Il Monte San Giorgio, è uno dei più importanti giacimenti fossiliferi al mondo, iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO in seguito agli eccezionali ritrovamenti paleontologici del Triassico Medio (247-237 milioni di anni fa). Durante il triassico Medio il Monte San Giorgio era il fondo di una laguna tropicale poco profonda compresa fra barriere coralline, vaste aree di acqua bassa, fra banchi sabbiosi e isolotti, favorevoli alla proliferazione di rettili e pesci. Su questo fondale marino, grazie alle acque stagnanti e povere di ossigeno, fango e carcasse di specie viventi si sono via via stratificati creando formazioni compresse ermeticamente, favorevoli al processo di fossilizzazione. L’insieme delle stratificazioni costituiscono una formazione geologica nota come Formazione di Besano caratterizzata da un’alternanza di strati chiari di roccia dolomitica e di sottili strati rocciosi nerastri ricchi di sostanza organica (bitume), gli scisti bituminosi.
Nel XIX secolo il Lavizzari, nelle sue Escursioni, racconta che tra gli strati di roccia calcarea del San Giorgio «scorrono sottilissimi strati di scisto bituminoso che si accende con viva fiamma». Furono proprio gli scisti bituminosi a destare l’interesse dei pionieri della ricerca mineraria sul Monte San Giorgio. Tra il 1774 e il 1790 si scavò nella zona di Besano per sopperire alla penuria di combustibili. Altri tentativi, questa volta allo scopo di produrre gas per l’illuminazione stradale di Milano, ebbero luogo sempre a Besano attorno al 1830. Nel 1842 esisteva già una miniera lunga 42 metri.
Il vero sfruttamento industriale degli scisti ittiolici iniziò nel 1902. Se ne voleva ricavare una sostanza simile all’ittiolo, che proveniva dal Tirolo e che veniva usato con successo nella cura delle infiammazioni della pelle e dei reumatismi. Già nel 1909 sopra Besano erano in funzione quattro gallerie estrattive che si addentrano nella montagna per un centinaio di metri e nel 1907 venne ripristinata l’estrazione di una vecchia galleria sopra la località Tre Fontane presso Serpiano. Nel 1910 l’appena costituita Società Anonima Miniere Scisti Bituminosi di Meride e Besano inaugurò una fabbrica per la produzione di olio a Spinirolo presso Meride. Vi si produceva l’olio, mediante distillazione a secco della roccia bituminosa frantumata, per poi raffinarlo e ottenere il Saurolo, un surrogato dell’ittiolo tirolese destinato alle industrie di Basilea e Milano. Per il trasporto degli scisti dalla cava allo stabilimento si utilizzavano carri trainati da buoi. Gli incaricati partivano alle quattro del mattino e giunti alla cava aiutavano gli addetti all’estrazione a caricare il materiale. Nelle gallerie i cavatori sistemavano gli scisti su vagoncini che spingevano fino al piazzale esterno dove avveniva la cernita.
Per ritornare alla fabbrica con il carico pesante, dove il tratto era in salita bisognava attaccare 4 buoi per un solo carro. Da una tonnellata di materiale si estraevano circa 80 litri di olio e dalla produzione media annua si ottenevano 22-30 t. di olio grezzo. Si trattava di un prodotto del tutto simile all’ittiolo, costituito da solfoittiolato di ammonio, ricercato a scopo medicamentoso e venduto sotto forma di pomata, saponetta e talco. Accanto al Saurolo veniva fabbricata anche la Saurolina, un prodotto meno puro, destinato all’uso veterinario.
Il Saurolo era raccomandato come medicinale antisettico nella cura delle malattie della pelle (psoriasi, eczemi), ma era indicato anche come espettorante, per cure oftalmiche. Il farmaco conobbe una notevole diffusione e applicazione per la cura delle malattie della pelle contratte dai soldati italiani nelle campagne militari d’Africa.
Poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, la produzione del Saurolo diminuì, poiché confrontata con quella dei prodotti sintetici e l’attività cessò definitivamente nel 1952. In tutti quei decenni l’estrazione delle rocce bituminose per la produzione di saurolo portò alla luce numerosissimi reperti fossili. Questi, fortunatamente, non passarono inosservati. L’Università di Zurigo pensò di favorire la ricerca scientifica, rimborsando alla fabbrica di Spinirolo le ore che gli operai impiegavano per il recupero dei fossili.
L’estrazione degli scisti bituminosi dell’area di Besano e del Monte San Giorgio prosegue ancora oggi, ma esclusivamente ai fini della ricerca paleontologica. A Spinirolo svetta tutt’ora la ciminiera della fabbrica di un tempo, e assieme al vecchio stabilimento industriale e alle cave di scisto bituminoso, costituisce l’unica testimonianza archeologica della lavorazione di scisto bituminoso in Svizzera. Negli anni Cinquanta il vecchio stabilimento di Spinirolo venne trasformato in una fabbrica di cosmetici, profumi, creme solari, talco. Attualmente ospita la Fondazione Main dans la main, comunità che pratica attività assistite con animali, e abitazioni private.
Bibliografia
Albisetti Gianfranco, I caraduu da Merat, Comune di Meride, 2009.
Felber Markus, Il Monte San Giorgio, Bellinzona, 2006.
www.montesangiorgio.org