Ma che intreccio singolare. Una biblioteca e un centro culturale in una via che porta il nome di «Industria». Dal 15 settembre a Mendrisio sarà proprio così. Al numero 5 di quella via, situata nel centro storico del Borgo, verrà inaugurata la nuova Filanda, sede della nuova Biblioteca cantonale e di un centro culturale multifunzionale. Libri e cultura laddove nell’Ottocento lavoravano duramente «le filandere», donne e bambine che con le loro fatiche hanno forgiato il passato tessile della regione. I tanti intrecci della storia vogliono ora che quell’imponente edificio si trasformi, perlomeno nei suoi primi tre piani, in un centro culturale su cui la città conta molto.
«Il progetto della Filanda è nato una decina di anni fa per salvare la Biblioteca cantonale dalla chiusura decisa allora dal Governo – ricorda Paolo Danielli, vice-sindaco e responsabile del dicastero Museo e Cultura – Nel frattempo il progetto è evoluto e oggi, grazie alla Città di Mendrisio, possiamo mantenere la biblioteca in una struttura completamente rinnovata, che saprà offrire anche molti altri servizi e opportunità. Ci aspettiamo che la Filanda, oltre a inserirsi nel tessuto culturale della regione, sappia ridare slancio al nucleo del Borgo e un ulteriore impulso alle associazioni affinché promuovano attività culturali, ludiche, formative e aggregative». A Mendrisio vengono riposte molte speranze in questa nuova struttura, costruita nel 1873, dismessa nella sua veste di industria tessile nel 1931 e gradualmente abbondonata nei decenni successivi, a tal punto che il municipio ne ordinò lo sgombero per motivi di sicurezza. Negli anni 80 del secolo scorso l’intervento di una società privata portò poi alla sua completa ristrutturazione. Sede di un centro commerciale fino al 2008, l’edificio venne poi acquistato dal comune di Mendrisio nel 2010. Il Municipio non ebbe però vita facile nel convincere il consiglio comunale della bontà di un nuovo centro culturale. Vi fu anche il lancio di un referendum che però naufragò, visto che non si riuscì a raccogliere il numero necessario di firme. Segno in fondo che la popolazione aveva capito il senso e l’importanza di questa sfida.
La nuova Filanda è ora pronta ad aprire i battenti. Una struttura in cui vi saranno anche una videoteca, una ludoteca e una audioteca. E in cui verranno organizzati corsi, mostre e conferenze. In questo senso, vien da domandare, non si sta chiedendo troppo alla Filanda? Non c’è il rischio che il nuovo centro non abbia un’identità chiara? «Assolutamente no – ci risponde il vice-sindaco Paolo Danielli – La Filanda è innanzitutto un centro culturale, in cui la spina dorsale è data dalla Biblioteca cantonale. Ma è un centro culturale, in un senso molto ampio e con modalità innovative, che vuole offrire molte opportunità di incontro e di scambio, che vuole essere accogliente, intergenerazionale, con spazi diversi e modulabili, che possa dare spazio alle diverse esigenze delle associazioni ma anche al desiderio d’incontro e, perché no, ai sogni nascosti nel cassetto dei cittadini. Un luogo diverso dagli altri, direi unico nel panorama cantonale anche perché gestito in parte dai Filanderi, che sono cittadini volontari che si occuperanno di accogliere i visitatori e avranno alcuni compiti utili e necessari alla funzionalità del centro».
Proprio i Filanderi rappresentano una delle grandi novità della nuova struttura. «Volevamo un progetto partecipativo, non imposto da un ente pubblico. Per questo abbiamo bisogno di un forte contatto con la popolazione. E i Filanderi ci permettono di avere un ancoraggio nel territorio» – ci dice Agnès Pierret, responsabile dell’Ufficio sviluppo economico della città e coordinatrice del gruppo dei Filanderi. «Queste persone mettono a disposizione parte del loro tempo libero per aiutarci nella gestione del nuovo centro. Nel loro bagaglio ci sono competenze professionali, sociali e umane». Si tratta di un gruppo di una settantina di persone, non solo di Mendrisio, pronte a lanciarsi in questa avventura. «C’è chi aiuterà i bibliotecari, chi si occuperà dei bambini piccoli, chi gestirà un corso di lingua o di pittura o altro ancora. C’è un mosaico da comporre ed entrambe le parti, la città e i Filanderi, dovranno riuscire a trarne la dovuta soddisfazione», ci dice ancora Agnès Pierret. Grazie ai Filanderi il nuovo centro potrà rimanere aperto ben al di là dei tradizionali orari di ufficio e sette giorni su sette, mantenendo i costi di gestione attorno al mezzo milione di franchi all’anno, soglia che il municipio considera sopportabile.
Quella della Filanda è una biblioteca di nuova generazione, con la città di Mendrisio chiamata a fare da pioniere a livello ticinese, seguendo l’esempio di strutture simili già presenti in altri cantoni svizzeri. Un nuovo capitolo anche per il Sistema bibliotecario ticinese, piattaforma che coordina le biblioteche cantonali e che è diretta da Stefano Vassere. «Dal nostro punto di vista il nuovo centro di Mendrisio offre sicuramente diverse opportunità, in particolare per quanto riguarda l’introduzione di un sistema di auto-prestito, con il ritiro in modo autonomo dei volumi desiderati. Non è una misura di risparmio sul personale, ma uno strumento per permettere al personale di dedicarsi in parte ad altri compiti e per accrescere la prossimità della biblioteca con l’utenza». Un modello, chiediamo a Stefano Vassere, che potrà fare scuola in altre biblioteche del cantone? «La nuova Filanda avrà una funzione socio-culturale molto marcata. Si tratta di un modello diffuso tra l’altro nel nord d’Europa, una sorta di centro di idee. Altre biblioteche hanno anche altri compiti per esempio quello della conservazione. Il carattere della Filanda non sarà quindi riprodotto dappertutto».
L’inaugurazione è prevista per il 15 settembre. Il 6 settembre invece vi sarà un trasloco dalle modalità decisamente inedite. Una catena umana sposterà alla Filanda una parte dei 60mila volumi della Biblioteca cantonale di Mendrisio, ancora per pochi giorni inserita nell’edificio del liceo, che si trova a più di un chilometro di distanza. Di mano in mano i libri arriveranno nella loro nuova casa. Un gesto simbolico per dire, anche così, che il nuovo centro vuole essere di tutti.