Mediare per non denunciare

Prevenzione – Il Gruppo Visione Giovani della Polizia cantonale è sempre aggiornato sui comportamenti a rischio dei ragazzi e fornisce informazioni, suggerimenti e consulenze nelle scuole e ai privati
/ 27.08.2018
di Stefania Hubmann

Un percorso di conoscenza e prevenzione in grado di accompagnare allievi e genitori dalle scuole elementari alle superiori per evitare che comportamenti giovanili a rischio sfocino in reati e denunce. È quanto propone il Gruppo Visione Giovani (G.V.G.) della Polizia cantonale in collaborazione con le polizie comunali. L’attività, nata dodici anni fa, è in continuo crescendo. Negli ultimi anni le presenze nelle classi, in particolare a livello di Scuola media, sono aumentate in modo massiccio. Le richieste sono giunte anche da parte di scuole speciali, istituti per disabili e dal settore della formazione, mentre i temi affrontati con gli allievi e in serate con le famiglie si sono estesi a nuovi settori, primo fra tutti quello dell’uso di internet. Anche i privati possono far capo al G.V.G., sempre aggiornato sull’evolversi del comportamento dei minorenni e quindi in grado di fornire ai genitori in difficoltà preziose informazioni e suggerimenti sui servizi competenti a disposizione.

Il lavoro in rete è una delle chiavi del successo del Gruppo, di cui è responsabile il sergente maggiore Giancarlo Piffero. A lui si deve questa iniziativa, avviata con il collega Marco Lehner quali coordinatori rispettivamente del Sopraceneri e del Sottoceneri. Oggi le figure di riferimento sono quattro: lo stesso Giancarlo Piffero nel Locarnese e gli appuntati Christian Gianotti nel Bellinzonese, David Negri nel Luganese e Marco Giovanati nel Mendrisiotto. Sono coadiuvati da una quarantina di agenti delle polizie comunali che fungono da antenne sul territorio mantenendo contatti diretti con le direzioni degli istituti scolastici. «All’inizio era il Gruppo che si proponeva alle scuole per promuovere l’attività di prevenzione, mentre oggi interveniamo su richiesta grazie al passaparola», spiega il responsabile cantonale. «L’attività è diventata più vasta, specialistica e importante. Oltre all’aver messo a punto un percorso scolastico uniforme per l’intero Cantone, offriamo il nostro contributo pure nel settore della formazione dei docenti nei diversi tipi di scuola, in collaborazione con il Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) della SUPSI. Un’altra estensione dei nostri compiti riguarda le scuole speciali e le strutture per persone disabili. In queste ultime svolgiamo sia formazione degli operatori, sia sensibilizzazione degli utenti attraverso attività in piccoli gruppi adattate alle rispettive necessità e capacità cognitive. Si tratta in via principale di richiamare l’attenzione sui rischi di alcuni comportamenti come pure di suggerire in quali modi è possibile proteggersi».

L’età scelta per iniziare il percorso di prevenzione è quella di 10 anni, che segna la possibilità per un minore di essere perseguito penalmente. Il motto del G.V.G. è d’altronde «Informare, prevenire e mediare per evitare di denunciare». In quinta elementare si punta su tre temi: il rispetto, la violenza e l’uso corretto dello smartphone. Un altro aspetto essenziale, rileva il nostro interlocutore, è presentare ai bambini l’agente di polizia come persona di riferimento, al quale ci si può rivolgere per chiedere informazioni o aiuto. Il G.V.G. si occupa infatti anche di ascoltare e consigliare chi le minacce, i soprusi e le violenze li subisce. La prevenzione legata all’uso dello smartphone è stata anticipata alla scuola elementare perché si è constatato che circa il 70 per cento degli allievi di quinta elementare ne è già in possesso. La maggior parte lo utilizza senza l’accompagnamento di un adulto o una formazione adeguata. È pertanto importante mostrare loro il ruolo di controllo degli adulti quale forma di protezione e non come segno di sfiducia.

Man mano che l’età degli allievi avanza, gli argomenti affrontati diventano più articolati fino a includere i risvolti giuridici dei medesimi. In seconda media (la prima è considerata coperta da quanto proposto in quinta elementare) i coordinatori del G.V.G. si focalizzano sul bullismo, dagli autori alle vittime, con riferimento alle sue nuove forme legate soprattutto ai social network. L’informatica in tutti i suoi usi e supporti – dallo smartphone al tablet, al computer – è affrontata con gli allievi di terza media collaborando con l’esperto di nuove tecnologie Paolo Attivissimo per quanto riguarda l’aspetto tecnico. Prima di lasciare la scuola dell’obbligo, nell’età in cui si esce maggiormente per conto proprio la sera, al centro dell’attenzione vi sono, oltre ad internet, alcool e sostanze psicoattive. Giancarlo Piffero ricorda, dati alla mano, che fra i procedimenti aperti nei confronti dei minorenni «la maggior parte riguarda proprio queste sostanze (475 nel 2017) con la canapa a farla da padrone complici il costo limitato, la facile reperibilità e la banalizzazione fatta da alcuni». Seguono con oltre 200 casi i reati contro il patrimonio, mentre si situano al di sotto del centinaio le altre tipologie. Nelle Scuole medie superiori e nelle SPAI (Scuola professionale artigianale industriale) si approfondiscono le tematiche trattate in precedenza completandole con il relativo quadro giuridico. D’attualità con il raggiungimento della maggiore età anche le questioni legate alla circolazione.

Da precisare che le sedi scolastiche non sono obbligate a compiere l’intero percorso di prevenzione. Alcune richiedono l’intervento del Gruppo Visione Giovani perché confrontate con problemi  specifici, altre decidono di proporre ogni anno un singolo argomento, coinvolgendo quindi classi diverse. «La collaborazione è ottima con l’intero settore scolastico cantonale – rileva il responsabile del G.V.G. – ma la nostra attività si è intensificata soprattutto nella Scuola media. È un momento cruciale e la nostra visione riguardo all’importanza della prevenzione è condivisa dalla Sezione dell’insegnamento medio con a capo Tiziana Zaninelli». Anche numerose associazioni di genitori fanno appello regolarmente al G.V.G. proponendo incontri pubblici che affrontano le problematiche legate ai comportamenti a rischio.

I dati raccolti dal Gruppo confermano l’esponenziale crescita della sua attività, reimpostata tre anni or sono in concomitanza con la riorganizzazione della Polizia cantonale. Se nell’anno scolastico 2014/15 le classi coinvolte erano complessivamente 227 nel 2016/17 si è passati a 556, quindi oltre il doppio, con un ulteriore incremento nel 2017/18. Nello stesso periodo gli allievi sono aumentati da 4353 a 12191. Grande balzo avanti tra il 2014 e il 2017 anche per le conferenze pubbliche, passate da poche unità a una quarantina, e le richieste private delle famiglie per risolvere i conflitti con i figli, da 73 a 150. 

Coinvolgere i docenti, fornire loro spunti e documentazione per poter ritornare sull’argomento, proporre immagini, informazioni e ragionamenti che tocchino direttamente i giovani, essere sempre aggiornati sui loro comportamenti, sono i principi che guidano gli interventi di prevenzione del Gruppo Visione Giovani. A questo scopo il servizio partecipa con regolarità a incontri nazionali di formazione che affrontano i temi di interesse generale emergenti. «È il caso del reclutamento di minori da parte dei movimenti jihadisti, delle nuove chat o ancora dell’abuso di sostanze e medicamenti nello sport», precisa il nostro interlocutore. Questo tipo di prevenzione è sempre più diffuso nell’intera Svizzera, ma non ogni Cantone dispone di un servizio specialistico come il G.V.G. Tutti mirano però, con riferimento alla Legge federale sul diritto penale minorile, a porre l’attenzione sulla protezione e il recupero del giovane. 

Informazioni
www.ti.ch/di/pol/prevenzione/gruppo-visione-giovani/
www.skppsc.ch/it/