«Il mio compagno questa settimana sarà assente, va a fare il G+S di sci». Una frase che molti adolescenti avranno detto a casa, parlando dell’amico che, per alcuni giorni, lasciava il banco di scuola vuoto. Soprattutto in questo periodo, quando si va a frequentare i corsi per diventare monitori di sport invernali, a partire da sci e snowboard. Ma che cosa sono questi corsi, come si svolgono e che prospettive danno? Per capirlo meglio, abbiamo contattato Marco Bignasca, capufficio dell’Ufficio dello Sport. «I corsi Gioventù e Sport sono uguali in tutta la Svizzera. La casa madre, se così si può chiamare, è rappresentata dall’Ufficio federale dello Sport, che stabilisce i programmi. Noi, come servizio cantonale, ci occupiamo di “riempire” il contenitore che loro ci preparano».
Gioventù e Sport forma monitori ormai dal 1972, e la filosofia è sempre rimasta la stessa. «Lo spirito è quello di fornire, in una settimana, una formazione di base ad un giovane per poter insegnare ai ragazzi. È una formula vincente e non pensiamo affatto a cambiarla. Offriamo tre livelli di corsi: il primo è quello base, poi vi sono il modulo metodologico e il modulo tecnico. Non si è obbligati a frequentarli tutti, ci si può fermare al livello che si preferisce, però bisogna tenersi aggiornati, con nuovi corsi ogni due anni».
Se si pensa che basti la passione per uno sport per iscriversi a un corso base, si sbaglia. «Il ragazzo che si iscrive ci viene mandato da un coach del suo club sportivo, che è a sua volta stato formato da noi». Dunque, fondamentale è essere affiliati ad una società sportiva, e poi una volta ottenuto il brevetto, essere attivi nella formazione. «Se non si fa il monitore, dopo otto anni i brevetti scadono e bisogna ricominciare tutto da capo. I vari club ricevono dei sussidi dalla Confederazione per ogni giovane che mandano a imparare da noi e che poi utilizzano nell’insegnamento, e parliamo di un flusso di 4,5 milioni annui che da Berna arrivano a noi e poi alle società sportive. Se i giovani non partecipassero più, la conseguenza sarebbe un’interruzione del flusso di sussidi e dunque in pochi anni si avrebbero dei formatori non qualificati».
Un rischio, comunque, lontano all’orizzonte, stando alle cifre che fornisce Bignasca: «nel 2015 abbiamo contato 900 nuovi monitori, e ne abbiamo aggiornati 2700, su un totale di quasi 9000 registrati: si può dunque parlare di un turnover del 10%. C’è stata una stabilità abbastanza chiara tra fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000. Dal 2005 si nota una lenta e costante crescita. Come lo leggo? Le società in Ticino girano bene, sono vive perché trovano persone disponibili e tutti hanno ancora spazio nei comuni e nelle infrastrutture per lo sport».
Chi si iscrive? «Il 46% sono ragazze, il 56% ragazzi, quindi più o meno in questo senso siamo a pari, anche se ovviamente dipende dalle discipline. Per partecipare, bisogna essere nell’anno dei 18. Solitamente, chi vuole diventare formatore in sport individuali si iscrive subito, mentre per gli sport di squadra si aspetta fino verso ai 21-22 anni, dato che spesso si gioca ancora a livello agonistico». Un corso dura una settimana continuativa, e si svolge al Centro G+S di Bellinzona. I costi? «Variano dai 450 ai 550 franchi».
Bignasca vuole sottolineare come in Ticino, nel 2015, vi siano stati 8340 monitori attivi, praticamente tutti volontari, che hanno insegnato a 49’515 ragazzi. «Che doti deve avere un buon monitore? Prima di tutto, per entrare ai corsi serve una certa tecnica. In alcuni sport per esempio si organizzano dei test o dei corsi propedeutici, al fine di poter valutare la capacità tecnica degli interessati, oppure si chiede che sia stato raggiunto un certo livello: penso alle arti marziali, dove si deve essere almeno cintura nera di secondo Dan. E al termine della settimana vi è una sorta di esame: il tasso di bocciature non è altissimo, ma non basta la frequenza per ottenere il brevetto. Detto ciò, ritengo che per fare i monitori bisogni avere tanta voglia di fare, di continuare a rimettersi in gioco, di buttarsi e di non aver paura di fare qualcosa per i ragazzi».
Frequentare i tre livelli di formazione G+S può essere un trampolino di lancio verso una professione quale il docente di ginnastica oppure il maestro di uno sport singolo, per esempio lo sci, ma per Bignasca la maggior parte di chi si iscrive lo fa per passione.
In Svizzera le discipline in cui si preparano i monitori sono 76, mentre in Ticino si organizzano i corsi per una quarantina. Alcuni sono annuali, mentre in sport dove c’è minor richiesta si tengono magari ogni due anni o anche tre. «Se vuoi formarti nel triathlon, è possibile che il corso sia quadriennale», spiega Bignasca. «Ma se quell’anno manca la disciplina che ti interessa, puoi spostarti in un altro cantone, dato che i contenuti sono studiati dall’Ufficio federale e sono pressoché uguali ovunque. Si punta, oltre che sulla tecnica, su didattica e pedagogia, e le schede tecniche sono redatte nelle tre lingue. Molti ragazzi dal Grigioni italiano vengono da noi».
Le discipline più richieste, al di là di quelle tradizionali, variano anche secondo le mode. «Lo snowboard ha conosciuto un boom qualche anno fa, che ora si è arrestato. Lo stesso vale per il parkour l’anno scorso, sull’esempio di Kevin Delcò. La pallavolo funziona a seconda dei successi delle squadre ticinesi, mentre l’alpinismo è in regressione essendo uno sport faticoso. Notiamo che spesso i giovani non amano lo sport cosiddetto strutturato, e preferiscono quello di strada. Noi, però, non possiamo formare monitori che non siano strutturati». Bignasca ci tiene a precisare come non esiste una crisi per quanto concerne le discipline invernali, a causa della mancanza di neve. «È un mito da sfatare: gli sci-club sono più che mai vivi!».