lasciata integralmente all’evoluzione naturale, protetta dall’intervento umano. Si rinuncia in pratica a qualsiasi gestione forestale, ad eccezione del taglio di determinate piante per la manutenzione dei sentieri. La particolarità della Selvasecca sta anche nella sua collocazione su una sorta di collina che, come esposto nel pieghevole «Riserva forestale Selvasecca», pubblicato dalla Sezione forestale del Dipartimento del territorio, «emerge maestosa e discreta fra pianure alluvionali e depositi glaciali cosparsi da paludi e torbiere di rara bellezza e d’importanza nazionale». Nello stesso pieghevole si trovano altre indicazioni e nozioni più dettagliate sulla riserva, istituita nel 2004 con la firma della convenzione tra il Patriziato generale di Olivone, Campo e Largario e lo Stato del Cantone Ticino.
La passeggiata nella Riserva prosegue all’insù, sempre accompagnata dai Cembri e da altre specie tipiche del territorio. La quiete è protagonista, con unicamente i rumori della natura ad accompagnare la salita. Tra ruscelli, rocce, sassi, radici e gradoni la vista si apre solo a tratti, lasciando spazio a un fugace panorama sulle vette circostanti. A seconda del periodo e del caso sono pure possibili incontri con la fauna locale, mentre da luglio a settembre ci si potrebbe imbattere in qualche esemplare di Boleto lacrimante o Boleto siberiano, due funghi che vivono in stretta simbiosi con il Pino cembro.
Giunti in vetta, il sentiero finalmente concede una tregua e gli alberi lasciano gradualmente spazio ad ampi pascoli, prati e zone umide. Un pannello segna l’uscita dalla riserva e si può quindi rientrare al punto di partenza lungo un altro sentiero che attraversa Stabbio Vecchio e scende in località Ai Pini. Una variante più lunga ma meno scoscesa è quella che passa da Alpe Gana, percorrendo una comoda strada sterrata che porta a Casaccia e lungo la quale non è raro udire e vedere delle marmotte. Da Casaccia si può poi rientrare ad Acquacalda camminando sul sentiero lungo il fiume Brenno, approfittando ancora di altri scorci di paesaggio e insinuandosi pure in zone golenali ricche di aghifoglie.
La gita così come proposta dall’opuscolo dei Sentieri naturalistici ha una lunghezza di circa 4 chilometri e i tempi di percorrenza, anche considerato il dislivello di 250 metri (in salita e poi in discesa), possono superare l’ora e mezza. Durante la gita non mancano comunque degli spazi e delle possibilità per una pausa, per fermarsi ad ammirare l’ambiente, la flora e la fauna, per godersi il panorama e anche il silenzio.
Oltre alla segnaletica, nella zona del Lucomagno s’incontrano anche delle tavole orientative e delle tavole tematiche con inseriti tutti i sentieri naturalistici, che in totale si sviluppano su circa 70 km. Proposte che invogliano a tornare per un’altra gita, anche eventualmente approfittando di alcune escursioni guidate che vengono regolarmente organizzate da diverse associazioni. Per esempio il 19 agosto, quando il sentiero numero 1 dei Sentieri naturalistici del Lucomagno, quello della Selvasecca, sarà parte della gita organizzata da Blenio Bellissima. L’Associazione ha allestito un programma con una trentina di camminate accompagnate in Valle di Blenio, da aprile a ottobre. «Il progetto non vuole essere un’imitazione di quello che già altri fanno – spiega il presidente Edgardo Mannhart – pur facendo capo a sentieri già esistenti, è un susseguirsi di piccoli eventi per ripercorrere il tempo, capire e scoprire un territorio alpino ricco di arte, cultura, natura e storia». Un’idea nata in conseguenza al lungo e difficile periodo di pandemia e che ha riscontrato un ottimo riscontro, trovando nella Valle di Blenio e nella zona del Lucomagno un territorio più che adatto.