Bibliografia

- Alessandro Fossati & Marco Salvioni, I Mammiferi del Cantone Ticino. Note sulla distribuzione, Lega Svizzera Protezione della Natura (Lugano, 1992), 103 pp.

-Giuseppe Osella & Adriano Zanetti, La coleotterofauna dei nidi di talpa nell’Italia settentrionale a Nord del fiume Po, Bollettino dell’Istituto di zoologia Agraria (Università di Milano, 1967), serie Ila, vol. 12:43-200.

La pulce della talpa (Istricopsylla talpae) è la più fedele accompagnatrice del piccolo mammifero (Alessandro Focarile)
II leptino seriato (Leptinus seriatus) e la coleva agile (Choleva agilis), due tipici coleotteri delle talpiere (Disegni originali di Roberto Pace)

Miss Talpa e i suoi inquilini

Ecosistema - Si dice sia un animale cieco, ma non è vero
/ 17.02.2020
di Alessandro Focarile

Siamo in inverno, e le belle giornate invogliano a una passeggiata festiva in campagna. In un prato può capitare di scoprire tutta una serie di monticoli di terra bruna frescamente rimossa, e che contrasta cromaticamente con il manto erboso, più o meno rinsecchito circostante. È all’incirca noto al cittadino, che questi monticoli sono il risultato del lavorio sotterraneo della talpa, che si dà da fare all’incessante ricerca di cibo, costituito soprattutto di lombrichi, lumache, insetti, e non disdegnando nemmeno i neonati dei minuscoli topi campagnoli. 

La terra, che osserviamo in superficie, è la «discarica» risultante dallo scavo delle gallerie di caccia e di circolazione. Essa viene ributtata all’esterno, costellando qua e là il prato eseguendo un percorso capriccioso ai nostri occhi, e non ben definito.

Tra i vari monticoli di terra, talvolta ne risulta uno di maggiori dimensioni – discarica di vecchia data – spesso ricoperto di vegetazione. È molto probabile, ma non sempre, che esso contenga il nido della talpa (la talpiera): un ammasso rotondeggiante di cospicue dimensioni (20-30 centimetri di diametro) formato con detriti vegetali, come fogliame e fieno, ma anche con pezzi di carta e di plastica, vale a dire con tutto quanto la talpa riesce a trovare e utilizzare per la costruzione della sua dimora. 

Alla cavità, contenente il nido, confluiscono più sistemi di gallerie: di circolazione, di fuga e di aerazione. E quanto osserviamo in superficie, dà solo una modesta idea della complessità che esiste in profondità.

Le talpe (genere Talpa) sono mammiferi zoofagi (predatori) diffusi nella regione euro-asiatica. Nell’Europa occidentale sono note: la europaea, che è quella più diffusa. La caeca con una frammentata e discontinua diffusione euro-meridionale. Infine, la romana presente nell’Italia centro-meridionale e in Macedonia. 

In Svizzera sono conosciute le prime due specie. Le talpe sono elusivi animaletti, con i loro 12-16 centimetri di statura fanno figura di giganti in confronto di alcuni topolini, come il Suncus etruscus lungo soltanto 35 millimetri, il più piccolo mammifero del mondo, che pesa appena 2-3 grammi! 

II terreno di caccia delle talpe nostrane è piuttosto limitato, dai 200 ai 2000 metri quadrati, secondo gli esperti che si sono occupati dell’argomento, e a seconda delle caratteristiche del terreno, che deve essere soffice e facilmente scavabile, non sassoso. Inoltre, il terreno stesso non deve essere inondabile, né eccessivamente ricco di apporti nutritivi, come lo sono i prati pingui concimati. 

Con questi presupposti ecologici, l’animaletto popola una vasta fascia altitudinale, dalla pianura fino a 2000 metri in montagna. È attivo durante tutto l’anno, non va in letargo, e sembra suddividere molto giudiziosamente il suo tempo, considerato che la sua attività di scavo richiede un notevole dispendio di energie. Tre ore di lavoro sono alternate ad altrettante di riposo nell’arco delle 24 ore. Non si concede ferie, e ignora la cassa-malati. 

La vita della talpa si svolge essenzialmente nel suolo, e questa sua caratteristica comportamentale, legata alla ricerca del cibo, fa sì che essa non abbia predatori. Un tempo comune ovunque e fino in montagna, cacciata per la sua delicata pelliccia di un colore nero-antracite, la talpa ha nell’uomo un temibile nemico. I monticelli di terra, disseminati sulle superfici agricole, sono un elemento di disturbo per le tecniche meccanizzate di coltivazione. La talpa è accanitamente combattuta anche con esche velenose, altamente tossiche. 

Queste pratiche hanno causato in tempi recenti una sensibile rarefazione dell’animaletto il quale, durante lo scavo delle sue gallerie, può danneggiare le radici della vegetazione erbacea, anche se questa non fa parte della sua alimentazione. Nei piccoli appezzamenti di terreno, come sono gli orti, i danni maggiori sono provocati dal grillo-talpa, un insetto ortòttero prossimo parente di grilli e cavallette, e non della talpa. Infatti, il grillo-talpa si ciba principalmente di radici, a differenza del nostro amico. 

Una bella e lucida pelliccia, le zampe anteriori ben equipaggiate per lo scavo, il muso pronunziato, il codino ritto come il trolley di un tram, sono le caratteristiche salienti della talpa. Nella ricerca del cibo, essa è guidata dalle vibrazioni del suolo prodotte dai lombrichi, dall’odorato e dal tatto. Tutti sensi molto sofisticati ed efficienti, che suppliscono al modesto apparato visivo costituito dai due occhietti semi-nascosti tra i peli delle sopracciglia. 

Madre Natura ha ottimamente attrezzato il nostro animaletto sotterraneo, che si muove con grande velocità e disinvoltura, mantenendo il codino ritto, che scorre come un «trolley» sulla volta dei cunicoli, captando segnali tattili, e sfatando certe dicerie sulla sua presunta lentezza di movimenti. Alle nostre latitudini, la gestazione dura tre mesi: dalla fine di gennaio a quella di aprile. A un mese di età, si lascia la mamma, e ognuno se ne va per i fatti propri.

La talpiera ospita però anche altri inquilini. Sempre alla ricerca selettiva di «nicchie ecologiche» non occupate, gli insetti non potevano mancare nei nidi di talpa. Questi ambienti sono popolati da una fauna di insetti strettamente legata (infeudata) alla presenza di un ben definito «padrone di casa»: talpa, marmotta, riccio, volpe, e tasso. 

Le ricerche specializzate hanno permesso di individuare una quarantina di specie di coleotteri, di oltre 200 specie di ditteri (mosche e moscerini), e dell’immancabile enorme pulce della talpa (foto): l’istricopsilla che, con i suoi 5 millimetri di statura, è la più grande specie europea. Analizzando le caratteristiche di queste popolazioni di insetti, peculiari del micro-ambiente «talpiera», si può rilevare la marcata eterogeneità dei suoi componenti. La talpa stessa gode dei servigi di un minuscolo coleottero: il leptino seriato (disegno), cieco e piatto, che si incarica di fare pulizia tra i peli. 

Gli ammassi vegetali che formano il nido sono la sede ideale per la formazione di micro-funghi utilizzati dai ditteri e da alcune specie di coleotteri, come la coleva agile. Non mancano inoltre i predatori delle larve (come i coleotteri stafilinidi). Infine, e per completare il quadro, vi sono numerose vespe, microscopiche parassite che depongono le loro uova su adulti, larve e uova. Intorno, e sulla talpa, vive e prospera tutto un mondo di utilizzatori a vari livelli. E questo microcosmo può essere racchiuso in una minuscola palla di fieno e di fogliame, a portata di mano della nostra eventuale curiosità.

E poi c’è la talpa archeologa. Circa un secolo fa, erano in gran voga nella regione pedemontana dell’Insubria, gli scavi alla ricerca e allo studio di preistorici insediamenti umani su palafitte. Furono individuati diversi agglomerati di capanne tra il Varesotto e il Veneto, e i ritrovamenti furono oggetto di dotti studi da parte di valenti scienziati lombardi. 

Questi insediamenti di nostri lontani antenati vennero attribuiti a un periodo storico dopo la ritirata dei ghiacciai, quando i metalli non erano ancora conosciuti, e l’uomo produceva rozzi ma funzionali manufatti di selce calcarea: punte di frecce, raschiatoi per le pelli, falcetti. Gli abbondanti rifiuti della lavorazione della selce venivano abbandonati in gran numero, e sono giunti fino ai nostri giorni grazie anche agli scavi delle talpe. 

Le discariche delle loro gallerie, i monticoli così evidenti durante i mesi invernali, possono contenere innumerevoli piccole schegge di selce, come fu recentemente osservato presso i Padenghe sulle rive del lago di Garda.