L’officina-deposito dell’ex ferrovia

Archeologia industriale - A Viganello il capolinea della Lugano-Cadro-Dino era stato progettato dall’architetto Giuseppe Ferla
/ 23.01.2017
di Laura Patocchi-Zweifel

Il primo Novecento fu caratterizzato da un generale ottimismo, da una situazione economica effervescente e prospera per l’economia europea, dai grandi progressi tecnologici e un’apparente stabilità nelle relazioni internazionali. Anche il cantone Ticino, in questo periodo felice, denominato Belle Epoque, visse una fase d’intensa crescita promuovendo iniziative imprenditoriali per lo sviluppo commerciale, alberghiero e l’insediamento di nuove e significative aziende industriali, favorite dall’ingente offerta di manodopera e dalle importanti fonti energetiche. Gli abitanti delle valli scendevano nei centri cittadini in cerca di lavoro provocando lo spopolamento delle aree marginali e il loro declino. Inoltre per agevolare il crescente movimento di viaggiatori e turisti, di trasporti e scambi di merci, le consegne di prodotti agricoli per i mercati e gli alberghi cittadini, occorreva dotarsi di nuove strutture viarie e mezzi di trasporto. Il problema venne risolto con la creazione di una rete di ferrovie regionali per collegare le zone periferiche con l’asse dei grandi traffici. 

Nel 1904 partì l’iniziativa per la costruzione della ferrovia regionale Lugano-Cadro-Dino: «lo scopo è quello di salvaguardare gli interessi di tutti i numerosi comuni posti sulla sponda sinistra del Cassarate». Ottenuta la concessione, il capitale necessario e costituita la Società, nel 1910 iniziarono i lavori, affidati all’impresa Crivelli-Bettosini di Viganello e diretti dall’ingegnere Alessandro Balli. La ferrovia LCD con capolinea davanti alla movimentata Piazza Giardino (ora Manzoni), dopo 2 km di percorso cittadino lungo Corso Elvezia e Via Madonnetta, giungeva alla stazione La Santa di Viganello dove si trovavano anche l’officina-deposito e gli uffici. Da lì la linea s’inerpicava fra vigneti e boschi di castagno, toccando Pregassona, Soragno, Davesco e Cadro, per giungere infine alla stazione di Dino.

L’imponente stabile che ospitava gli uffici e l’officina-deposito di Viganello e attualmente convertita in sede delle Autolinee Regionali di Lugano spicca ancora oggi ridipinta a nuovo. Progettato dall’architetto Giuseppe Ferla che disegnò pure l’Officina Termica di Cornaredo che oggi ospita il Cinestar, si distingue per la sua elegante sagoma allungata in classico stile liberty con portali ad arco in facciata e finestroni arcuati laterali. Nell’officina si preparavano gli apprendisti a diventare manovratori, conduttori e anche bigliettai. Sul piazzale si impartivano le prime lezioni di «scuola guida» con il capo deposito o un’altra persona competente. La Società disponeva fin dai primordi di macchinari e attrezzature indispensabili per le riparazioni necessarie alla manutenzione e al buon funzionamento dell’esercizio ferroviario.

Coll’andar del tempo si era pure dotata di attrezzature che permettevano di effettuare anche delle modifiche al materiale rotabile senza dover ricorrere all’intervento di esperti e di macchinari estranei alla Società. Infatti nel 1927 venne assunto Ermanno Bianchi, meccanico e specialista di forgia che impresse una svolta decisiva alla gestione dell’officina ideando e realizzando meccanismi vari. Inventò il sistema per far passare all’interno della carrozza la corda che serviva ad avvertire il conduttore di fermarsi a richiesta, il tornio rettificatore delle ruote, il carro-scala per le riparazioni alla linea aerea costruito dalle maestranze della stessa officina. Mediamente vi lavoravano cinque operai che in casi particolari aiutavano per la manutenzione della linea, oppure fungevano da manovratori e da bigliettai.

Inoltre l’officina collaborava con la vicina carrozzeria Regazzoni riparando veicoli incidentati e riverniciandoli talvolta con qualche sfizioso abbellimento. In via agli Orti di fronte al piazzale sorse lo stabile che ospitò la sottostazione delle Officine Elettriche Comunali di Lugano per la trasformazione della corrente adatta al funzionamento della ferrovia.

Il piazzale dotato all’inizio di tre binari, diventati poi cinque, poteva contenere quasi tutte le vetture disponibili ed era un museo all’aperto di materiale rotabile nuovo agli inizi: le automotrici, i vagoni, fra cui ul Pulée e la Giardiniera e il carro merci. Alcuni locomotori e carrozze erano di seconda mano come La Littorina arancione. Già negli anni 50 l’aumento del traffico motorizzato pose la LCD di fronte ad importanti problemi di transito. Dal 1. gennaio 1965 la LCD cede la tratta Lugano-La Santa all’Azienda Comunale dei Trasporti della città di Lugano che la effettua con un servizio di autobus. Il 31 maggio 1970 la Lugano-Cadro-Dino cessa definitivamente la sua attività ed è sostituita il giorno dopo da un servizio di autobus che prolunga il percorso fino a Sonvico. 

Bibliografia
Alberto Polli e Angelo Ghirlanda, C’era una volta… la Lugano–Cadro–Dino, Pregassona, 2011.