Ruta Graveolens detta «Erba Ruta», della Famiglia delle Rutaceae in Ticino è una pianta protetta. Predilige terreni calcarei, rocciosi e asciutti sino a 1200 mslm, è spesso coltivata negli orti o in vaso ed è molto difficile trovarla allo stato selvatico, sebbene lungo il sentiero di Gandria si trovino esemplari spontanei che vi fioriscono per tutta l’estate.
Ama il sole ma non teme i luoghi ombreggiati. Ha un fusto eretto che non supera gli 80-90 cm e si sviluppa in rametti cespugliosi su cui si alternano foglioline verdi che, sfregate tra le dite, diventano appiccicose a causa di piccole vescichette responsabili del suo fortissimo, acuto e inimitabile odore.
Da maggio a settembre l’«erba Ruta» esibisce delicati fiorellini a grappolo di un pallido giallo limone verdognolo ricchi di numerosi semi. Avvicinatela con cautela se siete predisposti alle allergie, e non lasciatevi ingannare dal suo aspetto aggraziato e modesto: questa pianticella sempreverde in passato era chiamata la pianta delle streghe e con molte buone ragioni. Non si vuole qui spaventare nessuno ma va detto che consumata in modo eccessivo e usata in modalità sbagliate è altamente tossica, può provocare confusione mentale, nausea o diarree; mentre l’olio essenziale in dosi altissime ha effetti… mortali.
All’epoca era di fatto legata a magia e antiche leggende: pare che la giovane Medea, furiosa per il tradimento del suo amante, l’avesse usata per inquinare le acque; e che la dea Afrodite, offesa perché le donne dell’isola di Lemno non l’avevano onorata a sufficienza, avesse creato il suo odore per maledirle e allontanare da loro i mariti. Nel Medioevo era persino chiamata «Herba de demonis», e veniva usata per scacciare gli spiriti…
Mitridate, monarca turco vissuto nel 135 a.C., ossessionato dalla paura delle cospirazioni si serviva della Ruta come antidoto per curarsi dai veleni; era per lui uno degli ingredienti più importanti a questo scopo. Dioscoride, medico greco vissuto nella Roma imperiale, la vietava alle donne in gravidanza per i suoi effetti abortivi sull’utero e negativi sul sistema nervoso. È infatti ancor oggi indicata per i disturbi del ciclo.
Più che mai, quindi, come del resto facciamo ogni volta, per questa pianta mettiamo in guardia dai pericoli di un uso «fai da te» e raccomandiamo tassativamente a chi fosse interessato a sperimentare i suoi effetti di consultare un medico, un farmacista o un esperto fitoterapeuta ai quali rimandiamo per la convalida di queste affermazioni.
È invece del tutto innocua e, a quanto pare, raccomandabile al pari o meglio della camomilla l’applicazione sugli occhi arrossati e stanchi di impacchi di Ruta ottenuti bollendo una piccola quantità di foglie, mentre per combattere capelli grassi e forfora è molto utile frizionare il cuoio cappelluto con una manciata di foglie macerate nell’alcol.
Ruta Graveolens, originaria del sud Europa, era una pianta potentissima onorata in tempi antichi e ampiamente usata in medicina popolare soprattutto in Cina; attualmente è presente solo nella farmacopea svizzera. Spiace scoprire che, forse per timore della sua tossicità, oggi è ricercata solo per preparare una famosa grappa. È usata anche in cosmetica, ma la sua grande importanza dal punto di vista medico, per la quale era utilizzata in passato non sembra troppo riconosciuta; in parecchi testi di fitoterapia che abbiamo consultato, nemmeno figura.
Eppure è ricchissima di principi attivi, acidi, mucillagini, sali organici, resine, ed essenze aromatiche che le conferiscono l’inconfondibile aroma che prima di ogni altra cosa la contraddistingue. Come succede per molte altre piante officinali ha indicazioni per disturbi assai diversi, apprendiamo che facilita la digestione e normalizza il flusso mestruale, protegge vasi e capillari sanguigni, è un rimedio per il trattamento di alcuni disturbi del sistema nervoso, è usata – secondo la tradizione – per curare epilessia o ipertensione, è stomatica e cura le coliche, i reumatismi, le artriti e le nevralgie, è cicatrizzante e indicata per alcuni disturbi della pelle e per gli occhi affaticati da uno sforzo eccessivo della vista; con le foglie si prepara un’acqua distillata usata come collirio.
La Ruta Graveolens in passato era nota come rimedio contro la paura, pare che il suo fortissimo amaro aroma dalle note acute aspirato rendesse audaci e avesse anche un’azione anafrodisiaca, era coltivata per questo nei monasteri; qualcuno afferma che anche oggi, se aspirata, aiuti a essere perseveranti e a superare i momenti di depressione. Forse ciò non è completamente infondato se pensiamo che le molecole aromatiche attraverso l’inalazione e l’odorato quando arrivano alle aree centrali olfattive attivano le vie nervose. Un profumo, è noto, può far stare bene, mentre lo si percepisce possono essere coinvolte anche le sfere dell’emotività, dei ricordi e della sensibilità.
Ai nostri giorni è sempre possibile preparare la famosa «Grappa digestiva alla Ruta»: mettere a macerare un rametto fresco di Ruta in un litro di grappa, dopo un mese esatto togliere il rametto e, molto importante, lasciar sedimentare e riposare al buio la grappa per almeno un altro mese prima di degustare.