È affascinante attraversare la storia a cavallo delle parole. La nuova pubblicazione del Centro di dialettologia ed etnografia di Bellinzona, dedicata ai termini «muro» e «muratore», ci propone come sempre un viaggio attraverso il nostro cantone seguendo i suggerimenti di termini, modi di dire, locuzioni e giochi di parole. Elementi linguistici che, in qualche modo, rispecchiano comportamenti e abitudini del passato: così, attraverso la lingua, un patrimonio di idee e tradizioni rivive ancora nei nostri discorsi, magari a distanza e di tempo e all’insaputa di noi che li utilizziamo.
Il nuovo libretto, come i precedenti, ripercorre da un lato gli aspetti più concreti legati alla realtà descritta dalle parole. Parlando di «muri», ci mette davanti agli occhi cosa rappresentino per il nostro territorio le tecniche di costruzione, come siano evolute nel tempo e come abbiano influenzato il mondo che ci circonda. Corroborato da un apparato di fotografie eloquente e ben esemplificativo, il discorso attorno ai «muri» ticinesi si snoda dalle tecniche costruttive più antiche fino a quelle di oggi. Dedica ampio spazio, ad esempio, alla tecnica dei muri a secco, una pratica muraria che richiedeva grande maestria ma che, a distanza di secoli, mostra ancora tutti i suoi pregi. Da notare che il discorso legato ai «muri» ticinesi non riguarda soltanto l’ambito della costruzione di abitazioni e stabili, ma anche quello importantissimo dei terrazzamenti, una caratteristica delle regioni di montagna che ha richiesto ai nostri antenati grande impegno e fatica.
Per ciò che riguarda invece l’ambito antropologico legato al lavoro di costruzione, e cioè il mondo dei «muratori», la storia descritta dal piacevole libretto ci richiama una delle tradizioni più importanti e valide della nostra terra: quella delle schiere di magütt che nei secoli sono emigrati dal Ticino per portare la loro competenza in varie regioni d’Europa.
La storia delle maestranze edili ticinesi, infatti, ha dato luogo a una tradizione di grande capacità, coraggio e forza di volontà, trasformando in alcuni casi alcuni di questi volonterosi lavoratori in architetti e capimastri di successo, in grado di soddisfare le richieste dei più importanti committenti. Grazie alla capacità e all’esperienza dei muratori ticinesi del passato si arriva, perché no, fino all’Accademia di Mendrisio dei giorni nostri. Affermazione che può parere una iperbole, ma non lo è.
Il libro, curato da Michele Moretti, non è un estratto dal Vocabolario dei dialetti ma un’anticipazione delle voci relative, che saranno pubblicate in futuro. Il tracciato della trattazione passa in rassegna vari aspetti etnografici, artigianali e sociali, spiegando tecniche, descrivendo strumenti e materiali usati, e lasciando spazio, come sempre, anche a spunti divertenti legati a modi di dire locali o a tradizioni curiose.
Piacevolissima come sempre l’impaginazione, molto curata in particolare per quello che riguarda l’aspetto iconografico. Qualcuno, chissà, in una delle molte foto pubblicate riconoscerà qualche suo antenato.
Il nuovo volume della collana «Le Voci» (come i precedenti pubblicato, lo ricordiamo, con il sostegno del Percento culturale di Migros Ticino), sarà presentato ufficialmente in una serata pubblica che si terrà il 22 novembre prossimo alla Biblioteca cantonale di Bellinzona.