L’importanza di avere un’amica

Psicologia – Un serie di libri indagano il valore delle relazioni tra amiche e il bisogno del loro riconoscimento sociale
/ 02.07.2018
di Stefania Prandi

Ci sono legami forti come quelli familiari (a volte anche di più) che non vengono ancora riconosciuti dalla società nella loro importanza. L’affetto tra amiche è uno di questi. Lo sa bene chi ha una cara amica sulla quale potere contare nei momenti di crisi, certa che sarà sempre al suo fianco, capace di essere felice per i suoi successi e traguardi. 

Del valore di questo tipo di relazione si sta discutendo negli Stati Uniti dopo la pubblicazione di una serie di testi. Tra questi Text Me When You Get Home: The Evolution and Triumph of Modern Female Friendship (Mandami un messaggio quando arrivi a casa: l’evoluzione e il trionfo della moderna amicizia femminile) della giornalista e scrittrice Kayleen Schaefer. Nel libro, l’autrice spiega che per molte persone le amicizie contano tanto quanto le relazioni romantiche. «Non c’è solo una storia d’amore nella nostra vita» scrive. «Se siamo fortunate, le amiche saranno le protagoniste di svariate relazioni. È ora che iniziamo a vederla in questo modo». Il titolo stesso evoca una tipica solidarietà femminile: «Sappiamo tutte cosa significhi trovarsi sole per strada di notte o tornare in un appartamento vuoto. Chiedere di mandare un messaggio è un modo per ribadire: anche se sei da sola, io sono lì con te». 

Se certi sentimenti possono essere così intensi, allora perché non vengono riconosciuti come un’istituzione e non hanno gli stessi privilegi e diritti di un matrimonio? Se una cara amica sta male ed è all’ospedale, sul lavoro non è contemplata la possibilità di potersi assentare per assisterla, come invece si può fare con un parente stretto. Lo stesso vale per il lutto. Schaefer analizza il caso di una donna che ha perso la sua migliore amica in un incidente stradale. Oltre alla fatica di dovere superare il dolore, si è trovata ad affrontare persone che non capivano perché stesse così male. È giusto che la società abbia regole così ferree nel definire a chi e come dobbiamo volere bene? Se lo domandano alcuni giuristi che stanno discutendo di quella che viene chiamata «legge sull’amicizia». Rachel Moran, professoressa di diritto all’Università della California di Los Angeles, sostiene che i vincoli platonici debbano contare non solo «nella mia vita privata, ma anche agli occhi della legge». 

In Text Me When You Get Home, Schaefer smonta lo stereotipo che vuole che le donne siano cattive le une con le altre e che siano mosse da sentimenti come l’invidia e la competizione. Mettendo insieme analisi culturali, interviste a celebrità ed elementi della propria autobiografia, arriva alla conclusione che i legami tra donne rappresentano un rifugio sicuro in una vita che spesso non va secondo i piani. Il libro traccia poi l’evolversi della rappresentazione dell’amicizia femminile nella cultura pop e Hollywoodiana, in film e serie tv come Thelma e Louise, Il diario di Bridget Jones, Sex and the City e Grace and Frankie

A supporto di queste idee Andrea Brandt, psicologa di Santa Monica, che spiega in un articolo pubblicato su «Psicology Today» che si parla molto di diete sane, esercizio regolare e relazioni romantiche per essere felici, mentre l’amicizia viene sempre ridotta a un affare da commedia. Eppure non è così: la Harvard Medical School ha fatto una ricerca su come le infermiere reagiscono dopo la morte del partner e ha scoperto che le donne con un’amica molto stretta sono in grado di sopravvivere alla perdita senza ulteriori complicazioni o «mancanza permanente di vitalità». Lo stesso vale per chi aveva fatto esperienza di divorzio, aborto o altri eventi traumatici. All the Single Ladies. Il potere delle donne single (questo il titolo completo nella traduzione italiana di Fandango) di Rebecca Traister, giornalista del «New York Magazine» e collaboratrice di «Elle», racconta come il calo del tasso di matrimoni tra donne adulte sia dovuto a un ribaltamento dei valori e a nuove forme di libertà. 

Per l’inizio del 2019 è prevista la pubblicazione di Work Wife. Il titolo del volume letteralmente significa «moglie da lavoro», espressione che rivisita un modo di dire tipicamente americano, «work spouse» (coniuge da lavoro), per riferirsi a un collega, di sesso opposto, con il quale si trascorre molto tempo e si ha un’intesa professionale speciale. Le autrici sono Erica Cerulo e Claire Mazur, imprenditrici statunitensi che hanno fondato una famosa piattaforma di e-commerce e altre attività di successo e che raccontano la devozione dell’una per l’altra. Amiche intime dal 2002, hanno cominciato a lavorare insieme nel 2010 e, come hanno dichiarato in un’intervista a «The Cut», la loro collaborazione e amicizia è la condizione fondamentale della buona riuscita dei progetti che avviano. Per questo hanno voluto indagare le dinamiche alla base della loro relazione e di quelle di altre dodici «mogli da lavoro». Nuove esperienze di team femminili basati su un solido legame stanno emergendo in questo periodo: «si tratta di qualcosa da celebrare e documentare». 

Nello specifico Cerulo e Mazur hanno individuato cinque benefici nel lavorare con un’amica: si mantengono standard alti perché non la si vuole deludere; anche se non si ha un capo, è come se lo si avesse perché ci si dà delle regole ferree; non si passano notti in bianco per le consegne perché ci si organizza in tempo; quando la situazione sembra precipitare, si è certe che la partner ce la sta mettendo tutta per risollevare la situazione; nei meeting si possono assumere diversi ruoli e riformulare le proprie idee in modi alternativi per essere più convincenti. 

Secondo diversi studi, le donne che si aiutano con le altre nel posto di lavoro contribuiscono a combattere la disparità di genere, le disuguaglianze e le discriminazioni. Inoltre, una ricerca condotta da Gallup, società americana che studia le tendenze socioeconomiche e demografiche di tutto il mondo, su più di cinque milioni di dipendenti, ha scoperto che un’amicizia in ufficio rende più coinvolti e produttivi.