Qualche giorno fa ho letto un articolo molto interessante, Lo spazio mentale della mamma artista – o la sinfonia fantastica, dove si racconta la difficoltà per una donna di conciliare carriera artistica e maternità. L’autrice, Héloïse Simon, paragona la sua vita a un’accozzaglia di rumori, una cacofonia frammentata nella quale trovare un reale spazio per sé pare un’impresa titanica. Quella che però pare musica avanguardistica strimpellata da un’improbabile orchestra si trasforma a poco a poco nella più bella sinfonia di sempre: perché con il tempo quando si riesce finalmente a trovare dentro di sé un equilibrio personale, a capire che non si deve essere perfette, quando si trova il proprio ritmo con cui ballare la propria vita, beh ogni soddisfazione, vale il doppio!
Questo articolo si inserisce in una tendenza in atto da decenni, ma che ancora fatica a catturare gran parte della società, che vede mettere in discussione la figura della madre perfetta, legittimandola ad ammettere le difficoltà che prova e che incontra, e che mette in guardia rispetto al fatto che, una madre felice fa un bambino felice, e non il contrario. La letteratura specifica, in ambito delle scienze umane, ha aiutato il fiorire di queste teorie e la loro diffusione.
Anche alle nostre latitudini si assiste a una crescita di consapevolezza, rispetto all’importanza del benessere della madre. Tra iniziative diverse che appaiono sul nostro territorio, segnalo un libro pubblicato recentemente, ad opera di Eveline Moggi, formatrice che si occupa di coaching familiare, che sviluppa la tematica da un suo personale e particolare punto di vista.
Si tratta di Mamme in equilibrio, e nasce come manuale pratico che mette in forma scritta le formazioni che Eveline propone. Sono molti e sfaccettati, gli spunti di riflessione e i punti di vista che leggiamo all’interno del libro, realizzato anche grazie alla collaborazione della giornalista Sara Rossi Guidicelli.
Ancora una volta, come nell’articolo di cui sopra, il libro si apre con la musica: «La nostra musica è una grande fanfara e la maggior parte di noi suona moltissimi strumenti contemporaneamente, non è vero? (…) Spesso non c’è armonia, solo baccano, mentre noi ogni tanto avremmo solo voglia di starcene in silenzio, a sentire battere il nostro cuore e basta. (…) Quello che vogliamo dire è che non è mica facile fare la mamma. Anche se non ce lo avevano detto prima». E quindi il libro propone un viaggio dentro di sé, ponendo l’accento su alcuni aspetti che solitamente non vengono citati. Nei cinque capitoli che lo compongono (Donne, Madri, Tempo, Figli e Padri) si parla, tra le altre cose, dell’importanza della condivisione delle proprie esperienze e del saper chiedere aiuto a chi ci sta intorno; si cita la famosa charge mentale proposta qualche anno fa dalla fumettista francese Emma per raccontare tutto quanto le madri debbano tenere in testa per far funzionare la famiglia; si valorizzano le innumerevoli competenze che una madre deve mettere in atto; si menziona la difficoltà del periodo mestruale; si parla di soldi; si sottolinea l’importanza del lavoro del padre.
No, essere madri non è certo una passeggiata, ma Mamme in equilibrio non si ferma agli spunti di riflessione, e mette in atto una serie di esercizi pratici e soluzioni organizzative, anche verso una maggiore consapevolezza e rispetto di sé.
«Non avrei mai potuto scrivere un libro teorico – ci racconta Eveline Moggi – perché non fa parte del mio percorso di vita. Nasce dalla pratica, e di fatto la sostiene». L’autrice inizia la sua carriera come Kinderpflegerin, una figura che si occupa della cura dei bambini nei primi anni di vita come infermiera e educatrice. Un percorso formativo che grazie a una scuola innovativa di Zurigo le ha trasmesso l’importanza del lavoro su di sé, per potersi aprire all’altro. Ora Eveline, madre di quattro figli, è mentoring famigliare, e delegata per il Ticino per la Formazione dei Genitori CH. Formazione che, secondo un recente studio commissionato all’Università di Scienze Applicate di Berna («Impostazioni per la formazione dei genitori e la loro accessibilità», che sarà presentato in un Simposio nazionale il prossimo gennaio), sta prendendo sempre più piede in tutta la Svizzera.
Eveline sottolinea l’importanza dell’ascolto: «Quello che vorrei fare io con i miei corsi è dare il giusto valore alla famiglia e ai propri ruoli, per il bene dei figli, che io considero al centro. Spesso ci si sente sole e inadeguate, non all’altezza del ruolo. Mettendosi in discussione anche con altre madri si può trovare la propria personale soluzione. Non voglio dare consigli, non è il mio ruolo, ma attraverso il coaching porre domande e trovare le soluzioni con le madri legate alla realtà di ciascuna». E grazie al contatto con Sara Rossi Guidicelli le parole prendono forma e il corso si trasforma in libro, si struttura e si arricchisce di preziose testimonianze diverse: «Sara ha portato la melodia e un linguaggio».
Un libro dedicato all’equilibrio delle mamme e al benessere dei bambini… è più importante che la mamma riesca a stare in piedi o che i bambini stiano bene? «Quando la mamma sta bene, sta bene anche il bambino. Lui lo sente, è percettivo. Pensiamo alla connessione dei primi anni. Non dimentichiamo però che ogni bambino è diverso e ha esigenze diverse, ascoltiamo anche quelle». La società è cambiata oggi, è più individualista. Quella rete di comunicazione e sostegno che prima era propria delle grandi famiglie o dei nuclei di paese oggi dobbiamo crearcela noi. Insomma, è più facile sentirsi soli: «Silvia Vegetti Finzi lo dice nella prefazione del libro, la società odierna ha creato molto individualismo. Aggiungo che prima era la rete ad occuparsi della formazione, le conoscenze venivano trasmesse, c’era spazio di condivisione».
I papà hanno un ruolo di sostegno per mantenere l’equilibrio delle madri secondo lei? «I padri ci sono, anche se non sempre presenti. La cosa più importante è la comunicazione all’interno nella coppia. Avere una progettualità famigliare, per il bene dei figli».
Le mamme possono a volte concedersi di perderlo l’equilibrio? «Tutto dipende da cosa si intende con equilibrio. Che le madri possano provare emozioni di sfinimento e le riconoscano è molto importante, per esempio. O che sappiano e possano chiedere aiuto. Tutti quanti possiamo fare degli errori. Per me essere in equilibrio è star bene con me stessa. E quindi posso accogliere l’altro, e riuscire a dare un abbraccio, una carezza, una risata al momento giusto». E trovare, suonare e ballare sulla nostra personalissima, fantastica, sinfonia, aggiungo io.