Damian Jerjen (espacesuisse.ch)

Mediare per preservare lo spazio vitale

Chi si occupa di pianificazione è confrontato con nuove sfide per rispettare la Legge federale che prescrive sviluppo centripeto e qualità delle costruzioni. Il punto di vista di Espace Suisse che promuove soluzioni sostenibili
/ 08.05.2023
di Fabio Dozio

Espace Suisse: non si tratta di un’impresa spaziale del nostro belpaese alpino. No, è un’associazione che da ottant’anni si occupa e preoccupa di sviluppo territoriale e pianificazione. Prima del 2018 si chiamava ASPAN e, fin dalla nascita, è stata riconosciuta come «la coscienza della pianificazione del territorio» in Svizzera. Non un’impresa spaziale, dunque, ma non meno ardua. La protezione, la cura, la sostenibilità del territorio sono obiettivi che richiedono grande impegno. Il territorio è la nostra terra, il nostro ambiente e come tale è bene comune che merita massima attenzione.

Ogni secondo, in Svizzera, viene edificato quasi un metro quadrato di verde, l’equivalente di otto campi di calcio sacrificati ogni giorno. La pianificazione ha quindi un’importanza notevole perché – sostiene Espace Suisse – «è chiamata a prevedere, anticipare, mediare e ponderare gli interessi in gioco per promuovere soluzioni sostenibili e per preservare lo spazio vitale per le prossime generazioni». Il direttore di Espace Suisse, Damian Jerjen, sottolinea che «le maggiori sfide attuali e future per lo sviluppo territoriale sono certamente il cambiamento climatico e la crisi della biodiversità».

Dalla Costituzione al popolo

L’importanza della pianificazione del territorio è stabilita dalla Costituzione che, all’articolo 75, recita: «La Confederazione stabilisce i principi della pianificazione territoriale. Questa spetta ai Cantoni ed è volta a un’appropriata e parsimoniosa utilizzazione del suolo e a un ordinato insediamento nel territorio».

Il popolo svizzero, a sua volta, ha dimostrato sensibilità su questo tema. In particolare nel 2013 quando i cittadini espressero, con netta maggioranza (62,9%), il loro sostegno alla nuova Legge federale sulla pianificazione del territorio (LFPT).

«Con la revisione della LFPT – ci dice il direttore Jerjen – il popolo svizzero ha conferito un chiaro mandato alla pianificazione del territorio per attuare l’articolo costituzionale ed evitare l’espansione urbana incontrollata. Ora, a dieci anni di distanza, le nuove normative e la richiesta di uno sviluppo centripeto di qualità stanno entrando in vigore nei Comuni, anche se ciò comporta sfide considerevoli».

La nuova legge è più severa soprattutto per quanto concerne le zone edificabili che devono essere dimensionate in base al fabbisogno prevedibile per almeno quindici anni e rispondere alla strategia dello sviluppo centripeto, che prevede di costruire all’interno delle zone già urbanizzate. Se le zone edificabili sono sovradimensionate, afferma la legge, vanno ridotte. In questi casi, i Comuni sono chiamati a dezonare, a trasformare terreni edificabili in zona verde. Compito non facile. In merito ha già sentenziato il Tribunale federale nel febbraio dell’anno scorso, accogliendo un ricorso contro la costruzione di 70 appartamenti nel comune vodese di Roche, perché l’edificazione superava i parametri indicati dalla legge.

Il Ticino e le preoccupazioni dei proprietari

In Ticino si elevano critiche di fronte a queste prospettive. Cosa ne dice il presidente della sezione ticinese di Espace Suisse, Riccardo De Gottardi?

«La preoccupazione dei proprietari di fondi nasce dal fatto che se si constata un eccesso di terreni edificabili, questi vanno ridotti e quindi dezonati. Si pone allora il quesito dell’indennità, che in determinati casi è dovuta ed è a carico del Comune, con il sostegno del Cantone (50%). Da qui anche la preoccupazione delle Autorità comunali a fronte di decisioni politicamente delicate. Il contesto in cui avviene l’applicazione della legge può essere reso ostico in particolare dal fatto che negli anni ’80, allorché fu varata la prima Legge federale sulla pianificazione del territorio, il perimetro della zona edificabile fu determinato, sotto la spinta di interessi locali, con molta generosità. Va comunque detto che la situazione va oggi valutata caso per caso in funzione dello sviluppo demografico registrato e pronosticato, così come dell’effettiva urbanizzazione avvenuta nel frattempo. Ciò non necessariamente comporta un dezonamento e il versamento di un’indennità.

Vorrei ricordare che l’aggiornamento di piani regolatori – spesso d’impianto vetusto e superato – non è solo un dovere legale, ma anche l’occasione per nuove e più attuali scelte di sviluppo a livello comunale, che tengano debitamente conto delle sfide del nostro tempo: cambiamenti climatici, biodiversità, cultura della costruzione, qualità del paesaggio e degli spazi pubblici».

Se i Comuni frenano, come sembra di capire da recenti prese di posizione, cosa deve fare il Cantone? «Sebbene le resistenze possano essere comprese, – ci dice De Gottardi – l’adattamento degli strumenti pianificatori alle disposizioni della Legge federale è ineluttabile. Il Cantone, dopo aver fatto i propri compiti, modificando il piano direttore e le basi legali cantonali, potrebbe ora orientare parte delle proprie energie a sostenere i comuni nello sforzo che sono chiamati a fare. Non si tratta solo di aiuti finanziari – per altro già assicurati – ma anche e soprattutto di favorire lo scambio di esperienze e d’informazione, di offrire insomma una consulenza attiva e un adeguato accompagnamento a questo complesso processo».

«Lo sviluppo interno, centripeto, di qualità è una sfida per i Comuni. – sottolinea Damian Jerjen – Ci sono però anche buoni esempi. Espace Suisse gestisce il sito densipedia.ch che presenta quasi cento buoni esempi. Lì si trovano anche molte informazioni su sviluppi centripeti e insediamenti di qualità».

L’importante ruolo del Comune

Il sistema svizzero della pianificazione si articola su tre livelli: la Confederazione, che definisce i principi di fondo e le concezioni dei piani settoriali, il Cantone, che mette a punto un piano direttore e le strategie di sviluppo territoriale e i Comuni con i piani direttori, i piani regolatori, il regolamento edilizio, i piani particolareggiati, ecc. Insomma, il meccanismo è complicato e, in più di un’occasione, in Ticino si è visto che i dettati della Confederazione non sempre vengono seguiti alla lettera. I Comuni, per storia e tradizione, soprattutto in passato, hanno pasticciato e maltrattato il proprio territorio.

Per il direttore di Espace Suisse il ruolo del Comune è importante: «Per la necessaria accettazione della pianificazione territoriale è fondamentale un’ampia partecipazione della popolazione, che può essere meglio assicurata a livello comunale».

In Ticino la situazione si è fatta più delicata dopo che Berna ha approvato il piano direttore cantonale nell’ottobre scorso. Siccome Bellinzona ha consegnato il PD in grande ritardo, la Confederazione ha ridotto le zone edificabili, basandosi sulle nuove stime, più contenute, della crescita demografica per i prossimi 15 anni. Il ridimensionamento delle zone edificabili è stato contestato in Parlamento con tre interpellanze da altrettanti deputati ticinesi: Regazzi (Centro), Quadri (Lega) e Marchesi (UDC). Il Consiglio federale ha chiarito che il Ticino non è stato trattato in modo diverso rispetto agli altri Cantoni. Ora fa stato l’attuale previsione di crescita demografica, ma in futuro si potrà far riferimento all’evoluzione reale della popolazione.

Protezione, sostenibilità e qualità degli insediamenti

Altro aspetto interessante per quanto concerne la pianificazione è la valutazione dell’impatto di ISOS, l’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale. ISOS analizza globalmente gli spazi edificati considerando strade, piazze, giardini, altri spazi verdi, tenendo conto dell’ambiente circostante. L’iscrizione all’ISOS di un insediamento indica che esso merita di essere conservato e salvaguardato, ma non equivale a una misura di protezione. «ISOS si basa sulla legge sulla protezione della natura e della patria, – chiarisce il direttore Jerjen – ma non è un vincolo assoluto che impedisce il cambiamento. Tuttavia si può intervenire densificando con qualità, pur rispettando un insediamento iscritto a ISOS».

Espace Suisse si preoccupa anche delle mega tendenze che hanno effetto sul territorio. L’emergenza data dal riscaldamento climatico impone comportamenti che fin d’ora devono essere considerati nella pianificazione: salvaguardia del verde, protezione del suolo, interventi contro le isole di calore nelle città. Il paesaggio, che può offrire migliore qualità di vita, va protetto e va salvaguardata la biodiversità.

Pianificare significa anche curare la qualità degli insediamenti. Espace Suisse elenca le misure da rispettare per migliorare la qualità della costruzione. Nel 2018 è stata adottata dai Paesi europei la Dichiarazione di Davos per una cultura di qualità della costruzione. «Urge adottare un nuovo approccio adattativo per plasmare il nostro spazio edificato, – si legge nella Dichiarazione – che sia radicato nella cultura, che rafforzi attivamente la coesione sociale, garantisca la sostenibilità dell’ambiente e contribuisca alla salute e al benessere di tutta la popolazione. Ecco cos’è la cultura della costruzione di qualità».

Espace Suisse sottoscrive questi principi e precisa gli obiettivi per realizzare insediamenti di qualità. Garantire i servizi e le offerte socioculturali, pensare a rendere funzionale habitat, lavoro e tempo libero. Privilegiare la mobilità lenta in spazi tranquilli e non inquinati. Aree di traffico limitato e zone d’incontro con centri animati. Abitazioni per una popolazione mista, intergenerazionale e multinazionale.

Concludiamo ricordando che l’Ordinanza per la pianificazione del territorio (art.19) prevede fra i compiti dei pianificatori cantonali l’informazione e la partecipazione della popolazione.Un dettaglio non trascurabile.