Memoria collettiva: Festa dei vignaioli

Ci vogliono dieci anni per organizzarla, dieci anni per ricordarla
/ 30.07.2018
di Lorenzo De Carli

Inserita nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO, organizzata solo cinque volte durante un secolo (forse assecondando una cadenza suggerita dalla durata di vita dei ceppi di vite), la Fête des Vignerons, che si svolge a Vevey dal 1797, non è solo l’evento più importante del Canton Vaud: è anche una celebrazione collettiva che stabilisce un legame tra le generazioni che non ha eguali.

Nel corso di una vita, a quante edizioni si può immaginare di partecipare? L’ultima si tenne nel 1999, la precedente nel 1977, poi si va indietro al 1955 – la prossima, di cui sarà regista Finzi Pasca, si svolgerà l’anno prossimo; ciò significa che per assistere a quattro edizioni bisogna vivere almeno novant’anni. È inevitabile, dunque, che il ricordo di ogni edizione è strettamente connesso ad una fase della propria vita molto ben isolata: «quand’ero bambino, da giovane, quando divenni genitore, ora che le cose sono lontane e vicine in un tempo».

La Festa dei vignaioli è organizzata dalla Confrérie des Vignerons di Vevey allo scopo di premiare il lavoro dei migliori coltivatori di vite. La confraternita, che affonda le sue radici nel medioevo, cominciò a premiare i più bravi vignaioli nel 1772 e alla fine del Settecento vennero impostate le caratteristiche salienti della festa. Corteo pio diventato celebrazione profana, la Festa dei vignaioli valorizza il lavoro delle persone e il ciclo della natura, entrambi personificati con il supporto di allegorie pagane, costumi e simboli giudaico-cristiani. Sfilano le stagioni (con Bacco che rappresenta l’autunno) e i mestieri della terra, affiancati da creature come fauni, baccanti, gransacerdoti e gransacerdotesse. Nel corso dell’ultima edizione parteciparono cinquemila figuranti.

Tale e tanto è l’affetto dei vodesi per questo evento, che sul portale di storia partecipativa «notreHistoire.ch» sono stati spontaneamente pubblicati numerosi documenti dedicati alla Fête des Vignerons, in particolare fotografie scattate da genitori o nonni, desiderosi di documentare alle nuove generazioni la partecipazione personale ad un evento tanto importante per la collettività. Ad un anno dalla nuova edizione della alla Fête des Vignerons, è stata creata un’estensione di «notreHistoire.ch» esclusivamente dedicata all’evento: fetesdesvignerons.notrehistoire.ch, così da poter dar luogo ad un progetto editoriale omogeneo.

Il funzionamento è lo stesso di «lanostraStoria.ch»: chiunque può liberamente consultare tutti i documenti disponibili, mentre gli iscritti ne possono pubblicare di nuovi e commentare quelli già online. Questa nuova piattaforma affianca quella ufficiale della Fête des Vignerons con lo scopo di offrire uno spazio collettivo, dove pubblicare liberamente sia foto o video di famiglia, sia i propri ricordi in forma scritta, realizzando le condizioni per la costruzione di una tangibile memoria collettiva.

Questa nuova iniziativa editoriale del progetto nazionale in cui è inserita anche «lanostraStoria.ch» è stata salutata con tale favore, che la stessa Confrérie des Vignerons, dopo alcuni mesi dall’inaugurazione del portale, si è già distinta per il numero e la qualità dei documenti pubblicati, i primi dei quali risalgono al 1833, segno che gli organizzatori della celebre festa hanno già riconosciuto a «notreHistoire.ch» il ruolo di piattaforma online dedicata alla condivisione di emozioni tra generazioni diverse. I vodesi stanno rispondendo con crescente partecipazione a questa iniziativa editoriale, e gli archivi della RTS sono anch’essi presenti con documenti multimediali, i primi dei quali risalgono al 1927.

Il successo che sta avendo la piattaforma dedicata alla Fête des Vignerons pone condizioni molto propizie per realizzare un’altra iniziativa in corso di sviluppo: un’analoga piattaforma dedicata al Montreux Jazz Festival. Anche in questo caso, la rete in cui è inserita «lanostraStoria.ch» diventerebbe la piattaforma liberamente disponibile per pubblicare ricordi e documenti personali dedicati ad uno dei più famosi festival di musica non solo Jazz, ma anche rock e pop della Svizzera.

Queste iniziative editoriali sopraggiunte dopo dieci anni di attività di «notreHistoire.ch» dichiarano che i tempi sono maturi per un uso del web come luogo di co-costruzione della memoria collettiva, in particolare nelle condizioni offerte da iniziative di servizio pubblico sottratte alla logica del profitto e sostenute dalla convinzione che gli archivi sono beni pubblici. In questa prospettiva, occorrerebbe che sia gli archivi pubblici sia quelli privati aggiornassero i loro statuti, maturando una responsabilità non più solo conservativa ma anche editoriale.