L’ex Cava Antonini di Cresciano

Archeologia industriale – Storia di una ditta che fornì il granito per Palazzo federale
/ 27.02.2017
di Laura Patocchi Zweifel

Il capostipite Michele Antonini, nato nel 1843 ad Arcisate in provincia di Varese, impara sin da giovanissimo il mestiere di scalpellino nelle cave della zona e, appena quattordicenne segue un gruppo di parenti per prestare la propria opera in paesi lontani. In seguito a non poche vicissitudini e forte dell’esperienza professionale acquisita, trova un’opportunità lavorativa presso un cugino a Bremgarten nel canton Argovia. Nel 1865, rilevata la ditta del cugino, avvia la propria impresa per la lavorazione del granito e trasferisce l’attività dapprima ad Arth e poi a Wassen (attualmente museo all’aperto Cava Antonini), dove sono in pieno fermento i cantieri per la linea ferroviaria del San Gottardo. 

Con spirito d’iniziativa imprenditoriale e precorrendo i tempi dei futuri sviluppi del collegamento ferroviario fra il Ticino e la Svizzera tedesca, Antonini si assicura posti di estrazione nel canton Ticino a Cresciano, a ridosso della ferrovia. Nel 1897 vi si trasferisce il figlio Michele junior che assume la direzione della cava. È un periodo fiorente per l’impresa che fra il canton Uri e Cresciano occupa in piena stagione fino a 400 dipendenti. Il giovane Michele nel 1905 si sposa e prende domicilio a Bellinzona. Nascono sette figli, tra cui Luigi e Roberto che entrano in ditta coadiuvati dalla sorella Lucia che collabora per la contabilità. Fra i lavori più significativi di quel periodo troviamo forniture per il Palazzo federale di Berna, per la sede del Tribunale federale a Losanna, per le principali stazioni delle Ferrovie federali, per palazzi amministrativi cantonali e comunali. Inoltre sono da segnalare le complesse forniture delle opere di granito per numerosi ponti stradali e ferroviari, in particolare per la «Dreirosenbrücke» a Basilea. 

Nel 1904 viene costituita la Società Granitwerke con lo scopo di acquistare aziende di granito impiegando tutti i vecchi proprietari fra cui gli Antonini di Cresciano. I fratelli Michele e Giovanni restano al servizio della Granitwerke fino al suo fallimento nel 1912 e l’anno successivo si assicurano all’asta le cave già di loro proprietà di Cresciano, Wassen e Göschenen a cui si aggiungono quelle di Castione, dove si estrae un materiale particolare, presente in nessun altra cava: il granito nero di Castione, già conosciuto per il rivestimento della Banca Commerciale a Milano, e il Castione bianco, allora ancora poco noto, tranne che nelle immediate vicinanze di Bellinzona in particolare per la costruzione della Chiesa Collegiata. Nel 1928 entra in ditta Luigi, il secondogenito di Michele che riorganizza l’apparato amministrativo e contabile. Il fratello Roberto, dopo un lungo soggiorno a Zurigo, decide di ritornare in Ticino. Dal 1. gennaio 1947 collabora con Luigi nella nuova Società collettiva «Antonini Michele e figli». Il lavoro non manca e innovazioni in tutto il settore sono necessarie, per mantenere il posto di prestigio raggiunto. Mentre il più anziano si occupa della parte tecnica, delle offerte, dei prezzi, della distribuzioni e controllo dei lavori, il nuovo arrivato gestisce la parte amministrativa e contabile, e visita i clienti oltre Gottardo. 

Nel dopoguerra l’attività industriale ed economica riprende a un ritmo sempre più frenetico. Per far fronte alle crescenti richieste e incrementare la produzione è necessario procedere a un’adeguata ristrutturazione e l’introduzione di nuovi macchinari. Nel 1982 entra in ditta il figlio di Roberto, Francesco, inaugurando così la presenza effettiva della quarta generazione. Francesco, appena diplomato in architettura si occupa specialmente della parte tecnica e produttiva introducendo la computerizzazione in azienda, con notevoli vantaggi sia per la parte amministrativa che per i controlli della lavorazione, della produzione e dei depositi e magazzini. 

Nel laboratorio di Cresciano il lavoro va sempre diminuendo in seguito al calo delle ordinazioni e il margine di guadagno si riduce a poca cosa. A partire dagli anni 90 l’attività si limita all’estrazione con 3 o 4 tagliatori. Lo sparo di mine scompare e si lavora con taglia blocchi di cava e con il filo elicocoidale. Questo procedimento, facilitato anche da potenti scavatrici e sollevatori, cambia la fisionomia della cava. All’inizio del 2005 Roberto e Francesco immettono capitali destinati alla Nuova Antonini SA. La Nuova Antonini SA continua praticamente il lavoro di produzione, la compra-vendita di materiale greggio e lavorato. Ma le difficoltà riscontrate negli ultimi anni costringono la ditta a chiudere definitivamente la sua attività a Cresciano nel 2015. Sul luogo della cava sopra la ferrovia è prevista una zona industriale e la profonda buca di estrazione verrà colmata.

Fonti
Giulio Barni e Guglielmo Canevascini, L’industria del granito e lo sviluppo economico del Canton Ticino, riedizione a cura di Marco Marcacci e Gabriele Rossi, Fondazione Canevascini, Bellinzona, 2009. Per i 150 anni della ditta Roberto Antonini ha scritto un resoconto sulla storia della famiglia: www.graniti.ch/storia.