Una forte dimensione collettiva per offrire soluzioni che mirano invece a soddisfare il più possibile le necessità di ogni singolo utente affinché l’adulto con handicap possa sentirsi parte integrante della società. La Fondazione Diamante festeggia i 40 anni di attività a favore dell’inclusione sociale seguendo il medesimo principio che ha animato il suo impegno. Una mostra collettiva di sei fotografi, in corso fino a settembre al Canvetto Luganese, offre uno sguardo che va oltre le apparenze delle dimensioni lavorativa e abitativa degli utenti. Un volume a quattro mani, oltre a ripercorrere il percorso compiuto dalla Fondazione, presenta piste di riflessione e possibili risposte per costruire in futuro una società sempre più inclusiva. Infine, un momento celebrativo che riunirà operatori e responsabili il prossimo 20 giugno offrirà loro anche l’opportunità di visitare le strutture dell’organizzazione disseminate sul territorio e le aziende dove lavorano diversi utenti. Una preziosa occasione per chi opera nella Fondazione di conoscere le altre sfaccettature del Diamante.
Con quasi 200 operatori sociali e 600 utenti, la Fondazione Diamante è una realtà affermata che quattro decenni or sono ha imboccato la giusta via per garantire alle persone con handicap di essere riconosciute al pari degli altri cittadini. Un percorso non certo scontato, partito da una situazione dove il tema dell’handicap era tutto da affrontare e le risposte sociali da costruire. La scelta di mai erigere edifici si è rivelata vincente e ha garantito quella flessibilità che ha portato l’ente a soluzioni differenziate e decentrate. Non a caso nella presentazione delle iniziative per il 40.esimo il presidente Michele Passardi ha indicato queste caratteristiche fra i cardini dell’operato della Fondazione. Altrettanto importanti, ha rilevato il presidente, sono però stati anche l’innovazione e il cuore. Nel sostegno alle persone con handicap non si può infatti prescindere dall’aspetto umano, motore di numerose iniziative, come ricorda la direttrice Maria Luisa Polli nella presentazione dell’esposizione FD 40. Le persone che hanno contribuito a rendere la Fondazione Diamante l’impresa sociale di oggi «hanno condiviso un progetto, accettato sfide, immaginato, a volte sognato e spesso offerto, risposte concrete volte a sostenere e riconoscere le persone in situazione di handicap quali cittadine e cittadini a pieno titolo nel rispetto delle loro autonomie».
Nel volume Le molteplici sfaccettature di un Diamante – scritto da Francesco Vanetta, da oltre vent’anni vicepresidente del Consiglio della Fondazione Diamante, e Roberto Trosi, attivo nell’organizzazione dal 1978 al 2014 con un ruolo chiave nella progettazione e nella gestione delle strutture lavorative – questo dinamismo emerge in tutto il suo vigore. Francesco Vanetta ha ricordato durante la presentazione alla stampa «il decisivo contributo negli anni Settanta di Atgabbes, l’Associazione ticinese di genitori ed amici dei bambini bisognosi di educazione speciale, cui si devono le prime iniziative socio-ricreative e uno studio che sosteneva, in contrasto con le intenzioni del Cantone, soluzioni di integrazione strettamente legate al territorio e al tessuto sociale locale». Un’altra tappa fondamentale di questo percorso di crescita e innovazione è rappresentata dall’impresa sociale che, rispetto al laboratorio protetto, abbina la dimensione economica a quella lavorativa. Promotore di questo concetto in Ticino è stato Mario Ferrari, per 18 anni e fino al 2010 direttore della Fondazione Diamante.
Se il presente della Fondazione è caratterizzato da un varietà di strutture lavorative e abitative che comprendono 13 laboratori, 4 unità lavorative (foyer e appartamenti protetti) 6 negozi, 4 servizi di sostegno abitativo, 5 servizi di inserimento lavorativo e un shop online, con quale spirito si guarda al futuro? Quali altre sfaccettature potrà offrire questo Diamante?
Innanzitutto va rilevato, come scrivono Vanetta e Trosi, che in questi quattro decenni anche la terminologia ha conosciuto una costante evoluzione. Dal riferimento ai deficit dell’individuo ci si è spostati alle sue difficoltà in relazione all’ambiente con il quale si confronta (da qui persona con handicap), dall’obiettivo di inserire si è evoluti verso quelli di integrare e includere, da strutture che evocano chiusura come asili e ospizi si è passati a concetti più aperti e legati alla comunità d’appartenenza (impresa sociale, collettività). Il partenariato con aziende pubbliche e private, fra le quali figura pure Migros Ticino, costituisce un altro passo significativo in questa direzione.
Per la Fondazione Diamante il lavoro è sempre stato un valore fondamentale al quale è legata la realizzazione della persona, con o senza handicap. È quindi all’evoluzione del contesto professionale che i due autori del volume guardano con attenzione, dove «numerosi sono gli indicatori che evidenziano il progressivo aumento di precari e di categorie «fragilizzate». Il principio guida delle soluzioni trovate per le persone con handicap, ossia «rispondere ai bisogni di ogni singola persona, consentendogli di scegliere ed elaborare il proprio progetto di vita e di partecipare alla vita sociale, lavorativa e culturale», dovranno probabilmente essere estese ad altre fasce della popolazione. Servirà quindi uno sviluppo di quanto già intrapreso, accompagnato da risposte innovative. In particolare, a livello professionale si pensa a diversificare l’attività delle imprese sociali, a potenziare il servizio di inserimento lavorativo e a promuovere la creazione di «aziende sociali» in grado di accogliere anche dipendenti ancora competenti ma non più competitivi. Medesimo principio per la questione dell’alloggio, settore nel quale si osserva con interesse l’emergere di nuove figure e servizi (custode sociale, collaborazione con strutture medicalizzate) destinati però per il momento alle persone anziane.
La ricchezza dell’attuale vita lavorativa e privata degli utenti della Fondazione Diamante è stata colta con creatività e sensibilità dai sei fotografi invitati a marcare il traguardo del 40.esimo. La Commissione culturale della Fondazione ha scelto tre uomini e tre donne, tre ticinesi e tre confederati: Sabine Cattaneo, Béatrice Devènes, Piernicola Federici, Monica Flückiger, Roberto Pellegrini e Jacek Pulawski. Ognuno, con gli scatti esposti nella collettiva curata da Peter Keller e Katja Snozzi, ha fatto brillare con soggetti, tecniche e formati diversi un prezioso spaccato di vita, una sfaccettatura del Diamante.