Nei tempi tristi che attraversiamo, momenti duri mettono alla prova il nostro equilibrio psicofisico, ma nelle diffuse situazioni di disagio sono molte le piante rilassanti e sedative che possono aiutare a convivere con tristezza e senso di impotenza, con depressione, ansia, variazioni di umore o insonnia. Le piante sole non servono a guarire casi seri che richiedono psicofarmaci o interventi di psicoterapia, ma possono essere utili ad esempio quando queste cure, con il consenso del medico, possono essere sospese. Così come mettiamo sempre in guardia sui pericoli di chi si rivolge con leggerezza alla fitoterapia e la ritiene innocua solo perché naturale, affidarsi a personale specializzato è sempre assolutamente indispensabile.
Non sono pochi i rimedi per i disturbi sopramenzionati fra i quali scoprire quello che ci dona sollievo, indicato per noi, da adottare fra tutti. Le piante più efficaci, come spesso succede, sono anche le più umili e poco riconosciute nel loro vero valore, come la primula «primula vulgaris» della famiglia delle primulaceae, che ci sorprende improvvisa a gennaio con il suo eterno lievissimo giallo, precedendo i bucaneve, e ci ricorda che se le stagioni si succedono sempre, forse anche il nostro animo potrebbe tornare sereno. Si usano radici, foglie e fiori; i principi attivi calmanti di cui è ricca sono concentrati nelle radici, è indicata per malinconia, depressione e insonnia. È ricca di alcaloidi, flavonoidi e olî essenziali che aiutano a calmare il sistema nervoso; in caso di forti crampi distende la muscolatura e può agire beneficamente sulle fasi del sonno.
Nel Medio Evo, una fra le prime donne scienziate, la monaca benedettina Ildegarda di Bingen, anticipava di secoli la medicina olistica moderna parlando di «viriditas», l’energia verdeggiante legata all’ordine cosmico presente in ogni essere vivente. Secondo le teorie del suo tempo, uomo e universo sono collegati, e se qualcosa nella viriditas si esaurisce, l’organismo si ammala, e per guarire dovrà assumere quella parte di energia di cui è carente attraverso le piante.
«La primula è calda», diceva Ildegarda, «prende tutta la sua forza verde dal Sole allo Zenith, perciò scaccia la malinconia, che quando insorge rende l’uomo triste e inquieto nel suo comportamento, perciò quest’uomo si ponga la pianta sulla carne e sul cuore per scaldarlo e gli spiriti che lo tormentano cesseranno di tormentarlo». E, proseguiva ancora (ma questo rimedio lo consiglieremmo solo ai più coraggiosi…): «…anche un uomo talmente oppresso nella testa da linfe cattive da perdere talvolta l’intelletto, prenda quest’erba e se la ponga sul cranio (…), dopo essersi rasato, vi porti sopra una fasciatura e la ponga allo stesso modo sul petto, non la tolga per 3 giorni e ritroverà la ragione…».
Il decotto di foglie e fiori di primula nella medicina popolare era bevuto contro l’emicrania e come depurativo e rinfrescante; una miscela contro l’insonnia si otteneva mescolando fiori e brattee di primula (cioè la parte di foglie verdi che sostiene il calice del fiore), fiori di tiglio, foglie di margheritina, menta, alchemilla e fiori di camomilla.
Un’altra famosa pianta che guarisce tachicardia e palpitazioni, tranquillante, ipotensiva e sedativa è il biancospino, insieme al quale è impossibile non nominare la valeriana, che ha proprietà antinevrotiche e anti isteriche, sedative cerebrali, cardiotoniche, ipotensive. La melissa è considerata dalla fitoterapia moderna il miglior rimedio contro i disturbi gastroenterici di origine ansiosa, è calmante e pare curi la paura di non dormire e la fame nervosa che si esprime nel desiderio immotivato di dolci. Studi avanzati condotti con un placebo hanno rilevato come l’assunzione di estratti di melissa produrrebbe un aumento della capacità di attenzione e un miglioramento di memoria, capacità di decidere e senso dell’orientamento.
Anche dell’antico tiglio, e del dolce profumo dei fiori portato dal vento è impossibile non parlare, fra le innumerevoli proprietà ha quella di essere un potente sedativo e ansiolitico indicato per insonnia, aritmie e ipertensione; la tisana di tiglio e fiori d’arancio è indicata per i bambini come blando calmante. Abbiamo poi il tanto prescritto iperico, o erba di San Giovanni, chiamato «erba del sorriso», tramandato da tempi antichi per curare depressione, tristezza e cali di energia psicofisici. I potenti principi attivi del suo fitocomplesso agiscono sulla serotonina e sulla dopamina, i neurotrasmettitori che in modo naturale regolano il tono dell’umore.
«Calmante amico delle donne» è invece soprannominata la passiflora o fiore della passione, che lenisce il dolore, scioglie le contratture muscolari, agisce direttamente e rapidamente sul sistema nervoso centrale e sull’insonnia dovuta a nervosismo, ed è presente in molte miscele sedative. Della mitica verbena, venerata nell’antichità da romani e greci perché ritenuta promotrice di pace, si usano le parti aeree fiorite; è consigliata negli stati depressivi lievi e irregolari alternati a piccoli momenti di euforia, pare possedere un effetto benefico per l’ansia che si manifesta al mattino.
Un’altra azione sedativa è prodotta dal luppolo, i cui teneri germogli rampicanti e commestibili sono frequenti nei cespugli durante tutta l’estate. Vi è anche la lavanda, dalle innumerevoli qualità che sarebbe superfluo descrivere, in infuso è calmante, secondo ricerche l’olio essenziale avrebbe una benefica influenza sulla qualità e la durata del sonno; il suo inconfondibile profumo sciolto nell’ambiente o nell’acqua di un bagno combatte con successo tensione nervosa e insonnia.
Dalle montagne siberiane giunge la rodiola rosea, dal greco «rhodon» (rosa), per il profumo della sua radice. Nella medicina tradizionale tibetana cura le malattie respiratorie, mentre nella medicina cinese i disturbi del sonno e della memoria; le radici hanno proprietà antiossidanti e, si dice, la capacità di bloccare o rallentare i fenomeni di neurodegenerazione e senescenza cerebrale, migliorando deficit cognitivi dovuti all’età.
Le cause che disturbano le varie fasi del sonno sono innumerevoli, può essere turbato l’inizio, il sonno profondo che è il più rigenerante, o la fase detta Rem (che precede il risveglio). Per ottenere un sonno soddisfacente occorrono sempre piante ad azione sedativa, antispasmodica, leggermente narcotica, oppure miscele appositamente selezionate.
Trascriviamo qui un’antica ricetta estratta dalla lista dei rimedi suggeriti nei monasteri, luoghi dai quali si diffuse nel mondo la fitoterapia. Per un sonno sereno miscelare 2 pizzichi di ognuna di queste piante: melissa, maggiorana, salice bianco, lavanda, tiglio, malva, salvia, verbena, arancio amaro, lasciare in infusione 5 minuti in acqua bollente, filtrare e bere ogni sera dopo cena fino alla scomparsa del disturbo.