Che cosa dire del Brasile, questo paese immenso, non solo nell’aspetto geografico? Ecco, forse proprio che è immenso. È immensa la bellezza della sua natura, che sembra disegnata dalla mano di un eccezionale pittore tanta è la precisione grafica. È infinita la scala cromatica dei paesaggi, nelle foreste e nella savana. È astronomica la distanza fra la povertà delle favelas e la ricchezza di pochi. Fra il chiarore abbacinante del sole e quello riflesso dai costumi delle ballerine di samba, che si scatenano infuocando la notte durante il carnevale, la festa per eccellenza.
Il Brasile è un territorio vasto quasi quanto l’Europa, impossibile da sintetizzare in poco spazio. Ma possiamo parlare di una delle due enormi aree naturalistiche che il paese ospita. No, non parliamo della famosa Amazzonia, a nord, la regione attorno al Rio delle Amazzoni che si estende su un territorio vastissimo (il 42 per cento dell’intero paese) e ospita la maggior foresta tropicale del pianeta, con una delle maggiori biodiversità vegetali e faunistiche mondiali.
Bensì parliamo del Pantanal, che si trova a sud-ovest del Paese, negli Stati interni del Mato Grosso e del Mato Grosso do Sud, al confine con Bolivia e Paraguay. Il Pantanal è molto meno esteso dell’Amazzonia, ma ugualmente ricco di caratteristiche ambientali uniche. In questa prima parte del reportage cercheremo di mostrarvi la zona a nord, quella occupata dall’immensa pianura alluvionale. In un prossimo articolo tratteremo la zona meridionale e la Serra da Bodoquena, ricca di rocce calcaree e di cavità naturali.
Il Pantanal è la più vasta piana alluvionale della Terra. Sulla base di stime elaborate dal World Conservation Monitoring Centre, comprenderebbe circa il 3 per cento delle aree paludose del pianeta. Il nome Pantanal deriva dal portoghese «pântano», che significa paludoso. Dall’anno 2000 è stato riconosciuto sito patrimonio della umanità dall’UNESCO e riserva della biosfera.
Sarebbe però diminutivo considerare il Pantanal solamente un’enorme palude. Durante la stagione delle piogge, da ottobre a marzo, i fiumi provenienti dai territori circostanti più elevati, principalmente il Rio Paraguay (che scorre nel territorio brasiliano per 1400 km) e la sua fitta rete di affluenti, esondano dai loro alvei e allagano questa conca sedimentaria per due terzi, con un livello massimo di tre metri d’acqua.
Il suolo è talmente pianeggiante che l’acqua non scorre e si ferma. Il percorso dei fiumi è contorto, il fluire dell’acqua rallenta negli infiniti meandri e il livello aumenta inesorabilmente finché esonda.
È così che si crea la maggiore zona umida interna di acqua dolce della Terra, e qui si determina un peculiare ecosistema straordinariamente ricco di biodiversità e una delle aree più spettacolari per gli appassionati di natura.
Una sola strada attraversa il territorio, la Transpantaneira, che è lunga 149 km ed è sorretta da 126 ponti di legno (non sempre in perfette condizioni), impraticabile da gennaio a marzo. In questo periodo gli animali domestici e quelli selvatici si accalcano in spazi ridotti, quelli che restano sopraelevati e non sono allagati. I grandi mammiferi si spostano dalla pianura agli altipiani, nelle zone più aride. La rete idrografica è ciò che consente la migrazione delle specie nel vasto territorio del Pantanal. Una grande diversità di specie ittiche (ne sono stimate 320) si sposta fra i numerosi bacini fluviali, soprattutto negli stadi iniziali della loro vita. I pesci sono una risorsa imprescindibile, sia ecologicamente sia socialmente, e i corsi d’acqua assumono un ruolo determinante nel distribuire acqua dolce e nutrimenti lungo l’intero territorio.
Al termine della stagione delle piogge, le acque cominciano a defluire e rientrano negli alvei dei fiumi, nei laghi, nelle lagune e nei pantani perenni, consentendo alla vita di riprendere i suoi ritmi esuberanti.
L’alternarsi ciclico delle inondazioni stagionali rende impossibile la coltivazione sistematica della terra e lo sfruttamento della regione; l’impatto umano sul territorio è minimo e si limita ad alcune fazendas per l’allevamento estensivo di bovini e cavalli. Il Pantanal è tuttora una delle regioni più incontaminate e meno esplorate del Brasile e la meta più indicata per chi desidera osservare la fauna selvatica nel suo splendore.
In aprile, l’arrivo della stagione secca crea dei limiti invalicabili per alcune specie di questo ecosistema, ma apre prospere opportunità per altre. Le pozze che si prosciugano sono colme di pesci, predati dai grandi uccelli migratori, come le cicogne Jabiru, o da rettili opportunisti come i caimani, assicurando in tal modo benessere e prosperità per le nuove generazioni di molte specie selvatiche. Quando il calore della stagione secca incrementa, i caimani sono costretti a spostarsi alla ricerca delle pozze d’acqua rimanenti e la loro concentrazione in alcuni luoghi è impressionante. I pesci cercano di sfuggire alle fauci: al rimpicciolirsi delle pozze – per l’evaporazione dell’acqua dovuta all’incremento della temperatura – si spostano nei canali più profondi e nei fiumi. All’aumentare dell’evaporazione dell’acqua, anche i grandi mammiferi ritornano nella pianura alluvionale, l’unica area a rimanere umida e garantire le risorse idriche necessarie alla sopravvivenza.
Nel Pantanal settentrionale durante la stagione secca (da maggio a ottobre) si può poi vivere l’emozione di godere di una natura unica – nel Sud America – che può competere con le savane africane in termini di concentrazione della grande avifauna, mammiferi e rettili. Sono presenti numerose specie : circa 80 tipi di mammiferi, 650 di uccelli, 50 di rettili e 300 di pesci. Fra esse, alcune sono a rischio come l’armadillo gigante (Priodontes maximus), il formichiere gigante (Myrmecopha gatridactyla), la lontra gigante (Pteronura brasiliensis), il cervo di palude (Blastocerus dichotomus) e l’ara giacinto (Anodorhynchus hyacinthinus), la più grande specie di pappagallo. Qui prospera una magnifica popolazione di giaguari (Panthera onca) che in altre regioni è classificata rischio di estinzione.
È anche possibile ammirare i capibara, il roditore di maggiori dimensioni esistente: può superare il metro e mezzo di lunghezza, i 65 chili di peso e i 60 centimetri di altezza al garrese. Vive prevalentemente in prossimità e nell’acqua, a rilassarsi o a sgranocchiare erba e piante acquatiche, sempre all’erta poiché è una delle prede preferite da caimani e giaguari. Oppure possiamo focalizzarci sulle lontre giganti, un tempo considerate a rischio di estinzione per la caccia subìta dagli uomini, a causa della soffice pelliccia. Le lontre giganti sono il mustelide più grande esistente : raggiungono i due metri di lunghezza e i 30 kg di peso, circa il doppio della specie che vive nel nord America.
Per quanto concerne l’avifauna, la regione è considerata un santuario dagli appassionati, sia per la diversità di specie sia per la quantità di esemplari. È uno dei maggiori territori di nidificazione dei tipici uccelli che abitano le zone paludose, come la grande cicogna Jabiru, numerose specie di aironi, ibis e anatre, che si riuniscono in stormi di enormi dimensioni. 26 diversi tipi di pappagalli, incluso l’ara giacinto il quale, con una popolazione selvatica stimata in 3mila individui, è a concreto rischio di estinzione nell’ambiente naturale a causa delle catture che alimentano il mercato degli animali in cattività.
Quando le piogge ritorneranno l’anno successivo, le uova dei pesci – che sono state deposte nel suolo l’anno precedente come se fossero semi delle piante – si schiuderanno dando vita a una nuova generazione e il ciclo vitale riprenderà, contribuendo in modo determinante alla continuità dei processi ecologici e alla prosperità di questo meraviglioso territorio.