La chiamavano «Via delle genti», ma ormai è la via delle auto in colonna che transitano sul nastro autostradale senza relazione con il territorio. La ferrovia, in compenso, è sparita, interrata sotto il massiccio del San Gottardo. La Leventina, bella valle, ambita meta turistica cento anni fa, primo approccio verso il sud per i viaggiatori che provenivano da oltralpe, che futuro avrà?
A questo interrogativo deve rispondere il progetto di rilancio della valle, grazie al Masterplan (piano d’indirizzo strategico) che l’Ente Regionale di Sviluppo del Bellinzonese e Valli ha messo in cantiere. Dall’inizio di quest’anno coordinatore del progetto è Michele Guerra, municipale di Pollegio e granconsigliere della Lega dei ticinesi. Il Masterplan è figlio della Nuova Politica Regionale (NPR), varata da Berna nel 2005. Da sei anni la NPR ha lanciato la nuova promozione regionale dell’innovazione e per il cambiamento strutturale del turismo.
Per il Consiglio di Stato, «il Masterplan permette di elaborare una chiara prospettiva di sviluppo a medio lungo termine e di identificare le priorità progettuali che possono contribuire al potenziamento e al miglioramento dell’offerta turistica, alla valorizzazione del territorio e alla promozione del suo tessuto imprenditoriale regionale». Per raggiungere questi obiettivi, il Governo ha concesso l’anno scorso un finanziamento per l’elaborazione del Masterplan Leventina 2030, inclusa l’implementazione dell’Antenna Leventina.
«Per poter coordinare questa strategia – spiega Michele Guerra – nasce quindi la necessità di un’operatività “dal basso” e quindi degli sportelli strategici locali: le cosiddette Antenne. Punte di compasso piazzate saldamente in un comparto ben preciso e atte a captare le particolarità locali e a far emergere lo sviluppo locale, ascoltando la realtà del posto. Antenne che hanno un doppio ruolo. Quello operativo, fungere da sportello per portare avanti e stimolare i progetti locali, e quello speculativo, pianificare la crescita e la strategia sull’arco di più anni. Tutto questo lungo percorso di evoluzione della politica economica regionale che, progressivamente, è sceso sempre più verso il locale, comporta una sfida fondamentale per funzionare, una conditio sine qua non, quella di creare un’unione forte e sentita di tutta la Valle».
Gli indicatori economici leventinesi sono tutti in discesa: meno popolazione, meno aziende, meno impieghi a tempo pieno. Dal 1980 al 2016 l’unico distretto del Cantone che ha perso abitanti è la Leventina, passata da 11’699 a 9233, mentre la popolazione ticinese cresceva di quasi 100 mila abitanti. In queste condizioni rilanciare l’economia della valle è un compito arduo.
Dal 2008 al 2015 la Confederazione ha sostenuto 1800 progetti con contributi complessivi di 250 milioni di franchi a fondo perso. I Cantoni e i terzi, a loro volta, hanno investito tre volte tanto, 750 milioni. «Ogni quattro anni Cantone Ticino e Confederazione delineano le principali leve strategiche per realizzare una politica regionale. – ci dice Michele Guerra – Oggi queste leve sono tre: il rilancio delle regioni a potenziale inespresso, l’aumento del grado di innovazione delle Piccole Medie Imprese locali e il potenziamento del turismo. Potenziale inespresso significa valore non propriamente valorizzato. Innanzitutto un potenziale è oggi la Leventina stessa. A differenza della Valle di Blenio, dove è avvenuta una messa in rete tramite le aggregazioni, noi siamo ancora in dieci comuni. Metterli in rete, tramite questo Masterplan, è quindi certamente un primo passo per far esprimere il potenziale di questa Valle: uniti si vince. Ecco perché ha avuto pieno sostegno l’idea di iniziare anche da noi un Masterplan. I potenziali inespressi sono molti. Siamo ad esempio un museo a cielo aperto, pensando a chiese e immobili storici in genere. Abbiamo un territorio unico. Disponiamo di realtà accademiche di livello mondiale, come il Centro di Biologia Alpina; di industrie leader mondiali, di impianti idroelettrici di grande peso. Siamo un territorio che ha moltissimo, un grande potenziale che può essere meglio espresso. Siamo però a un bivio: o ci si coordina e si agisce uniti per il rilancio della Valle, oppure fra qualche anno sarà ancor più difficile. La nostra Valle negli ultimi cinquant’anni ha subito uno dei più importanti shock demografici ed occupazionali del Cantone. Solo a livello di secondario e terziario abbiamo perso circa mille impieghi su di una popolazione di novemila abitanti. Le aziende locali sono diminuite. I giovani si trasferiscono altrove e la tendenza non sembra arrestarsi. Sfruttare il Masterplan per lavorare tutti uniti come Valle è sicuramente un passo fondamentale per far esprimere alla Leventina il suo vero potenziale. E i segnali emersi nei vari incontri fra Ente Regionale di Sviluppo e Comuni sono molto positivi».
La Leventina ha un punto dolente. La scarsa iniziativa privata, scarso spirito di intrapresa. Negli ultimi cinquant’anni non si è creato nulla di nuovo, a parte la pista di ghiaccio ad Ambrì. Un aspetto che ha una spiegazione storica. Airolo, per esempio, vanta un primato. È il luogo in cui nel corso degli ultimi due secoli ci sono stati più investimenti pubblici. La lista, approssimativa, è impressionante: traforo ferroviario della fine ottocento, ripari antivalangari, strutture militari (forti, fortini e caserme), impianti idroelettrici (Lucendro, Sella, Ritom), strade della Novena e del Passo del San Gottardo, autostrada e primo traforo del San Gottardo, seconda galleria autostradale, galleria ferroviaria di base (da Pollegio), impianti di risalita Sasso della Boggia, caseificio e ristorante, impianto eolico sul passo e, da ultimo, la copertura dell’autostrada davanti al paese. Questa manna dal cielo, piovuta sull’alta Leventina nel corso dei decenni, ha contribuito a soffocare le spinte imprenditoriali.
«Il lavoro del Masterplan Leventina si basa proprio sui bisogni locali. – sostiene Guerra – Per questo abbiamo costituito due gruppi di riferimento per definire la rotta. Un Gruppo Strategico destinato alle decisioni più puntuali, composto da un rappresentante dei Comuni per Alta, Media e Bassa Leventina, e, un Gruppo di Riflessione: un vero campione rappresentativo della Leventina, composto da una quarantina di persone sparse sul territorio e di ogni competenza, estrazione e settore. Un timone cui far capo per raccogliere le sensibilità della Valle, le aspettative, le proposte. Proprio con questo gruppo di riflessione abbiamo raccolto gli input più importanti che ci hanno poi permesso di abbozzare gli obiettivi da raggiungere nel 2035 e soprattutto i filoni su cui investire per raggiungerli: servizi alla popolazione, industrie, energia e molto altro. Un lavoro certosino di mediazione e concertazione, che si concluderà entro fine anno, fatto per avere tutta la Valle unita dietro a un progetto, perché solo uniti si vince. Ora tutto questo verrà stilato in forma definitiva e rappresenterà le fondamenta solide su cui costruire, remando tutti assieme, il futuro della Leventina. Fatto questo, costituiremo per ogni filone dei sottogruppi tematici composti da esperti e persone coinvolte, così da generare progetti, idee e soprattutto sviluppo. Si vuole passare dalle parole ai fatti».
Bodio e Giornico, due comuni che nello scorso secolo avevano un forte carattere industriale, grazie soprattutto alla presenza dell’acciaieria Monteforno, potranno diventare un polo di sviluppo economico? Alcune ditte interessanti sono già attive: Tensol Rail con la tecnica ferroviaria e Imerys con la produzione di grafite di alta qualità. Si pensa anche a un «Campus formativo Bodio», per tutte le professioni legate al metallo e all’elettricità. Va però sottolineata una contraddizione della politica federale di sviluppo delle regioni di montagna: non aver fatto pressioni sulle FFS, che sono interamente di proprietà della Confederazione, perché realizzassero a Bodio e Giornico le nuove Officine. Un’occasione mancata dal profilo politico, ma anche economico e soprattutto regionale.
Punto forte del rilancio leventinese dovrà essere il turismo. «Una leva – precisa Michele Guerra – all’interno della strategia di sviluppo della Valle è sicuramente quella delle politiche di destagionalizzazione del turismo. La mancata autosufficienza è forzatamente presente in varie realtà in un territorio così eterogeneo come il Ticino, ed è certamente strutturalmente presente in alcuni impianti invernali. Impianti che però forniscono lavoro a molte famiglie della Valle e senza i quali questi posti di lavoro verrebbero persi, facendo perdere indotto all’intera regione. Perciò il Cantone contribuisce regolarmente al loro mantenimento. A fianco di questo, però, ogni intervento volto a sfruttare queste realtà non solo d’inverno è utilissimo e pure fondamentale in un’ottica futura di un probabile innevamento sempre minore. Ecco perché all’interno del nostro Masterplan vogliamo sostenere queste perle alpine in questo difficile compito di destagionalizzare».
Per il settore turistico in Ticino e in Leventina basta guardare ai Grigioni. Copiare da chi è più bravo può sempre essere utile. Se osserviamo quanto fatto in ambito turistico in Leventina e, per esempio, nella regione di Savognin, nei Grigioni, negli ultimi cinquant’anni, il confronto è impietoso. Da una parte zero realizzazioni, o quasi, dall’altra una miriade. È anche una questione di cultura. Perciò concludiamo con una suggestione: organizzare per il Gruppo di Riflessione leventinese una gita di là dai monti, per esempio, a Surses, nella valle del Giulia.