A Cabbio, in Casa Cantoni sede del Museo etnografico della Valle di Muggio (MEVM), c’è un angolo speciale: uno spazio dedicato con una finestra sul paesaggio ci invita a guardare oltre, alla scoperta del museo più ampio, quello vero della quotidianità, che è il territorio stesso. A questo patrimonio condiviso, il MEVM, osservatorio privilegiato anche sugli inevitabili cambiamenti nel territorio, rivolge tutte le sue attenzioni da quando è stato fondato nel 1980.
Tra le peculiarità culturali unificanti nella Valle vi è la pietra lavorata con grande competenza e l’impiego della tecnica a secco per la muratura. Il Museo negli anni si è occupato di tante tipologie di questo patrimonio di pietra, inventariando e restaurando, distinguendosi con un operato di salvaguardia, cura e valorizzazione del paesaggio, rivolto a migliorare la qualità di vita e a coinvolgere gli abitanti della valle. L’obiettivo è sempre lo stesso: proporre il patrimonio culturale e naturale come risorsa per lo sviluppo locale. Proprio sul tema del paesaggio e delle sue componenti l’archivio del MEVM può oggi contare su decine di migliaia di immagini che documentano le trasformazioni del territorio e i singoli paesi.
La mostra in corso La Valle di Muggio allo specchio. Paesaggio mutevole, paesaggio incantevole è un ulteriore passo del cammino intrapreso dal MEVM per la valorizzazione del territorio, fatto anche, in passato, di un convegno, di un progetto Interreg, di pubblicazioni, in sostanza di un approccio globale sul tema che è valso alla Valle di Muggio nel 2014 il Premio Paesaggio svizzero dell’anno, attribuito dalla Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio. La nuova iniziativa, curata da Paolo Crivelli, Silvia Crivelli Ghirlanda e Ivano Proserpi, con la collaborazione di Stefano Crivelli, contempla entro fine novembre la pubblicazione di un volume, al quale contribuiscono venti autori: protagonista, ancora una volta, è il territorio valligiano, quello del bacino idrografico del torrente Breggia, la sua evoluzione nel tempo in particolare dagli anni Cinquanta del Novecento ad oggi, dal punto di vista storico, economico, sociale, geografico.
I curatori ci tengono a mettere in guardia il pubblico sull’«importanza del paesaggio come elemento percepito e vissuto nella vita quotidiana»: «Il territorio è di tutti, richiede sensibilità e riguardo, specialmente quando si pensa alla Valle di Muggio, molto vicina a un comparto, di cui comincia a subire le aggressioni, caratterizzate da speculazione edilizia e crescita caotica. Non dimentichiamo che dalla qualità del paesaggio dipende la nostra qualità di vita». Nella mostra il visitatore accede all’immagine del paesaggio sollecitato da approcci diversi. Il bel plastico della valle all’entrata del Museo consente uno sguardo d’insieme appagante. Ci si avvicina poi con curiosità e interesse a fotografie e cartoline provenienti dalle collezioni Danilo Marzoli, Giuseppe Haug, Giovanni Luisoni, Giovanni Bianconi, Dante Demarchi, risalenti al 1910-1950, e lo sguardo si ferma per un istante in un giorno degli anni Dieci sul cantiere dell’antico ponte in ferro di Castel S. Pietro e poi nel 1915 sull’opera ormai conclusa da due anni, o sull’atmosfera magica del Mulino di Canaa sul Breggia a Morbio Superiore nel 1915, o ancora sull’imponenza di Villa Pierluisa Chiesa a Chiasso. Poi ci pensa il confronto illuminante tra le riprese aeree di Swisstopo dei paesi della Valle nel 1933 e le corrispettive realizzate nel 2015 a scuotere il visitatore.
Le vedute della prima metà del secolo scorso evidenziano il paesaggio della civiltà rurale organizzato dall’uomo, quelle recenti attestano invece in molti casi uno sconvolgimento del territorio dovuto all’urbanizzazione iniziata nella Bassa Valle estesasi poi seppure parzialmente alla media e alta Valle, o legato all’insediamento del cementificio Saceba nel cuore del comparto geologico-naturalistico delle Gole della Breggia, o a causa dall’apparizione dei centri commerciali negli anni Ottanta e Novanta lungo il tratto di pianura del Breggia e sui prati di San Martino a Mendrisio. «Con i decenni – osserva Paolo Crivelli – il paesaggio si è chiuso sia per la forte urbanizzazione salita almeno fino a Morbio Superiore, sia per il fenomeno importante del ritorno del bosco».
Muta il paesaggio ma anche lo sguardo degli artisti sul territorio: la mostra ci offre uno spaccato sorprendente del paesaggio percepito e ritratto, in 58 tra dipinti e disegni realizzati tra la fine del XIX secolo e oggi, da 16 artisti più o meno noti, legati alla Valle anche se provenienti da regioni e culture diverse: da Pietro Chiesa a Carlo Basilico, da Bertrand Viglino ad Aldo Pagani, da Lifang a Samuele Gabai, da Guido Gonzato ad Anita Nespoli.
Il paesaggio in tasca che invece possiamo permetterci tutti è quello consentito a chiusura del percorso espositivo dalla visione in 3D di luoghi significativi della Valle. È l’esito di un progetto fotografico degli apprendisti poligrafi del Centro professionale tecnico (CPT) di Bellinzona realizzato per la mostra nel 2015 con la guida di Stefano Crivelli: 90 immagini stereoscopiche da vedere sul posto o da portare con sé a casa insieme al visore speciale. Prima di lasciare Casa Cantoni i visitatori sono invitati a lasciare un parere sul paesaggio attuale della Valle e soprattutto su quello immaginato per il futuro.