Muri che uniscono

Il progetto «Building Walls – Breaking Walls» dell’associazione Naturkultur coinvolge giovani adulti provenientida Israele, Palestina, Irlanda, Irlanda del Nord e Svizzera in un’esperienza di apprendimento interculturale e lavoro a contatto con la natura
/ 25.07.2022
di Stefania Hubmann

Muri da costruire, muri da abbattere. I primi sono quelli a secco, frutto in Ticino di una lunga tradizione e da alcuni anni oggetto di operazioni di ripristino. I secondi sono barriere e stereotipi culturali che possono essere superati più facilmente grazie al lavoro comune svolto in natura. Il risultato dell’unione di questi due concetti è il progetto «Building Walls – Breaking Walls Ticino» promosso dall’associazione svizzera Naturkultur, progetto che quest’anno si è tenuto per la quarta volta a Mergoscia lo scorso maggio. Sedici giovani provenienti da Svizzera, Israele, Palestina, Irlanda e Irlanda del Nord hanno aiutato per una settimana a ripristinare alcuni muri, partecipando nel contempo a una serie di workshop dedicati a scambi e riflessioni sulle rispettive culture. L’iniziativa ha valenza internazionale, poiché si svolge diverse volte all’anno in tutte le regioni linguistiche della Svizzera come pure in Israele e Irlanda. Nel nostro cantone la sua realizzazione è legata a una collaborazione con l’associazione Pro Mergoscia.

Giunto per la prima volta a Sud delle Alpi nel 2018, il progetto ha subito un’interruzione forzata nel 2020 a causa della pandemia. Le prime esperienze di «Building Walls – Breaking Walls» risalgono però al 2013 e sono state organizzate sul Röstigraben, ossia al confine fra la Svizzera tedesca e quella francese. Simbolo delle differenze culturali fra le due principali regioni linguistiche nazionali, il «fossato dei rösti» non è certo stato scelto a caso, come ci spiega Johanna Kral, coordinatrice del progetto per il Ticino. «In Svizzera non conosciamo conflitti aspri, ma le differenze fra le quattro lingue e le rispettive culture esistono e possono creare malintesi. Il confronto e le scambio di opinioni facilitano la reciproca comprensione così come la convivenza. È questo il messaggio del progetto principale di Naturkultur che coinvolge Paesi dove sono presenti conflitti a livello politico, sociale e religioso».

L’associazione opera nell’ambito del lavoro di volontariato interculturale sia in Svizzera che all’estero. Fondata nel 2010 a Soletta, ha sviluppato diversi programmi destinati a fasce d’età differenziate. Per gli adolescenti è stato pensato un campo invernale sulla neve o ancora uno scambio bilaterale (Svizzera – Israele) con attività in una fattoria biologica, mentre agli adulti si propone un’esperienza intensiva della durata di alcune settimane. Il lavoro ai muri rimane una sorta di fil rouge che accomuna più progetti con l’interessante confronto di come questi manufatti siano realizzati con tecniche diverse a seconda che ci si trovi sulle montagne svizzere o nel deserto mediorientale, ma sempre con il contributo di ogni partecipante, dal volontario all’esperto artigiano.

«Lavorare insieme in natura» è infatti il principio utilizzato dall’associazione per mostrare che è necessario l’apporto di tutti per costruire sia in concreto, sia in senso figurato e nello specifico nei rapporti umani. Prosegue la coordinatrice: «I partecipanti, al progetto ticinese, di età compresa fra i 18 e i 25 anni, trascorrono una settimana al Campo Cortoi, nucleo di rustici gestito da una cooperativa che si trova a 40 minuti di cammino sopra Mergoscia. Conducono una vita semplice, camminando ogni giorno per raggiungere e tornare dalla zona di lavoro. Il contatto con la natura è quindi molto stretto. Un altro aspetto importante è quello di lasciare un segno nel territorio. I muri a secco sono parte del patrimonio culturale, per cui contribuire al loro ripristino significa preservare questa eredità». Ogni gruppo di quattro partecipanti con la medesima origine è accompagnato da un leader che si occupa degli aspetti organizzativi. Johanna Kral, oltre a essere la coordinatrice locale, ha svolto questa funzione per il gruppo svizzero. La ricerca dei partecipanti avviene tramite i coordinatori, generalmente attivi in organizzazioni regionali che collaborano con Naturkultur.

Durante il campo di lavoro l’attività di scambio interculturale mirata si svolge al pomeriggio con piccoli gruppi formati da un rappresentante di ogni Paese. Johanna Kral: «Proponiamo ad esempio di rispondere a domande su temi circoscritti mentre si compie un’escursione. Questi temi possono riguardare le festività principali dei rispettivi Paesi o le cerimonie dei matrimoni. Affrontiamo anche argomenti più complessi e controversi quali il rapporto fra il passaporto e la propria identità».

Fondamentale per la riuscita del progetto è la collaborazione con i partner locali. La nostra interlocutrice ricorda per il Ticino, oltre agli enti già citati, il Comune di Mergoscia e i privati (negozi, ristoranti, ecc.) coinvolti nell’ospitalità del gruppo. Gruppo al quale si offre la possibilità di scoprire la valle Verzasca e Locarno, dove pernotta l’ultima sera. Ad accompagnare i partecipanti nel ripristino dei muri c’è Urs Nuesch della Pro Mergoscia, per il quale questa esperienza costituisce sempre un momento arricchente. Riguardo alla preparazione del lavoro, Nuesch spiega come sia meglio «allestire due piccoli cantieri vicini per suddividere l’attività in gruppi più ristretti. Ognuno aiuta come può, chi solo trasportando il materiale, chi nel ripristino vero e proprio se è più abile manualmente. Il lavoro ai muri a secco richiede tecnica e per questo abbiamo a disposizione uno specialista. I due cantieri permettono inoltre di lavorare ad altrettanti tipi di muro: quelli di confine a due facce e quelli di sostegno dei terrazzamenti». La Pro Mergoscia è impegnata in questa attività, sempre con azioni di volontariato, già dal 2005 nell’ambito di un progetto più ampio volto a valorizzare il paesaggio naturale e culturale. «Recuperando una piccola parte di questi terreni attraverso il ripristino dei muri a secco, si mettono a disposizione nuovi spazi per gli agricoltori». Tornando al lavoro dei volontari di Naturkultur, il rappresentante della Pro Mergoscia evidenzia come quella dei muri a secco sia un’attività manuale tranquilla che non richiede l’impiego di macchinari. Durante il suo svolgimento è pertanto possibile conversare, facilitando gli scambi promossi dal progetto. «Lavoro con piacere con i giovani di “Building Walls – Breaking Walls Ticino”; sono sempre simpatici e per nulla complicati. La lingua di comunicazione è l’inglese e questa esperienza permette anche di superare i pregiudizi che magari nutrono verso il nostro Paese, confrontandosi con una Svizzera dove si conduce una vita semplice a diretto contatto con la natura».

Anche i diretti interessati sono appagati dall’esperienza effettuata in valle Verzasca. Johanna Kral ha raccolto le loro impressioni, che spaziano dalla soddisfazione per un muro visto come «un forte simbolo di unione» all’arricchimento personale in quanto a coraggio, fiducia e apertura. Di professione assistente sociale, Johanna Kral, come spesso accade ai coordinatori, ha partecipato lei stessa negli anni scorsi a tre progetti, già con funzioni di coordinamento in Svizzera e come semplice volontaria in Israele. Ciò le ha dato modo di constatare come il medesimo progetto si declini in modo diverso, ma secondo i medesimi principi, a dipendenza del Paese nel quale viene realizzato.

A partire dall’autunno l’obiettivo suo e di Naturkultur è di creare una sede in Ticino, trovando finanziamenti locali per il progetto di Mergoscia e costituendo una rete di contatti sul territorio che faciliti la ricerca dei partecipanti. Nell’attesa, l’associazione seguirà le restanti tappe di «Building Walls – Breaking Walls». Il calendario 2022, inaugurato con il Ticino, ha registrato due soggiorni nei Grigioni e in Irlanda cui faranno seguito quelli previsti nei cantoni Vaud e Giura prima della settimana conclusiva di fine ottobre in Israele.