L’eredità del Ghiacciaio del Paradiso

In occasione delle commemorazioni dei 200 anni della strada del Passo del San Bernardino viene data alle stampe una guida storico-ambientalistica su questa regione, frequentata da 5000 anni
/ 07.01.2019
di Elena Robert

Senza nulla togliere all’importanza della storia millenaria del Passo del San Bernardino (2066 m) e alla sua funzione di asse transalpino sfruttata strategicamente sin dai tempi più remoti, va riconosciuto che il paesaggio, la ricchezza ambientale e le bellezze naturali sono i punti forti non solo del valico ma della regione a sud e a nord dello stesso. A questi e altri aspetti del comprensorio è dedicato un volume in forma di guida che coniuga il rigore scientifico e la passione di tre ricercatori. I contributi nelle scienze ambientali e geoscienze sono di Barbara Beer e, rispettivamente, di Marco Buchmann, quelli storico-culturali di Marco Marcacci, che è anche curatore. Interessanti l’ampio repertorio fotografico e l’approccio multidisciplinare e descrittivo dei quattordici percorsi a piedi proposti. Alla scoperta del San Bernardino. Storia, natura, paesaggio e itinerari escursionistici esce per le commemorazioni dei 200 anni della strada del passo. Sostenuta in primis dal Comune politico e patriziale di Mesocco (di cui sono parte valico e villaggio), l’opera è promossa dal Centro culturale di Circolo di Mesocco Soazza e Lostallo e uscirà anche in tedesco. Vi si riflettono non pochi studi e progetti di valorizzazione sul territorio, come quelli sviluppati nell’ambito dell’esperienza del Parc Adula, in particolare su vie, mulattiere e sentieri storici moesani: tra questi il Progetto di valorizzazione del paesaggio nella zona del Passo del San Bernardino del 2015 (Marcacci-Beer-Buchmann), che ne costituisce la premessa documentaria, integrato nel 2016 da una perizia di Cornel Doswald sui tracciati storici del valico.

La regione è un paradiso di importanza nazionale. Sarà un caso, ma il passo fu modellato dal Ghiacciaio del Paradiso. Il valico, con i suoi laghetti, stagni, paludi, torbiere e le sue rocce montonate è un unicum nelle Alpi, situato com’è in una zona palustre, la più estesa della Svizzera con i suoi 781 ettari tra Hinterrhein e il paese di San Bernardino: un ecosistema di spazi vitali di una ricchezza inestimabile e molto studiato. Impressiona il numero di altri «oggetti» straordinari concentrati nella piccola regione del San Bernardino e protetti a livello federale: cinque torbiere (Suossa presenta cumuli spessi oltre 9 metri e un prato fluttuante) e due paludi tutte accessibili solo a scopo scientifico, quattro superfici di prati e pascoli secchi accuratamente gestiti, la bandita di caccia Trescolmen (con un centinaio di stambecchi), l’area di migliaia di ettari della sorgente del Reno e del valico le cui diversità geologiche, geomorfologiche e floristiche rivestono un ingente valore, le paludi attorno a San Bernardino, un’area quest’ultima di poche centinaia di ettari con un elevatissimo il numero di specie. Un miracolo a dir poco vistoso della natura che resiste e si rinnova sotto i nostri occhi tutti i giorni, fintanto che ce ne prendiamo cura (il più esposto al calpestio dei forestieri e del bestiame è il passo). Chi nella regione del San Bernardino abita e lavora, i villeggianti, i turisti e gli escursionisti ne saranno consapevoli? Cambiamenti climatici, scarsità di neve e acqua impongono sin d’ora nuove strategie, mentre le risorse da valorizzare restano proprio l’ambiente, la natura, il paesaggio e il patrimonio storico-culturale.

Frequentato sin dalla Preistoria, i reperti archeologici attestano scambi su vasta scala attraverso il passo da almeno 5000 anni. Lo valicarono dal 16. secolo, anche d’inverno, diretti a nord e a est, pure numerosi migranti della Mesolcina e Calanca. Nella regione l’economia alpestre e forestale furono fondamentali per secoli, in tempi più recenti lo sfruttamento delle acque e delle cave. La realizzazione della strada (1818-1824) e dell’Ospizio (1823-1825) fu finanziata dal Regno di Piemonte e Sardegna e consentì lo sviluppo turistico del villaggio (1608 m) inizialmente legato alla Fonte minerale ricca di ferro. L’edificazione della Cappella di San Bernardino (1450-1467) comportò il cambiamento di nome della località Gualdo di Gareida. Sono del 1467 la prima menzione dell’insediamento e la decisione di Mesocco di impegnare due sagrestani a tenere aperta la via del passo anche in inverno, a dare ospitalità ai viandanti e ad accudire la chiesetta. La denominazione si estese al valico, fino ad allora Culmen de Ouxello, dal celtico ouxello (altura). Il nome del Pizzo Uccello non è pertanto riconducibile alla morfologia della montagna.

Bibliografia
Alla scoperta del San Bernardino. Storia natura paesaggio e itinerari escursionistici di Marco Marcacci, Barbara Beer e Marco Buchmann, Centro culturale di Circolo di Mesocco Soazza Lostallo e Edizioni Salvioni, Bellinzona 2018, Collana Guide escursionistiche.