Maledetti brufoli. A Il caffè delle mamme lo ammettiamo subito: i punti neri e le bollicine gialle sulla pelle sono una delle peggiori scocciature che capitano nell’adolescenza. Vulcani in miniatura che possono minare l’autostima delle nostre figlie già alle prese con gli scombussolamenti fisici della pubertà. Proprio nel momento in cui le 12enni iniziano a volersi vedere più belle allo specchio, studiano con cura gli outfit, muovono i primi passi con il mascara, ecco è allora che si vedono comparire sul viso l’odiosa T a puntini che tratteggia fronte, naso e mento. Liquidare l’argomento con un semplicistico «Tanto passerà» lo riteniamo sbagliato. Non è frivolezza, che pure non fa mai male (come ci ricorda la poetessa Alda Merini, «Se le donne sono frivole è perché sono intelligenti a oltranza»). È piuttosto la volontà di mettersi nei loro panni. La domanda che s’impone, allora, è: come possiamo aiutare le nostre figlie ad accettarli?
A Il caffè delle mamme io mi autodenuncio senza neanche un po’ di vergogna: al primo punto nero di Clotilde, dopo avere cercato invano di schiacciarglielo, ho preso appuntamento dall’estetista e l’ho portata a fare la pulizia del viso. Reazione impulsiva (e costosa), ma tentare non nuoce. Dopodiché bisogna razionalizzare. L’età è impegnativa, ma non possiamo demordere. Cose da ragazze (ed. Sonzogno) – pubblicato il 25 settembre, già considerato dalla rivista «Internazionale» il libro da regalare di corsa a chi ha tra i 12 e i 13 anni – spiega tutto su quel corpo che improvvisamente suda, sanguina, a volte è percorso da brividi strani e si riempie improvvisamente di peli. L’hanno scritto due dottoresse norvegesi, la 33enne Nina Brochmann e la 29enne Ellen Støkken Dahl, entrambe con una formazione all’Università di Oslo ed esperte in educazione sessuale: l’una oggi lavora all’Akershus University Hospital, l’altra al Centro per la salute sessuale e riproduttiva di Oslo. Naturalmente non può mancare un capitolo sui brufoli!
«Non sei la sola». «I brufoli non spuntano per colpa tua». «Tutto dipende da una predisposizione ereditaria, dal tipo di pelle e da un po’ di pura e semplice fortuna». Convincere di ciò le nostre figlie è sicuramente il primo passo. Per farlo possiamo ricorrere anche alle blogger che, a colpi di hastag honest, pubblicano foto al naturale. Nell’epoca social sono nate le acne influencer, giovani ragazze che si mostrano sui profili web con la pelle imperfetta sfidando l’odiosa pratica del body shaming, il bullismo nei confronti di chi non è perfetto secondo i canoni omologati di bellezza, brufoli inclusi. Una delle prime, già nel 2017, è Hailey Wait, coraggiosa diciassettenne del Colorado che, stanca di dover sempre nascondere il proprio volto, ha deciso di lanciare un appello attraverso il suo profilo @Pigss su Instagram, e pubblicare le foto del viso, acne compresa. Una delle ultime è, l’estate scorsa, Aurora Ramazzotti, 23 anni, figlia di Eros Ramazzotti e di Michelle Hunziker: «Per postare una foto così, come l’hai scattata, ormai ci vuole coraggio. Soprattutto per chi da sempre fa a botte con la sua insicurezza, il suo peso, i suoi brufoli. Abbiamo dato vita ad una piattaforma dove essere “umani” spicca perché è quasi strano. Siamo tutti belli, famosi, felici e realizzati. Ma, visto che ne ho la possibilità, sfrutterò questa stessa piattaforma che sa di perfezione per ricordarci che la perfezione non solo non esiste, ma non è neanche bella. Siamo belli noi, con le nostre cicatrici, e anche se sembra tutto un po’ cliché, a questo punto non c’è cosa a cui credo di più».
Capire cosa sono e perché vengono è un altro passo. Brufoli e punti neri sono la risposta ai nuovi ormoni che circolano nel corpo e la loro comparsa spesso è legata al ciclo mestruale. «Se osservi bene la tua pelle allo specchio, vedrai tanti piccoli forellini: sono i pori, cioè le aperture di minuscole cavità nascoste sotto la cute, al cui interno si produce una sostanza grassa che si chiama sebo – scrivono le dottoresse Nina Brochmann e Ellen Støkken Dahl –. Il sebo serve ad ammorbidire e proteggere la pelle e i capelli. Siccome il viso, a differenza del corpo che copriamo con i vestiti, è più esposto alle intemperie, un po’ di sebo è utilissimo, specie se fuori fa freddo. Durante la pubertà, quando nel corpo circolano più ormoni, i pori ricevono l’ordine di produrre più sebo. Di conseguenza, la pelle diventa più grassa. A volte l’apertura dei pori viene bloccata da cellule della pelle, che impediscono al sebo di uscire». Eccoli, brufoli («una piccola infiammazione dei pori») e punti neri (sotto cui si nasconde «un cilindretto di sebo morbido e giallastro»).
Bisogna capire, poi, se c’è del vero in leggende come quella del rapporto tra cibo e brufoli. «L’hai sentita quella che mangiare la cioccolata o gli zuccheri te li fa venire? – chiedono Brochmann e Støkken Dahl –. Comunque, una cosa è certa: gli scienziati non hanno trovato nessun legame sicuro tra brufoli e alimentazione». In ogni caso, nel dubbio, a Il caffè delle mamme, salame e cioccolata sono contingentati. Per fortuna le dottoresse norvegesi sdoganano all’occasione la possibilità di spremere un foruncolo: «A volte va bene, usando una certa cautela. Se i brufoli fanno male e sono maturi, fare uscire il pus può alleviare il dolore. Ma evita di schiacciare quelli non ancora maturi rischi di peggiorare la situazione, perché il pus che si trova sottopelle non ha via d’uscita. Per scongiurare un’infezione è sempre bene lavarsi prima le mani».
Da mamme pratiche a Il caffè cerchiamo, però, soprattutto soluzioni. Il commento delle due dottoresse norvegesi all’utilizzo di un po’ di dentifricio – lì, proprio sulla punta del brufolo, come facevamo noi da giovanissime – è: «Non ci cascate!». Lo stesso vale per lo sciacquarsi la faccia con un panno umido (che rischia di riempirsi di batteri): «Meglio le mani ben pulite». Quel che resta davvero da fare: «Lavati la faccia una-due volte al giorno con un detergente delicato senza sapone: i saponi normali sono troppo aggressivi per la pelle del viso e possono peggiorare la situazione. E usa una crema idratante non troppo grassa». Perché accettarli va bene, ma curarsi anche un po’ la pelle è meglio.