Sono arrivate fino a noi attraverso i millenni, ci parlano in una lingua difficilmente comprensibile, messaggi di una civiltà, di un mondo lontano che riusciamo appena a immaginare. Sono state per secoli tenute in luoghi improbabili, usate magari come soglia di un pollaio, più spesso come materiale da costruzione pregiato ma a buon mercato: a volte integrate in una parete o in un pavimento, capovolte o semisepolte, tanto da consumare e rendere illeggibile il loro testo.
Eppure sono messaggi lanciati attraverso i secoli, fissati su supporti che si volevano eterni per eternare, appunto, un voto riconoscente alle divinità oppure per tramandare il ricordo di una persona amata, o la figura di un notabile stimato dalla comunità in cui viveva. E il loro scopo lo hanno raggiunto, anche se oggi spesso possiamo capirle solo con difficoltà. Le trentaquattro iscrizioni latine che si contano ad oggi, sparse sul territorio ticinese, sono veramente poca cosa rispetto a quanto avrà verosimilmente prodotto la nostra regione durante l’epoca romana. Però ci dicono qualcosa del modo in cui era organizzato il nostro territorio, qualcosa che i libri non hanno lasciato e che quasi solo grazie a questi frammenti di pietra quasi indecifrabili possiamo ricostruire.
Il lavoro di collazione e interpretazione che è stato compiuto da Romeo Dell’Era, giovane studioso ticinese in forze all’Università di Losanna, è tanto più meritevole, quindi, perché ci restituisce con perizia scientifica un puzzle di informazioni di vario genere. Come lui stesso ama sottolineare, l’epigrafia, per quanto sia poco conosciuta dal «cittadino medio», è un campo di studio interdisciplinare, in cui convergono competenze tecniche (studio dei materiali, geologia, geografia, studio delle tecniche artigianali, architettura), linguistica (decrittazione e interpretazione del testo) e poi naturalmente storia, sociologia e antropologia. Un bagaglio importante di metodi e nozioni, messo in campo per far luce su piccoli grandi enigmi che i nostri simili di duemila anni fa ci hanno lasciato in eredità.
Il volume che raccoglie il frutto del lavoro di Dell’Era, pure nella sua inevitabilmente rigorosa formulazione, possiede agli occhi del lettore curioso di questioni storiche il fascino di un giallo in trentaquattro puntate: chi sarà stato «Frontone, figlio di Quinto», che nel primo secolo dopo Cristo scioglieva il suo voto a Giove e Mercurio nei paraggi di Monte Carasso? E perché solo a quelle due divinità, quando la storia dell’epigrafia romana non si è mai trovato un accostamento simile? Forse a causa dell’interpolazione con una tradizione celtica, cultura viva e fortemente presente nei nostri territori già dall’epoca protostorica? E chi poteva essere, da dove veniva il ricco e stimato «Gaio Petronio Gemello» che ha lasciato ricordo di sé e di sua moglie «Lucilia», di suo padre «Gaio Petronio Primigenio» di sua madre «Sammonia Lutulla» e di suo fratello «Petronio Marziale» a Ligornetto, in una raffinatissima ara scolpita, così bella da spingere un famoso studioso come Theodor Mommsen, nel 1871, a baciarla con commozione quale preziosissimo reperto dell’antichità romana?
E poi, da un punto di vista più ampio: com’era inserito il Ticino nel contesto sociopolitico dell’epoca romana? Perché le lapidi riportano ora il probabile profilo di un notabile comasco, ora quello di un milanese? Da dove venivano questi uomini così importanti da potersi permettere simili monumenti? Chi reggeva allora le nostre terre, a quale autorità «facevamo capo» ai tempi dei romani? Insomma, quando la ricerca scientifica si avventura in questa disciplina il campo delle ipotesi apre scenari suggestivi, romanzeschi, che difficilmente lasciano indifferenti. Per questo il bel volume, pubblicato con la necessaria cura editoriale da Casagrande, agli occhi di molti lettori potrà forse risultare più appassionante di un noir storico, di quelli che ci capita sempre più spesso di trovare nelle nostre librerie. E di fatto qualche risposta alle questioni di cui sopra il libro di Dell’Era cerca di darle, formulando ipotesi solide, corroborate dal suo rigore scientifico, a disposizione della curiosità di tutti noi.