Orso bruno europeo (Ursus arctos) che scala un albero nella foresta di Sneznik, Slovenia (Franco Banfi)

L’orso bruno europeo

Reportage - In Slovenia, un bosco senza orsi è come un bosco senza abeti
/ 29.04.2019
di Sabrina Belloni

In Slovenia vivono alcune centinaia di orsi bruni europei, nel loro habitat natio: le foreste che ricoprono circa i due terzi del paese e i boschi degli imponenti altipiani carsici, in naturale convivenza con la fauna selvatica, con i pochi abitanti dei radi insediamenti e i loro animali domestici.

I boschi sono perfetti nella loro naturalezza, curati con dedizione dai boscaioli laddove necessario. L’habitat è preservato e con basso impatto antropico, e questo in parte spiega la presenza dell’orso, il più grande predatore europeo, e dell’altra fauna selvatica: linci, lupi, allocco degli Urali, poiane, molti rapaci, cicogne e altri uccelli.

La sporadicità degli abitati e la vastità degli spazi ha facilitato l’espansione della popolazione degli orsi bruni, i quali molto lentamente si stanno re-insediando in territori dove un tempo erano numerosi. Gli orsi sono animali solitari e molto schivi, diffidenti. Per questa loro caratteristica è estremamente raro vederli in natura, al di fuori delle aree appositamente allestite.

Gli orsi, anche se mammiferi, non sono animali gregari e non creano comunità sociali. Le rare occasioni in cui cercano un contatto fra co-specifici si presentano durante l’accoppiamento (in primavera) e nell’infanzia. Soprattutto nei primi mesi di vita, il rapporto con la madre e i fratelli è essenziale per lo sviluppo cognitivo ed emotivo dei cuccioli, e il legame è molto forte: i giochi, le lotte, le coccole e il contatto fisico fanno parte della routine quotidiana di un piccolo e sono indispensabili nel loro percorso di crescita e di conoscenza.

Divenuti adulti, maschi e femmine conducono vite totalmente solitarie. Terminata la stagione degli amori, ognuno prosegue singolarmente la propria vita. I maschi si rimettono in cammino, disinteressandosi totalmente delle compagne e dei cuccioli. Le femmine si prenderanno cura della prole, sino ai due anni d’età.

Gli orsi normalmente fanno di tutto per evitare le persone poiché le temono; raramente si sono presentate complicazioni laddove sono presenti infrastrutture o attività umane nei territori ri-colonizzati dal plantigrade. La presenza nei boschi di strade, insediamenti, impianti o altre attività umane può modificare il naturale comportamento della specie. Anche un grande animale, che si è evoluto nei millenni sino a diventare un elemento essenziale dell’ecosistema nel quale vive, è intimorito dalla presenza umana e cambia totalmente il suo naturale comportamento sino ad alterare la propria distribuzione territoriale, le abitudini alimentari e la sua vita quotidiana, come l’allevamento dei cuccioli e la ricerca di cibo.

In Slovenia, pochi operatori hanno recentemente iniziato un’attività indirizzata a un micro-turismo responsabile, correlata all’osservazione dell’orso bruno selvatico in aree appositamente attrezzate, sotto l’attenta sorveglianza di una guida esperta. Sono stati costruiti alcuni capanni da cui è possibile ammirare e fotografare in tutta sicurezza gli orsi. Questa attività aiuta contemporaneamente l’economia di aree rurali, in cui l’occupazione prevalente è ancora agro/pastorale e boschiva di sussistenza, consentendo altresì che tali luoghi non vengano abbandonati dalla scarsa popolazione, la quale esercita una funzione determinante nella conservazione e nel mantenimento dei boschi. Le guide sono spesso ex cacciatori che hanno seguito corsi di specializzazione organizzati e finanziati da progetti come il Life Dinalp Bear e Natura 2000.

Le maggiori possibilità di osservare gli orsi sono nei mesi della tarda primavera-inizio estate, quando gli animali – risvegliatisi dal letargo – sono affamati. Come accade nei neonati nei primi giorni seguenti la nascita, la situazione di carenza alimentare nel periodo immediatamente successivo al risveglio comporta un’ulteriore perdita di peso, allorquando il cibo disponibile è costituito in prevalenza da piante erbacee con scarso potere calorico a causa della non ottimale efficienza di conversione del cibo vegetale in energia. Al contrario, nei mesi estivi e autunnali, l’orso si abbuffa di frutta, semi, radici, insetti e piccoli animali in vista del letargo nei lunghi mesi invernali. Alcune stime indicano che gli esemplari più grandi riescono a ingerire giornalmente sino a 15 kg di cibo e a guadagnare mezzo chilo di peso al giorno, nonostante le energie e i lunghi spostamenti profusi nella ricerca di alimenti. Un orso adulto può percorrere sino a 60 km in un giorno (o una notte). Utilizzando la tracciabilità consentita dai radio-collari e altri tag, c’è evidenza che normalmente gli orsi sono territoriali: ogni esemplare si sposta in un’area specifica e ha una memoria molto sviluppata dei luoghi dove ha trovato cibo in precedenza.

Il cambiamento climatico e la presenza di cibo derivante dalle attività umane nelle zone boschive sono i più comuni elementi ai quali tutta la fauna selvatica si sta adattando, e influenzano gli spostamenti, le interazioni sociali, le relazioni preda/predatori. Le variazioni climatiche hanno un impatto sulla presenza degli animali selvatici in luoghi precedentemente mai frequentati, sulla consistenza delle popolazioni, sui comportamenti stagionali come le migrazioni e il letargo. Le condizioni ambientali influenzano ovunque tutti gli organismi, in modo particolare quelli naturalmente presenti in ecosistemi che variano in modo significativo durante le stagioni, laddove i mesi invernali hanno situazioni di vita più estreme rispetto alla stagione estiva. Le attività invernali in specie che vanno in letargo sono sensibilmente influenzate dalla temperatura e dalle condizioni nevose. Il clima nei mesi invernali condiziona pertanto il comportamento degli orsi, i quali talvolta sono costretti a lunghi e inusuali migrazioni per trovare le situazioni adatte.

L’orso bruno è una specie protetta in tutta l’Unione Europa ed è indicato nella Direttiva Europea sugli Habitat (Directive 92/43/EEC) agli allegati II e IV. Tuttavia, è uno status abbastanza recente.

In Slovenia, la sopravvivenza dell’orso è stata seriamente minacciata in passato, ma la specie non si è mai del tutto estinta come è accaduto in altri paesi europei. Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo la popolazione stimata era di circa 40 esemplari. Il primo documento che sanziona la caccia e l’uccisione degli orsi, e pertanto rappresenta una delle prime misure a protezione della specie, è datato 1931.

Nell’arco alpino, la presenza dell’orso bruno dinarico è stata documentata sin dagli inizi del Seicento, ma si ipotizza che fosse presente anche negli anni precedenti. A metà del 1900 la specie era talmente limitata da essere considerata estinta nelle Alpi, ad eccezione di un nucleo in provincia di Trento. Nel 1996, grazie al contributo di sovvenzioni europee, è stato avviato il progetto Life Ursus, promosso dal parco naturale Adamello-Brenta, che negli anni successivi ha progressivamente reintrodotto nel territorio una decina di femmine provenienti dai boschi sloveni, le quali hanno lentamente delimitato un proprio territorio e si sono riprodotte con successo. Un censimento del 2010 ha rilevato la presenza di una trentina di esemplari.