Bibliografia

Cindy Gilbert (Autore), Roberta Maresci (Autore), Daniela Di Lisio (Traduttore), Il grande libro delle erbe medicinali per le donne. La guida più completa al benessere femminile, Edizioni Sonda, 2019, 431 pp.


L’ipertensione regolata con le piante

Fitoterapia - Tra queste, l’Achillea millefolium, chiamata anche erba dei crociati, dei quali curava le ferite in battaglia
/ 19.09.2022
di Eliana Bernasconi

Si ha ipertensione quando la pressione della circolazione del sangue nelle arterie risulta elevata e provoca un aumento di fatica al cuore, è un disturbo diffusissimo che quasi sempre non è dovuto a gravi motivi medici ma ha innumerevoli cause di diversa natura legate allo stato generale, o all’attività fisica, o allo stato emotivo, e può subire variazioni nei diversi momenti della giornata.

Sono molte le piante che agiscono sull’ipertensione, e che nelle loro diverse indicazioni hanno quella di fluidificare il sangue, rinforzare le pareti venose, e tenere quindi sotto controllo la pressione sanguigna. Come chiariamo sempre, qui non si vuole certo fornire dei consigli ma solo trasmettere informazioni a chi stesse pensando di affidarsi alla fitoterapia, mettendo sempre in guardia dai rischi seri in cui incorre chi volesse autocurarsi senza consultare il medico.

Fra le prime piante che hanno effetti sull’ipertensione troviamo l’achillea, poi l’aglio, la betulla, il biancospino, l’ulivo, il ginko, il vischio, il tarassaco. Incontriamo Achillea millefolium, della famiglia delle Asteraceae, nei prati o sui bordi dei sentieri, insomma ovunque. È una piccola pianta spontanea forte e selvaggia conosciuta da millenni che può essere quasi infestante: ha capolini floreali a forma di ombrello di colore bianco a volte con tenere sfumature rosate che rimangono da maggio al tardo autunno. Secondo alcuni ricercatori ha un’azione simile a quella dei farmaci comunemente usati in caso di ipertensione, favorisce il flusso sanguigno e arresta le emorragie (grazie al suo effetto cicatrizzante): diverse sperimentazioni su animali hanno dimostrato la sua capacità di abbassare la pressione arteriosa, è antiinfiammatoria, stomachica, sedativa e per uso esterno cicatrizzante.

Deve il nome alle sue frastagliatissime foglioline (che a primavera si possono cucinare in minestra), ma soprattutto al mitico eroe greco Achille, che durante la guerra di Troia – su indicazione di Afrodite e del centauro Chirone, maestro di medicina – guarì con quest’erba un re ferito. Era chiamata anche erba dei crociati, si narra che i combattenti portassero con sé le erbe essiccate per curare le ferite in battaglia. Tra le curiosità: nel famoso libro delle mutazioni I-King, consultato in Cina da tremila anni, si usavano 50 bacchette vegetali di Achillea; Fu Hi, imperatore e indovino cinese, raccomandava di usare esclusivamente tali bacchette per ottenere i responsi oracolari.

Ecco come Ildegarda di Bingen, nel lontano XI secolo descriveva l’Achillea: «Il millefoglio è un po’ caldo e secco e ha forze particolari e buone per le ferite, se infatti un uomo è stato ferito per disgrazia, si lavi la ferita con vino e sul panno che sta sopra fasci leggermente del millefoglio caldo bollito moderatamente nell’acqua e poi moderatamente strizzato, ed esso toglie alla ferita il marcio e le ulcere e guarisce la ferita». L’Achillea era usata un tempo in campagna non solo per le numerose proprietà medicinali, ma anche per conservare il vino mettendo un sacchetto dei suoi semi nella botte, come il luppolo si può usare per preparare la birra, come infuso, con altre erbe come il tiglio, era bevuta per tosse e bronchite; un infuso con fiori di Achillea essiccati o freschi è utile ancora oggi contro la sudorazione eccessiva.

Descrivere il valore terapeutico dell’aglio forse è superfluo, ne parlano i testi dell’antico Egitto, della Grecia, dell’India e della Cina, noi ci limitiamo a informare che nei confronti dell’ipertensione studi clinici hanno dimostrato la sua azione preventiva dei rischi cardiovascolari. La sua attività ipotensiva è legata alla capacità di causare vasodilatazione nei piccoli vasi sanguigni cutanei; l’allicina e altre sostanze di cui è incredibilmente ricco riducono infatti l’aggregazione piastrinica e la possibilità di formazione di coaguli. Un consumo abituale di aglio pare risvegli la memoria e ostacoli il calo delle funzioni cognitive.

Ma un posto grande nel trattamento dell’ipertensione lo occupa il meraviglioso biancospino, dai rami cespugliosi che nascondono punte acuminate e piccoli fiori bianchi e rosati dal delicato profumo; le sue bacche rosse sono commestibili e molto amate dagli uccelli. Diffuso in tutta Europa e nel bacino mediterraneo, era considerato una pianta protettrice delle abitazioni, in grado di allontanare gli spiriti. È sedativo, vasodilatatore, ipotensore, regola ritmo e frequenza del battito cardiaco, placa angoscia, ansia, ipereccitabilità, non raramente è prescritto dai medici a questo scopo, e i suoi effetti si notano a lungo termine anche per cefalee, vertigini, acufeni e disturbi della menopausa (da non usare in gravidanza e allattamento).

Un’altra pianta molto conosciuta usata per migliorare l’afflusso di sangue al cervello e che agisce a tutti i livelli del sistema circolatorio rallentando anche la progressione della malattia di Alzheimer, è il Ginkgo biloba, albero leggendario originario di Cina e Giappone, vecchio di milioni di anni. Agisce sulla circolazione venosa, arteriosa e soprattutto cerebrale, è un antiossidante e un riabilitatore post ictus, cura le disfunzioni sessuali dovute a scarsa circolazione e le sindromi premestruali, inoltre può migliorare le funzioni cognitive e la concentrazione indebolite da cattiva circolazione, dilata le arterie di medie e piccole dimensioni, in parecchi casi è indicato dai medici per migliorare la memoria.

Tra le curiosità: gli alberi di Ginkgo sono sopravvissuti alla bomba atomica sganciata su Hiroshima alla fine della seconda guerra mondiale: era il 6 agosto del 1945 quando gli americani con l’esplosione uccisero 100mila persone e rasero al suolo la città, pochi mesi dopo l’area circostante venne esaminata e si scoprì che non vi era alcuna forma di vita, fatta eccezione per gli alberi di Ginkgo Biloba distanti 1-2 km dall’epicentro dell’esplosione. Per questa ragione in Oriente e negli Stati Uniti, l’albero è considerato simbolo di rinascita.