BOX: Swiss Money Week

La gestione del denaro, l’educazione finanziaria e la prevenzione all’indebitamento eccessivo saranno al centro della settimana di sensibilizzazione e di riflessione Swiss Money Week che si svolgerà dal 21 al 27 marzo. L’iniziativa è promossa dalla Rete competenze finanziarie (www.finanzkompetenz.ch) ed è parte della Global Money Week alla quale partecipano più di 170 Paesi nel mondo. Quest’anno gli organizzatori, ci spiega Sara Duric, si concentreranno sulle testimonianze: «Ci siamo resi conto che spesso quello che fa più breccia e attira l'attenzione è il potersi riconoscere in una storia e vederne l'impatto sulla vita di tutti i giorni, per questo ci siamo concentrati sullo storytelling. Nel Cantone Ticino grazie all'ottima collaborazione con alcune scuole offriremo agli allievi dei momenti di confronto con dei coetanei che in un momento della loro vita si sono trovati ad avere un problema di gestione del denaro. Andremo al Liceo di Locarno e alla CPC di Bellinzona. Ci siamo focalizzati sugli aspetti emotivi che fanno meno parte del percorso di studi e le testimonianze sono state preparate in collaborazione con l’Associazione SOS Debiti. Nelle scuole medie, invece, promuoveremo il gioco di carte Ciao Cash. Infine avremo un corso di gestione del budget aperto a tutta la popolazione (con inizio il 24 marzo alle 17.30), utile alla famiglia ma anche al giovane che sta per andare a vivere da solo oppure a una persona arrivata al momento del pensionamento».

 

Informazioni

www.azione.ch

www.swissmoneyweek.ch
www.ti.ch/ilfrancointasca.ch


L’educazione finanziaria

«Il franco in tasca» - Intervista a Sara Duric, collaboratrice scientifica della Sezione del sostegno sociale e coordinatrice del programma del DSS per la prevenzione all’indebitamento eccessivo
/ 14.03.2022
di Barbara Manzoni

Sembra strano eppure in Svizzera, nel Paese delle banche e della finanza, i cittadini sono in larga parte analfabeti in materia finanziaria. È questo il risultato dello studio Allianz Financial and Risk Survey presentato nel novembre 2020 che sottolineava inoltre come l’alfabetizzazione finanziaria sia un fattore cruciale che spiega perché alcune fasce della popolazione riescono a gestire le crisi meglio di altre e invitava la politica a inserire l’educazione finanziaria nei programmi scolastici. Stesse osservazioni e stesse richieste anche nelle parole dell’economista Annamaria Lusardi, professoressa di economia a Washington, esperta in Financial Literacy e direttrice in Italia del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria. In un’intervista apparsa sul «Sole24ore», Lusardi porta gli esempi del Portogallo che dal 2018 ha reso obbligatoria l’educazione finanziaria nelle scuole o della Nuova Zelanda dove l’alfabetizzazione finanziaria è stata introdotta con la riforma delle pensioni. L’invito è esteso anche alle famiglie, ai genitori, Annamaria Lusardi consiglia di parlare di soldi con i figli quanto più spesso possibile, senza esitazioni e fin da piccoli.

Su questi temi abbiamo intervistato Sara Duric, coordinatrice del programma «Il franco in tasca» presso il Dipartimento della sanità e della socialità, che da anni si occupa di prevenzione all’indebitamento eccessivo.

Sara Duric, in un’intervista l’economista Anna Maria Lusardi ha detto che l’analfabetismo finanziario è un handicap proprio come nel secolo scorso lo era il non saper leggere o scrivere, è d’accordo?
Sono senz’altro d’accordo. Oggi saper gestire il denaro è una parte integrante della nostra quotidianità e soprattutto oggi abbiamo davanti a noi tantissime sfide rispetto al passato per le quali sono necessarie molte competenze. Mi spiego: in passato si aveva un’idea molto più chiara di quali fossero le proprie disponibilità finanziarie e c’erano meno opzioni per permetterci cose che in realtà non erano alla nostra portata. Oggi la situazione è cambiata, è molto più complessa. Inoltre negli ultimi anni abbiamo perso il contatto fisico col denaro, esistono numerose nuove modalità di pagamento e questo già di per sé rappresenta un potenziale rischio di perdita del controllo sulle spese. Sono dunque d’accordo col dire che oggi non si può più pensare di gestire la quotidianità senza avere delle competenze finanziarie solide.

A suo avviso quali sono le nozioni base che ogni cittadino dovrebbe possedere?
Innanzitutto il cittadino dovrebbe comprendere le entrate e le uscite della propria economia domestica. È importante saper distinguere tra quella che è un’uscita prioritaria o non prioritaria, regolare, oppure saltuaria e che, sebbene importante, tendiamo a dimenticare. Inoltre bisogna essere in grado di prevedere eventuali cambiamenti improvvisi, dovuti a difficoltà momentanee, il che significa soprattutto essere in grado di impostare il proprio bilancio sul concetto di risparmio.

I soldi sono ancora un argomento tabù nelle famiglie?
Negli anni questo tabù è andato per fortuna diminuendo ma rimane presente. Non soltanto all’interno delle famiglie ma più in generale a livello di contatti sociali facciamo molta fatica a parlare di denaro soprattutto se il discorso ha una connotazione negativa. Sono in effetti punti su cui facciamo leva: l’importanza di parlare della gestione del denaro all’interno e fuori della famiglia, anche coinvolgendo i più piccoli. Sono molti, infatti, i progetti nati negli ultimi anni che confermano che l’educazione finanziaria può iniziare davvero in giovanissima età. Anzi, l’abitudine a gestire a poco a poco delle somme di denaro sempre più elevate, partendo per esempio da due franchi già dalla scuola elementare, contribuisce a sensibilizzare il bambino e il giovane che impara a determinare le proprie priorità di spesa. Crediamo insomma che non sia mai troppo presto per iniziare a parlare di soldi.

Quindi paghetta sì…
Assolutamente paghetta sì! Perché contribuisce nel bambino e nel giovane a sviluppare la capacità di gestione del denaro. Ma soprattutto, come insegnano i promotori dell’associazione «Salario giovanile», la paghetta permette di discutere di questo tema e di confrontarsi sugli errori perché anche da questi si impara. È necessario creare un dialogo su un tema che veramente non può più essere fonte di imbarazzo.

Il «franco in tasca» è un piano di prevenzione all’indebitamento eccessivo nato nel 2014, ci può tracciare un bilancio di questi anni e spiegare quali sono le vostre attività principali?
Il piano è nato nel 2014 e la fase pilota è terminata nel 2018, sono stati anni nei quali si è potuto comprendere quali fossero le necessità e la situazione reale nel nostro cantone. Oggi il piano di prevenzione è stato consolidato, sotto forma di diverse misure suddivise su tre grandi pilastri: la sensibilizzazione, che mira a promuovere all’interno di diversi gruppi della popolazione l’importanza delle competenze finanziarie e gli strumenti per migliorarle; la formazione, che ci permette di contare su operatori sociali preparati e allo stesso tempo di creare dei «moltiplicatori» che ci aiutino a prevenire il fenomeno, tra cui insegnanti e volontari attivi presso associazioni o enti; e per finire la consulenza specializzata, che è stata fortemente promossa negli ultimi anni. Questi tre ambiti ci hanno permesso di sviluppare numerose attività e progetti, ad esempio delle campagne di prevenzione, come quella che abbiamo lanciato proprio l’anno scorso legata alla pandemia. Ci siamo, infatti, resi conto che la pandemia ha paradossalmente contribuito a rompere il tabù sul tema del denaro perché di punto in bianco molte persone hanno realizzato quanto gli imprevisti hanno un ruolo importante nella creazione di situazioni di indebitamento. Il bilancio di questi anni è sicuramente positivo e la forma consolidata, ma abbiamo comunque l’opportunità di promuovere delle sperimentazioni nuove, come gli sportelli itineranti di consulenza che stanno organizzando i nostri partner della rete Rebus insieme ai Comuni, un’idea interessante che permette di portare la consulenza vicino al cittadino.

Secondo voi sarebbe opportuno che l’educazione finanziaria entrasse nei programmi scolastici esattamente come l’educazione civica?
Questo è tutt’ora un grande obiettivo che dobbiamo porci e continuare a perseguire. È vero che in generale a livello di iniziative di educazione finanziaria siamo molto contenti di come i docenti sia nella scuola dell’obbligo sia nelle scuole superiori e professionali introducono la tematica. Queste iniziative dipendono, però, dal singolo docente o dal singolo istituto. Cercheremo quindi di riportare all’attenzione questo tema e speriamo che un domani l’educazione finanziaria entri a far parte del piano di studi in maniera regolare e ordinaria.

Oggi si va verso una digitalizzazione dei servizi bancari, sempre più app spingono le persone a investire da sole i propri soldi senza una consulenza personalizzata, per non parlare di temi come le criptovalute. Sono tendenze e cambiamenti che vi preoccupano?
Preoccupazione è un termine troppo negativo, penso che sia un cambiamento che bisogna vedere nel suo potenziale, senza chiaramente dimenticarne o nasconderne i rischi. È chiaro che sono tante novità anche complesse per cui sarà necessario insistere ancora di più sull’aspetto dell’educazione e non solo dei giovani. D’altronde molte persone saranno stimolate ad acquisire delle nuove competenze perché si pongono degli obiettivi di investimento, di gestione patrimoniale e del proprio budget. Chiaramente dovremo essere in grado di agire tempestivamente e supportare le persone nella costruzione delle proprie competenze, senza limitarci alla loro protezione e tutela, per evitare il rischio di perdere un po’ il treno e di non sfruttare l’opportunità educativa che l’attualità ci offre.