Il nome scientifico della liquirizia è Glycyrrhiza glabra L, dal greco «glycys» dolce, e «riza» radice. Tipica pianta mediterranea che fa parte delle Leguminose, la liquirizia cresce nei prati e nelle siepi, nei luoghi incolti e argillosi, raggiunge un metro di altezza, ha fusto eretto e piccoli fiori color lilla. È diffusa in Asia e nel sud Europa; la migliore del mondo cresce lungo la costa ionica, a Rossano in provincia di Cosenza, dove ha sede un Museo della liquirizia che è detta anche «oro nero della Calabria» perché proprio il clima di questa terra esalta il suo contenuto di glicirrizina, il principio attivo che dona a questa radice un sapore unico, inizialmente dolce ma molto intenso, dove l’associazione di più funzionalità chimiche interagiscono con i recettori linguali e del palato.
A parecchie persone il nome ricorda le caramelle di colore nero intenso e lucido che si succhiavano da bambini ma sono ancora oggi apprezzate dagli adulti di ogni età, anche se non contengono soltanto liquirizia pura. Scopriamo inoltre che sarebbe odiata dai giapponesi (chissà mai perché), mentre in Egitto, in Siria e in Finlandia è una bevanda molto consumata. In Olanda, addirittura, sembra ne vadano pazzi: è il paese dove il suo consumo è maggiore.
La Liquirizia è disponibile anche nella forma di piccoli tronchetti o bastoncini ottenuti dal fusto e dalle radici del terzo anno, che vengono ripulite dalla corteccia ed essiccate al sole su dei graticci. Così come, la si trova anche in polvere e in estratto fluido e sciroppo. Tutti prodotti che profumano l’alito. Negli anni Ottanta e Novanta era pure diffusa l’abitudine di masticare i pezzetti di legno di liquirizia per pulire i denti e vincere il vizio del fumo, dato che richiama alla memoria e sostituisce la sigaretta anche nella gestualità; del resto molti prodotti a base di tabacco vengono aromatizzati con la liquirizia.
Resti di liquirizia sono stati trovati nella tomba di Tutankhamon: gli egizi la masticavano per placare la sete. Fra le proprietà della liquirizia vi è infatti quella di essere dissetante; si racconta che in Medio oriente gli Sciiti camminassero per ore nel deserto senza soffrire la sete grazie alla liquirizia che sazierebbe rapidamente anche la fame. Tracce di questa straordinaria radice si trovano nei testi medici babilonesi, greci, latini e induisti, inoltre è presente nella medicina ayurvedica e nella medicina tradizionale cinese è conosciuta con il nome di «gan cao». In India, con il suo succo si aspergeva la statua del Buddha nell’ottavo giorno di ogni ottavo mese dell’anno.
E infine arriviamo in Europa, dove venne introdotta nel Quattrocento per opera dei domenicani, quando, dopo la caduta dell’Impero romano d’occidente e le invasioni dei barbari, i monasteri divennero centri fondamentali di conservazione e diffusione della cultura, e di conseguenza dell’uso terapeutico delle specie vegetali. E come non citare la patrona degli erboristi, la grande monaca benedettina Ildegarda di Bingen che scrisse: «la liquirizia è di calore moderato e procura all’uomo una voce chiara comunque venga mangiata, rende mite il suo umore, gli rischiara gli occhi e gli ammorbidisce lo stomaco per la digestione, ma giova molto anche al malato della mente se ne mangia spesso, perché scaccia l’ira che è nel suo cervello».
Le principali qualità terapeutiche della liquirizia si esplicano sull’apparato gastrointestinale: aiuta il fegato, il mal di stomaco, le ulcere gastriche e agisce sulla digestione lenta, sulla stitichezza e sulle intossicazioni alimentari, ma è anche usata per la cura della tosse di ogni tipo e per i disturbi delle vie respiratorie perché combatte il muco. Un’altra sua notevole proprietà è quella di alzare la pressione, per questo motivo il suo consumo può avere serie controindicazioni, avvertiamo, come del resto facciamo sempre, di non farne mai un uso fai da te, senza prima consultare un medico.
Gli estratti della radice sono utilizzati anche nella produzione di prodotti per la cura dell’igiene orale e molto utilizzati nell’industria dolciaria. Descriviamo qui un’ottima tisana depurativa, rinfrescante, espettorante per il muco e indicata per le vie respiratorie, che si prepara con liquirizia e menta: si prendono 10 g di radici di liquirizia e 4 foglie di menta fresca, oppure 2 g di foglia di menta triturata ed essiccata, si lasciano dapprima in infusione le radici di liquirizia per 10 minuti e dopo 6 minuti si aggiungono anche le foglie di menta, si filtra e si beve.
Si può anche preparare in casa un semplice «sciroppo della nonna» che racchiude le virtù della liquirizia e che si potrà conservare per parecchio tempo, ecco come procedere: occorrono 300 g di liquirizia pura in confetti, 1 litro di acqua e 1 kg di zucchero di canna (per poter riempire 2 bottiglie). Mettere in un pentolino la liquirizia e l’acqua, aggiungere lo zucchero, portare a bollore e poi a fuoco lento attendere per 15 minuti che lo zucchero sia completamente sciolto. Togliere dal fuoco e con un imbuto versare nelle bottiglie precedentemente sterilizzate, chiudere ermeticamente e far raffreddare; una volta aperta conservare la bottiglia in frigo.