La Valle Verzasca è una meta ambita sia dai turisti alla ricerca dell’acqua o del sole, sia dagli escursionisti che sulle montagne trovano sentieri da percorrere e panorami da ammirare. Il fondovalle, con i villaggi, il suo fiume, le sue pozze e i suoi ponti, è pure attraversato da un’interessante rete di vie pedestri o ciclabili. In questo contesto s’inserisce il Sentiero delle leggende di Gerra Verzasca, inaugurato nella primavera del 2019 e promosso in seno all’iniziativa «Paesaggio Verzasca: 1 comune, 1 progetto» dalla Fondazione Verzasca, l’agenzia di sviluppo territoriale che promuove e concretizza dal 2007 progetti di valenza regionale.
Si tratta di un percorso circolare adatto a tutti e che si può effettuare in un paio d’ore (soste comprese) partendo dalla fermata «Al ponte» di Gerra Verzasca. A condurre i visitatori c’è una volpe, presente sia sui pannelli esplicativi collocati nelle otto tappe, sia sui cartelli indicatori. Oltre ad apprezzare semplicemente la natura, l’ambiente e il paesaggio, la passeggiata tocca dei punti d’interesse segnalati, aree di sosta attrezzate per un pic-nic, giochi all’aperto per grandi o bambini e scorci suggestivi. Inoltre, come suggerisce il nome del sentiero, le leggende sono il filo conduttore e accompagnano la gita tra prati, boschi e borghi dell’alta valle.
Le storie narrano di animali parlanti, streghe, Crüsc o personaggi che hanno animato i boschi, i monti, i pascoli, gli alpeggi, i nuclei, il fiume o le caverne della Valle Verzasca. Come leggiamo sul sito internet «le leggende sono l’espressione antica e profonda che dà nome ai timori, alle sfide e all’ingegnosità dell’essere umano di fronte alle difficoltà della vita e della natura». Una narrazione per ogni tappa è sempre scritta sui pannelli (in italiano e tedesco), mentre sia sulla pagina web del sentiero sia scansionando il «codice QR» riportato sui cartelli si possono ascoltare tutte le storie, qui anche in francese. A completare l’offerta ci sono inoltre delle sculture che ogni anno si rinnovano.
Dopo le informazioni introduttive, il sentiero fa una sosta nei pressi della recuperata selva castanile in località Ciòss, «un bosco pieno di vita». Qui dal semplice osservare e capire quanto fosse importante una volta il bosco come fonte di alimenti, legname o foglie per strame, si passa al divertimento con «Boccia al Bosco» o «Bobosco», un gioco geniale dove si possono lasciar correre delle bocce di legno lungo dei percorsi creati con materiali tipici della foresta e sfruttando la morfologia del luogo, con il suo pendio ricco di sassi e massi. Sempre presso la selva castanile ci sono imponenti alberi monumentali e grandi rocce su cui una volta si coltivavano dei piccoli appezzamenti di terra, gli orti pensili. La sommità più o meno pianeggiante di alcuni massi, veniva infatti ricoperta con del terriccio e, con il sostegno di muretti in sasso, permetteva di coltivare patate, segale o alcuni ortaggi al riparo da capre e animali selvatici. La leggenda abbinata a questa sosta è quella dei Crüsc, dei folletti «brutti e cattivi» che vivevano nelle caverne sui monti di Mergoscia: di notte, si racconta, entravano nelle case degli abitanti e rubavano latte, formaggio e tutto quello che trovavano.
Il sentiero prosegue verso sud, raggiungendo presto la frazione di Cà Nòv, costituita da un pittoresco agglomerato di edifici, la maggior parte risalente al Seicento, e descritto come «un ambiente vivo e rumoroso», dove una volta c’erano «galline, polli, conigli, gatti e cani che animavano il nucleo con i loro versi, mentre bambini e adulti erano impegnati nelle attività quotidiane o a volte in qualche antico gioco». Vagando tra mura e recinti rigorosamente in sasso si notano le caratteristiche scale esterne, originariamente senza parapetto, che conducono ai locali superiori. Nel nucleo s’incontra una generosa fontana del 1895 per dissetarsi, mentre il forno del villaggio viene ancora utilizzato in eventi particolari. Le leggende abbinate parlano di un personaggio bizzarro chiamato l’uomo della selva e di un cacciatore di Sonogno che conosceva i suoi boschi alla perfezione…
Il cammino continua accompagnato dai rumori della natura sul lato destro della Valle Verzasca, giungendo abbastanza velocemente alla postazione con i pozzi di macerazione della canapa, abbinati alla filastrocca «Sono andata a Gerra» e alla leggenda «L’oro in un laghetto della Verzasca». Anche in Verzasca l’economia rurale era basata molto sull’autosussistenza, i cereali, le castagne, il latte o i tessuti venivano prodotti o realizzati in casa. La canapa, con le sue fibre robuste, rientra tra queste materie prime e serviva per fabbricare indumenti o tessili, in alternativa alla lana delle pecore. Lungo il sentiero si possono cercare e trovare alcuni dei pozzi, che erano distribuiti un po’ ovunque nei pressi di un riale, e dove le fibre venivano lasciate a macerare nell’acqua per una ventina di giorni.
Il cammino attraversa in seguito il bosco di abeti piantato negli anni 1965-75 per proteggere la strada cantonale da valanghe o frane e dove si può seguire una leggenda di Lavertezzo e il suo alpe di Cornöv. Alla postazione seguente i visitatori sono quindi invitati ad ascoltare i rumori del bosco e la storia del «serpente verde», per arrivare in breve tempo al punto più basso del percorso. Da qui, dopo la visita alla Cappella di Predéll e la storia dell’oratorio della Fraccia, si risale lentamente attraversando prati e campi in direzione del punto di partenza. Sulla via del ritorno c’è ancora la possibilità di passare da Prato Maggiore, i cui terreni erano gestiti da almeno una ventina di famiglie che falciavano l’erba e coltivavano cereali, canapa o altri vegetali. Anche le ultime storie proposte, «L’anello stregato» e «A caccia di grilli», contribuiscono a trascorrere una bella giornata nell’ambiente naturale della Verzasca.
Informazioni
www.museovalverzasca.ch